In questo mio primo articolo dell’anno, vorrei iniziare con il piede giusto e parlare di buoni propositi. Ognuno avrà già la sua personalissima lista di obiettivi bene in mente, la mia sarà quindi una riflessione più generale, perchè in realtà preferisco rovesciare il concetto di proposito e parlare piuttosto di insegnamenti, di valori. Ecco, se dobbiamo ricominciare con un nuovo anno, meglio farlo con una valigia attrezzata ma leggera, solo l’essenziale. Il resto lo buttiamo. Liberiamoci di quello che non ci serve e sviluppiamo invece le nostre armi migliori, gli strumenti idonei per affrontare quello che verrà con consapevolezza e spirito critico. Facciamo spazio a quei valori che ci permettano di allenare lo sguardo, per essere più attenti e aperti a nuove prospettive.
Io ora qui ne propongo sei, di valori sui quali puntare, e me li indica il grande Italo Calvino: le sue Sei proposte per il nuovo millennio, o anche Lezioni americane (ciclo di conferenze che si sarebbero dovute tenere a Harvard nel 1985), sono suggerimenti preziosi. Anche se di millenni nuovi all’orizzonte ancora non se ne vedono, abbiamo pur sempre un nuovo anno a cui pensare.
Oltre a essere incredibilmente attuale, il testo di Calvino è un ottimo spunto di riflessione sui valori della comunicazione, del linguaggio e della letteratura. I suoi sei attributi da “salvaguardare” possono essere delle ottime indicazioni per chi della comunicazione e della narrazione ha fatto un mestiere, in questo articolo, però, vorrei generalizzare e considerare le sei proposte di Calvino come spunti creativi validi per tutti.
1. Partiamo dalla leggerezza, il primo valore della letteratura sul quale Calvino decide di soffermarsi. A cosa ci serve la leggerezza? A semplificare, a dare valore alle piccole cose, ad allenare una certa sensibilità alla meraviglia.
Per questo, essere leggeri di fronte a certe questioni dell’esistenza ci aiuta a cambiare prospettiva sulle cose.
Attenzione però a non confondere leggerezza con frivolezza, perché quest’ultima non riflette un pensiero, ma solo un guscio vuoto.
2. Continuiamo con la rapidità. Inizialmente non capivo quale potesse essere il valore offerto da questo attributo. Se nell’attuale società dell’immediato manca qualcosa è proprio un rinnovato gusto per la lentezza, di tutto ciò che è veloce forse ne abbiamo abbastanza.
Importante però dire che l’autore sottolinea più volte come un attributo, nella sua definizione, includa anche il suo opposto. Perciò, se Calvino loda le virtù della rapidità, è perché prende coscienza del valore della lentezza (questo vale anche per tutte le altre lezioni). La rapidità è prima di tutto agilità, pensiero intuitivo e istante creativo, rivelazione. Si tratta anche di una questione di ritmo, Calvino parla di due tempi, quello di Mercurio, divinità dai calzari alati, e quello di Vulcano, divinità dell’operosità lenta e concentrata. Ogni storia, ognuno di noi, deve saper trovare il giusto equilibrio tra i due.
3. L’esattezza è la terza lezione, ed è un invito ad appassionarsi al linguaggio, a restituire alle parole il loro giusto valore, facendo attenzione alle sfumature di significato, cercando sinonimi, riscoprendo la bellezza delle metafore. Anche l’indefinito necessita di un lessico esatto e Calvino, a dimostrazione di questa tesi, ci porta l’esempio di Leopardi nello Zibaldone e la sua visione dell’infinito che trova espressione in una descrizione accurata e precisa.
Il valore dell’esattezza, uscendo dai confini letterari, è la capacità di definire obiettivi e di perseguirli con determinazione, di dare forma alle nostre idee e di esprimerci correttamente, diversificando e valorizzando i nostri canali di comunicazione.
4. La visibilità, nel senso in cui Calvino ne parla, è la potenzialità del testo di farsi immagine. Oggi potremmo intendere questo attributo come visione, capacità immaginativa, che per l’autore è un’abilità necessaria e intrinseca dell’essere umano.
La costruzione può avvenire dal testo scritto all’immagine o viceversa: è così che funziona il pensiero. Calvino,infatti, preoccupato, si domanda se bombardato dalle immagini come avviene al giorno d’oggi l’uomo non vada incontro a una perdita delle sue capacità immaginative (e questo nel 1985, chissà cosa direbbe ora). In assenza di un “vuoto” c’è ancora spazio per l’immaginazione? Lascio la domanda aperta.
5. Ultimo capitolo è quello della molteplicità, che l’autore intende come conoscimento plurale. Una riflessione particolarmente adatta alla realtà odierna in cui le informazioni si diffondono e si condividono attraverso la rete. La biblioteca di Babele di cui parlava Borges è ormai il web (anzi su internet esiste davvero). Addirittura, le parole di Calvino ci aiutano a valutarne tutto il potenziale: internet come lo spazio del sapere diffuso, condiviso e libero. Certo, la realtà delle cose è ben diversa, ma ciò non ci vieta di sfruttare al meglio gli strumenti che abbiamo a disposizione. Anche perché, quello che Calvino essenzialmente fa in quest’ultimo capitolo è dichiarare tutto il suo amore per la letteratura, che ancora oggi non ha perso la sua funzione di integrare e connettere le diverse conoscenze, offrendo una visione plurale del mondo:
«il sapere scientifico necessita d’essere contestualizzato e incluso in una prospettiva filologica, storica, critica, umana. Altrimenti, è un valore vuoto».
Ampliando il discorso, credo che questa lezione ci inviti a essere sempre curiosi, critici, lettori affamati, ma anche a non sottovalutare, anzi, a valorizzare, tutte le nostre esperienze e il nostro background culturale.
6. La sesta lezione purtroppo Calvino non è riuscito a concluderla e a noi resta solo sotto forma di bozza e appunti. Non sapremo mai se con il titolo consistency (nell’originale compare solo il termine in inglese) volesse far riferimento alla sua accezione di coerenza o di consistenza vera e propria. Possiamo prendere come spunto entrambe le definizioni: essere consistenti in quello che facciamo e coerenti con noi stessi, che significa essere disposti al cambiamento senza però perdere di vista i propri valori.
Con la consistenza terminiamo le sei lezioni. Questo articolo non vuole certamente essere un’analisi esaustiva del bellissimo e complesso saggio di Italo Calvino, ma una rilettura personale, sperando che possa essere d’ispirazione e motivo di riflessione. Perché le parole di Calvino sono incredibilmente attuali e, leggerezza, rapidità, esattezza, visibilità, molteplicità, consistenza, possono essere ancora oggi delle ottime chiavi di lettura del mondo che ci circonda.
Claudia Carbonari