Cara Ministra Lorenzin e cari componenti del suo team (perché vorrei sbagliarmi ma credo che ci sia più di una persona dietro questa geniale trovata), se proprio devo essere sincera quando, aprendo Facebook, ho letto: “22 settembre: Fertility day” pensavo fosse l’ultima trovata di “Lercio: lo sporco che fa notizia”. Invece no…
Mi fermo a riflettere e penso che forse è anche lodevole l’intento di informare correttamente la popolazione su temi inerenti la fertilità, sulla salute riproduttiva e sui comportamenti o fattori che possono metterla a rischio. Leggo i primi slogan: “Non mandare gli spermatozoi in fumo”, “Infezioni sessualmente trasmesse? Anche no. Difendi ogni giorno la tua fertilità”, “Cin cin, l’alcol dimezza la tua fertilità”. Fin qui, tutto legittimo e regolare; poi proseguo con la lettura e nascono le prime perplessità, il linguaggio assolutamente poco idoneo e la totale decontestualizzazione del messaggio: “La bellezza non ha età. La fertilità si”, “La fertilità è un bene comune”, “Genitori giovani. Il modo migliore per essere creativi”, “Datti una mossa! Non aspettare la cicogna”, “Il rinvio della maternità porta al figlio unico. Se arriva”, “La Costituzione tutela la procreazione cosciente e responsabile”. È tutto vero, reale, studiato slogan per slogan, tutto così offensivo, un nonsense generale che mi dispiace scomodare l’etica e la filosofia per commentare questa campagna pubblicitaria e mi scuso anticipatamente se vi aspettavate considerazioni di un certo spessore, probabilmente non troverete molto di etico e filosofico nelle prossime 700 parole… ma vita vera, quotidianità.
Parto da me, dalla mia storia, che volendo realizza tutte le aspettative degli slogan del Fertility day.
Parto dai miei 32 anni, tre figli: uno in cielo, uno di tre anni e una bimba in arrivo. Anzi, parto dai miei 16 anni, il mio primo amore, sempre lo stesso. Nei dieci anni successivi io una laurea, due specializzazioni, un corso di perfezionamento e subito un buon lavoro, lui da 12 anni un buon lavoro. A 26 anni ci siamo sposati, abbiamo pagato tranquillamente un affitto per alcuni anni ed ora una casa tutta nostra, fortunatamente non sappiamo cosa sia un mutuo. Rimango incinta durante il viaggio di nozze, ma alla fine del primo trimestre di gravidanza, durante una visita di controllo la sentenza dell’ecografo è: non c’è più battito. Se poi consideriamo che in Italia la meritocrazia in ambito lavorativo viene spesso bypassata e che se tuo padre era medico ginecologo e lo sei diventato anche tu, il posto come Dirigente medico presso il reparto di Ginecologia ed Ostetricia è tuo, indipendentemente da tutto e tutti, aggiungiamo che a seguito della morte intrauterina è subentrata un’emoraggia e invece di procedere con un raschiamento mi è stata somministrata una flebo per induzione di parto e dopo qualche ora dal ricovero mi sono trovata mio figlio, morto, sulle lenzuola insanguinate del letto. Mi sono pagata mesi di psicoterapia per superare il trauma e mi ci sono voluti tre anni prima di rimanere nuovamente incinta. Eppure, sono fortunata.
Sono fortunata perché esperienza simile e stesso medico sono capitati alla mia amica Alice ma lei di anni ne aveva 36 ed ora ne ha 40, nessun problema di infertilità di coppia ma una depressione post abortiva da poco superata. Glielo diciamo che “La bellezza non ha età, ma la fertilità sì”.
Sono fortunata perché la mia amica Anna ha incontrato l’uomo della sua vita a 42 anni e forse adesso per un figlio è troppo tardi; era meglio che rimanesse incinta 10 anni fa di un compagno che non era quello giusto perché “Genitori giovani è il miglior modo per essere creativi”? No, perché secondo il vostro slogan “La Costituzione tutela la procreazione cosciente e responsabile” e obiettivamente la sua gravidanza non sarebbe stata così responsabile…quindi i figli di due ragazzini del liceo, di due che si lasciano dopo tre mesi che si sono conosciuti, ecc…???
Sono fortunata perché la mia amica Sara ha quasi 36 anni e quattro aborti spontanei negli ultimi 10 anni, nemmeno un sostegno psicologico in ospedale, nessun problema clinico diagnosticato, indiciamo il Fertility day e le diciamo di veder morire il suo quinto figlio perché tutto sommato non ha problemi di infertilità e “La fertilità è un bene comune”… Sinceramente non ho mai pensato di dovere un bambino a qualcuno, considero la fertilità una cosa estremamente personale.
Sono fortunata perché Gioia e Matteo hanno entrambi 32 anni, ma il problema dell’infertilità maschile c’è ed è in notevole aumento.
Sono fortunata perché Chiara e Marco, 38 anni, è da dieci anni che tentano di avere un figlio, gli diciamo “Datti una mossa, non aspettare la cicogna!”
Non fare figli spesso non è una scelta e dire ad una donna che “La bellezza non ha età. La fertilità sì” o che “Il rinvio della maternità porta al figlio unico. Se arriva”, ricordare alle donne il loro orologio biologico non è solo inutile ma altamente offensivo. Offensivo perché ferisce quelle donne che non avevano bisogno di uno slogan per ricordarsi che la fertilità non è per sempre, per quelle donne che si portano ogni giorno questo pensiero dentro al cuore, che sono totalmente schiacciate da questo pensiero. Offensivo per quelle donne che ci provano ma non riescono a realizzare il loro desiderio di maternità, perché sono sfortunate, perché soffrono di endometriosi o altre patologie, perché si sono sottoposte ad operazioni o cure invasive necessarie per sconfiggere patologie importanti. Perché non hanno incontrato l’amore vero, perché lo hanno incontrato troppo tardi o perché il loro compagno non vuole figli.
Vogliamo aggiungere che una volta raggiunta l’indipendenza economica, trovato il compagno giusto, messa su casa, indipendentemente dall’età, si possa decidere di non avere figli, perché non ci si sente portati a diventare genitori o non si ha proprio il desiderio di diventarlo.
Infine, non volevo cadere sull’ovvietà e scomodare la questione dei giovani senza lavoro, del precariato, della solita domanda discriminatoria al colloquio di lavoro: “Intende avere figli?” e via discorrendo, ma sono questioni reali, importanti. Cara Ministra e cari colleghi della Ministra battersi per dare più lavoro, per garantire più aiuti, per avere più asili nido, per fornire più servizi, più certezze invece che indire il Fertility day? Parliamone…
Silvia Pennisi
[Immagine tratta da Google Immagini]