«Facoltà di pensare, di operare, di scegliere a proprio talento, in modo autonomo; cioè, in termini filosofici, quella facoltà che è il presupposto trascendentale della possibilità e del volere, che a sua volta è fondamento di autonomia, responsabilità e imputabilità dell’agire umano nel campo religioso, morale, giuridico» (Treccani).
Questa è la definizione che il libro dei vocaboli mi concede.
Tuttavia è solo una parte dei miei poteri; se vengo associata al pensiero, al culto, all’espressione, alla stampa, persino all’essere felici, mi ritrovo in specifiche situazioni e opero senza ostacoli.
Nella mia natura non ho confini, e se non ci fossero le vostre leggi lavorerei a trecentosessanta gradi arrivando a distruggere le mie sorelle; non so chi sia stato il primo tra voi ad imbrigliarmi, quello che so è che da quel momento ho iniziato ad essere usata a vostro piacimento, anche solo per giustificare qualche vostra malsana idea di dominare il mondo.
C’ero quando mi avete posta in cima alla piramide dei vostri valori, era scritto in una carta firmata tanto tempo fa; c’ero quando mi avete vista sotto una certa luce e avete pensato che fosse la mia rappresentazione assoluta, per poi costringere tutti gli altri a guardarmi allo stesso modo.
Mi avete insegnata, spiegata, i più grandi tra coloro che chiamate filosofi mi hanno studiata, e ognuno ha detto la sua opinione.
Avete combattuto delle guerre solo per la convinzione di avermi come alleata o testimone.
No, non sono nulla di tutto quel che dite.
Nessuno mi possiede quindi tutti mi possiedono.
E’ inutile il vostro fomento, il vostro dito puntato contro qualcun altro che non è voi, vestito diversamente, che adora divinità diverse, che interpreta la vita in una delle sue innumerevoli declinazioni, loro come me: tutte giuste quindi tutte sbagliate.
Odio terribilmente quando mi chiamate, quando mi invocate, quando vi vantate, quando dite di avermi definito sotto ogni singolo aspetto.
Vi detesto soprattutto quando decidete cosa sono e per chi.
Ultimamente lo avete fatto con le donne.
Sì insomma, avete deciso come le donne di tutto il pianeta mi dovrebbero vivere, e non vi siete nemmeno resi conto che facendolo mi avete allontanata da loro.
Mi avete sbandierata a gennaio dello scorso anno, perché era giusto che dei fumettisti potessero disegnare ciò che volevano, oggi mi avete rinnegata perché quegli stessi fumettisti hanno disegnato ciò che volevano.
Vi piaccio solo quando vi fa comodo.
Solo quando non vi si tocca nel profondo, solo quando vivete di eterna superficialità, solo per fare bella figura con gli altri, voi e la vostra faccia pulita scevra da ogni ombra.
Mi legate a frasi sconnesse, a citazioni di altri come voi, mi legate a bandiere, a vessilli e mi portate in trionfo senza accorgervi del nulla che vi accompagna, mi legate a uomini che mi hanno negata per legge, senza rendervi conto delle amenità che pronunciate.
Dite di rispettarmi, ma non mi state nemmeno a sentire.
Siete pieni solo di voi stessi, non di me.
Allora, nel silenzio della vostra indifferenza quasi quasi me ne andrei.
Mi lascerei trasportare dalla tentazione di vedervi sbalorditi alla ricerca di qualcosa che avete perduto.
La straordinaria soddisfazione nel dirvi addio.
Nel prendere commiato e dare le dimissioni da questo mondo nel quale vengo imposta.
Basta, non ci sono più.
Parola di Libertà.
Alessandro Basso
Sono nato a Treviso nel 1988, nel 2007 ho conseguito il diploma triennale in grafica multimediale e pubblicitaria all Centro di Formazione Professionale Turazza di Treviso; dopo aver lavorato alcuni anni, ma soprattutto dopo un viaggio in Australia, sono tornato sui libri e nel 2013 ho conseguito il diploma di maturità al Liceo Linguistico G. Galilei di Treviso. Attualmente sono laureando in Storia e Antropologia all’Università Ca’Foscari di Venezia.
Mi piace molto leggere, senza tuttavia avere un genere preferito; i miei interessi spaziano dalla cultura umanistica alla sociologia, e in certi ambiti anche alla geologia.
[Immagine tratta da Google Immagini]
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