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tradizione o innovazione

Tradizione o innovazione? Il film “Conclave” di Berger

Tradizione o innovazione? Questi i conflitti che emergono e si contrappongono in Conclave (2024), il nuovo film di Edward Berger, un thriller filosofico presente nelle settimane passate in sala e candidato a diversi premi, tra cui la miglior regia. Tratto dall’omonimo romanzo di Robert Harris, la trama è costruita attorno all’evento del Conclave, ovvero all’”assemblea” di Cardinali che si riunisce dopo la morte di un Papa, con il compito di eleggere il successivo. Dal latino “cum clave” ovvero (chiuso) a chiave, oppure “sottochiave”, questa particolare riunione viene così chiamata per la sua caratteristica di “chiudere a chiave” i Cardinali, i quali non possono venire a contatto con l’esterno fino alla proclamazione del nuovo pontefice, in modo da non essere influenzati o subire pressioni in merito. Anche nel film di Berger i protagonisti si “trasferiscono” momentaneamente nella sede della curia per poter adempiere al loro compito, vivendo assieme per alcune settimane. Il film si svolge proprio in questo lasso di tempo, fra eventi e dialoghi dei vari interessati. Fin da subito si notano la diffidenza e i giochi di potere dei vari cardinali, che lasciano emergere atteggiamenti poco etici e sotterfugi di ogni tipo per poter ottenere il potere ed essere eletti Papa. Ecco dunque che il Decano Lawrence, cui è affidato il difficile compito di dirigere il Conclave, si trova a dover affrontare una triste realtà, vedendo emergere le bassezze dei propri confratelli e dovendo barcamenarsi nel tentativo di fare “la cosa giusta” e rendere onore al vecchio Pontefice, che ha riposto in lui la fiducia di questo compito.

Tra i temi più interessanti che il film lascia trasparire, senza dubbio primeggia il conflitto tra “vecchio e nuovo”, tra la tradizione, personificata dal cardinale Tedesco – il quale desidera ritornare ad una Chiesa totalmente “romana”, in cui si parla in latino, o che non si apra al “diverso” – e la modernizzazione, cui faceva capo il Papa appena defunto, e che trova spazio tra le fila di Lawrence, Benitez e alcuni altri, che cerca un’apertura e un’inclusione maggiori. Tra le righe di tali divergenze è inevitabile riconoscere le medesime diatribe della realtà contemporanea, alle quali il regista sapientemente fa accenno, che vedono la necessità di uno svecchiamento delle istituzioni, in primis della Chiesa stessa, ma con alcuni rischi e problematiche da affrontare. In realtà le medesime conflittualità che si riscontrano all’interno della Curia e del Conclave, così come sono state presentate da Berger, ricordano quelle presenti nella società attuale intera, dove vive e discusse sono le questioni relative all’inclusione, all’omofobia, alla diversità ecc.

Il film, con i toni del thriller a tratti filosofico, altri più disimpegnato, condivide inoltre alcune importanti riflessioni, legate ai dilemmi morali e politici: quale sarà la scelta giusta da fare? Cosa scegliere tra etica e immagine? Sembra dirci in alcuni momenti il cardinale Lawrence, indeciso se svelare il sotterfugio di alcuni colleghi o lasciare nella riservatezza le azioni immorali per non mettere alla luce un atteggiamento riprovevole, nonché le fragilità della Chiesa stessa. Insomma tra colpi di scena, situazioni esilaranti e momenti di confusione, il regista porta avanti i conflitti interni ad un sistema, dando un taglio intimo al tutto, grazie proprio alla figura del Decano, un uomo diviso dai dubbi e dalle indecisioni.
Interessante, a questo proposito, l’immagine che il film lascia emergere dei confratelli Cardinali, mostrando il loro grado di umanità, avvicinandoli alle persone comuni, quasi a dire: tutti hanno una parte oscura, riprovevole o comunque fatta di sentimenti umani, anche uomini che il senso comune associa tra i più virtuosi e i più vicini a Dio. Non solo dunque un’accusa nei confronti di un sistema, ma anche un modo di mostrare che le fragilità sono presenti in ognuno, anche in chi, come il Cardinale Lawrence, mostra una rettitudine e un senso del dovere tale da guadagnare la simpatia e l’approvazione del pubblico.

Non mancano poi alcuni colpi di scena, tra cui quello finale, inaspettato e forse ai limiti dell’esagerazione, che lascia inevitabilmente interdetto il pubblico, ma con un messaggio forte e chiaro. Il tutto avvolto da musiche estremamente significative che riescono a rendere gravi e pregnanti specialmente i momenti iniziali dell’opera. In conclusione il film ci lascia dunque con diverse riflessioni ma con una in particolare: tutto è in cambiamento, nulla è come sembra e forse è importante accettare tutto questo, anche se per certi versi può sembrare sconvolgente e fuori da ogni realtà e abitudine. In qualche modo Berger vuole dirci di mettere una mano sulla coscienza e valutare veramente senza pregiudizi l’evoluzione delle istituzioni e della nostra società.

 

NOTE
[Photo credit James Coleman via Unsplash.com]

Anna Tieppo

empatica, precisa, buffa

Sono nata a Castelfranco Veneto nel 1991, piccola cittadina murata, dove tutt’ora vivo. Dopo il liceo ho conseguito la laurea presso l’Università degli Studi di Padova in Lettere e successivamente in Filologia Moderna nel 2016, occupandomi principalmente di tematiche relative alla letteratura contemporanea. Il mio ingresso nel mondo del lavoro è stato nel settore dell’insegnamento, […]

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