Questa è solo una delle tantissime storie di innovazione che provengono da un luogo che non si chiama Silicon Valley e per questo fanno meno notizia.
Nonostante questa pregiudiziale un continente come quello africano sta dimostrando di potersi affacciare sulla scena con una miriade di progetti e startup, anche se ci sono ancora non pochi ostacoli da superare. Uno di questi è la connessione ad internet, ancora un sogno per moltissimi e una difficoltà per quasi tutti in Africa, dove l’energia elettrica è spesso un miraggio. Per ovviare a ciò e connettere i 2/3 del mondo che è ad oggi è offline si sono messi in moto vari progetti, come quello, già discusso, di Mark Zuckerberg, ma una più piccola e non meno interessante idea ha preso piede da una realtà totalmente africana. Il progetto, che è in definitiva l’oggetto stesso, si chiama BRCK. È opera di Erik Hersman e Juliana Rotich, già creatori di Ushahidi, la piattaforma di crowdmapping più usata al mondo, nata e sviluppata all’indomani dei conflitti in Kenya con l’intento di tracciare i combattimenti, come risorsa open source per la popolazione.
Ushahidi ora è una non profit tech-company con sede a Nairobi, Kenya, importante centro e incubatore di startups, e si occupa tra le altre cose di promuovere progetti di design e di hi-tech del tutto africani mettendoli in contatto con gli investitori.
BRCK, da leggersi brick, mattone, è uno di questi: consiste in un router mobile di forma rettangolare, del peso di 500 grammi, che semplicemente non ha bisogno di energia elettrica per funzionare e consente una connessione internet stabile anche in condizioni non agevoli. Ha un hard disk da 16 gigabyte, un’autonomia di otto ore ed è capace di passare dalla connessione WiFi a quella ethernet alla banda larga in automatico. Questo compatto mattoncino di 13x7x5 centimetri di dimensioni può connettere fino a dieci dispositivi ed è stato pensato proprio per le regioni subsahariane nelle quali la connessione va e viene molto frequentemente e non sono rari i black out.
Ed è proprio questa l’obiettivo di fondo: connettere e mantenere la connessione, cosa fondamentale in un continente così vasto e in via di sviluppo in cui le comunicazioni e le risorse della rete stanno diventando necessarie per lo sviluppo stesso e per l’innovazione. Garantirle è garantire un futuro.
BRCK è stato lanciato a fine 2013 ed ha ottenuto copiosi finanziamenti prima su Kickstarter e poi da investitori, e vari premi, vendendo più di 2500 esemplari in 54 paesi.
Ora è tornato con l’iniziativa collaterale BRCK Education e con Kio Kit, un kit per la scuola presentato recentemente, che è un’espansione dell’idea originale. Non più solo connettere, ma connettere per educare. Attualmente in Africa ci sono 400 milioni di bambini in età scolare e la grande maggioranza di loro ha un limitato accesso ad internet. Il cuore di Kio Kit infatti è lo stesso router portatile BRCK a cui sono stati aggiunti 40 tablets, con materiali pre installati e altri scaricabili, resistenti a cadute e all’acqua, e 40 cuffie. Il tutto permette quindi, nelle intenzioni degli ideatori, agli insegnanti di creare una classe multimediale in pochi minuti, potendo collegare a una rete stabile molti dispositivi.
Sicuramente abbiamo di fronte un progetto importante per questa regione a livello sia etico che funzionale. Inoltre il valore aggiunto è dato dal fatto che il prodotto BRCK è totalmente pensato e prodotto in Africa, per l’Africa certo, ma non solo, come recita il testo della campagna: “Born in Africa. Made for anywhere”.
Potrà questa piccola idea vincere la corsa alla connessione dell’Africa o quantomeno dare un contributo alternativo e utile? In molti se lo chiedono.
Tanti sono infatti sono i progetti e gli investimenti per garantire una connessione di qualità in Africa, ma anche in altri paesi in via di sviluppo, come Project Loon di Google e Free Basics di Facebook. Una prima differenza è però che questi lavorano a livello infrastrutturale mentre BRCK si pone come un’alternativa più immediata e vicina alla gente, dato il costo non eccessivo del suo prodotto. Il progetto di Facebook poi è stato criticato perché ad ora permette l’accesso solo ad alcuni siti selezionati. Mentre l’obiettivo dei creatori di BRCK è appunto garantire la connessione internet libera e per tutti, e grazie a ciò provare anche a vincere una delle grandi sfide dei nostri giorni: un’educazione altrettanto democratica e garantita. Se sarà questo progetto africano a dare una svolta decisiva non si può sapere, ma quello che si può intravedere è che sempre più persone iniziano a credere davvero che la rete possa essere un veicolo dalle possibilità illimitate. Sarà questa la vera democrazia della rete?
Tommaso Meo