Il concetto di diversità è un concetto ambivalente, da un lato inteso negativamente provoca un senso di rifiuto o di esclusione, dall’altro inteso positivamente diventa elemento di arricchimento nel confronto con l’altro.
Il termine assume valenze diverse a seconda del senso e del valore che ognuno di noi, nelle varie situazioni gli attribuisce, parliamo di diversità relativamente ad oggetti, persone, luoghi, tempi, culture, usi e costumi.
Oggi sia nelle scienze sociali sia nella sensibilità diffusa, si afferma una nuova prospettiva sulla diversità, fondata sulla pluralizzazione e relativizzazione del concetto di cultura. Le culture vengono intese come entità oggettive e autonome, impossibili da forzare dall’esterno, cioè da giudicare sulla base di presunti criteri assoluti che non appartengono loro.
Chiederci che cosa sia propriamente la diversità culturale significa chiedersi da dove derivino le diversità culturali. L’articolo 1 dell’Unesco afferma che
la cultura assume forme diverse attraverso il tempo e lo spazio, questa diversità si incarna nell’unicità e nella pluralità delle identità dei gruppi e delle società che costituiscono l’umanità, come fonte di scambio, innovazione e creatività, la diversità culturale è necessaria per l’umanità.
Le diversità culturali non costituiscono dunque entità oggettive, inerenti a una data cultura, bensì solo l’insieme delle differenze culturali che due o più gruppi umani percepiscono e dichiarano esistere nel momento in cui entrano in contatto. La diversità culturale non è una proprietà connaturata alla configurazione di una cultura ma è una qualità percepita di natura relazionale, dunque è essenzialmente relazione. Non si è intrinsecamente diversi bensì si è diversi agli occhi di altri e rispetto ad altri punti di vista diversi.
La cultura va intesa come organizzazione delle diversità Wallace
Posta la loro natura relazionale, le differenze culturali non costituiscono un patrimonio, né un territorio circondato da confini, esse stesse sono un insieme di confini, poiché
il regno della cultura è interamente distribuito lungo i confini” e “i confini attraversano ogni suo aspetto
Bachtin.
Sono le differenze alla base della produzione di senso, dove il senso delle cose è dato dal loro confronto. Siamo dinanzi a confini invisibili che diventano visibili non appena li valichiamo, traducendosi in operazioni concrete ed evidenti.
Arricchiamoci delle nostre reciproche differenze.
Paul Valéry, diversità non come minaccia bensì come opportunità, come potenziale di arricchimento del nostro modo di vivere, questa ci pone di fronte a modelli culturali alternativi di esistenza, offrendoci soluzioni che probabilmente non avremmo mai immaginato.
la diversità culturale amplia la gamma di opzioni aperte a tutti, è una delle radici dello sviluppo inteso non semplicemente in termini di crescita economica ma anche come mezzo per raggiungere un’esistenza più soddisfacente dal punto di vista intellettuale, emotivo, morale e spirituale Art. 3 Unesco
La pluralità di culture oggi esistenti è la reale testimonianza dell’enorme creatività umana, intesa come capacità di trovare soluzioni innovative per la propria esistenza.
Le diversità culturale implicano e fondano, nello stesso tempo, l’identità di ogni cultura, anch’essa non intesa come entità, ma come processo generato dall’interdipendenza fra aspetti esterni e aspetti interni legati alla propria individualità.
L’identità culturale è relazione, si vive e non ha bisogno di essere affermata, si pratica e non richiede di essere proclamata, non è solamente un inno, una bandiera, un rito e nemmeno un simbolo, non vive di segni o esteriorità ma vive di scelte, decisioni, di comportamenti, di significati e di valori.
Solo se riusciremo a vedere l’universo come un tutt’uno in cui ogni parte riflette la totalità e in cui la grande bellezza sta nella sua diversità, cominceremo a capire chi siamo e dove stiamo.
Tiziano Terzani
Elena Casagrande
[Immagini tratte da Google Immagini]