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Sacra o pagana: l’Epifania di che pasta è fatta?

Bene, passato il Natale e il Capodanno noi tutti siamo in attesa dell’ultima festa che ci separa dalla normalità del quotidiano: l’Epifania. La festa di rito cristiano occidentale è celebrata dodici giorni dopo il Natale e ciò avviene proprio oggi 6 Gennaio, anche se non per tutti. Per le Chiese cristiane orientali che seguono il calendario giuliano cade il 19 gennaio, (hanno ancora tempo, beati loro!).

La festa della Befana che porta il carbone a tutti bambini cattivi e i dolciumi ai buoni, ci ha accompagnato per l’infanzia di ognuno di noi, ma non è solo una tradizione culturale. Sappiamo bene che l’evento della vecchina a cavalcioni sulla sua scopa coincide anche con l’arrivo dei Magi alla mangiatoia di Gesù bambino, al quale portarono i famosi doni, incontro che racchiude un chiaro significato religioso.

Risalendo alla sua etimologia greca, il temine Epifania deriva dal greco antico, verbo ἐπιφαίνω, epifàino (che significa “mi rendo manifesto”), dal sostantivo femminile ἐπιφάνεια, epifàneia (manifestazione, apparizione, venuta, presenza divina). Ciò porta alla conclusione che Epifania non è altro che la manifestazione della divinità in Gesù ai Magi. I Magi, venuti tradizionalmente dall’Oriente, rappresentano l’umanità, anche coloro quindi che non sono ebrei, che adorano il dio bambino e che recano a lui i loro omaggi. Papa Benedetto XVI parla dei Magi riferendosi a loro in questo modo: «Erano persone certe che nella creazione esiste quella che potremmo definire la “firma” di Dio, una firma che l’uomo può e deve tentare di scoprire e decifrare».
Per la tradizione sono tre: Melchiorre sarebbe il più anziano e il suo nome stesso deriverebbe da Melech, che significa Re Baldassarre deriverebbe da Balthazar, mitico re babilonese, quasi a suggerire la sua regione di provenienza. Gasparre, per i greci Galgalath, significa signore di Saba.
I magi era oltre che di origini nobili, secondo la leggenda erano studiosi di astronomia e proprio seguendo la lettura del cielo e la stella cometa, avevano riconosciuto in Cristo uno dei loro “Saosayansh”, il salvatore universale, diventando così loro stessi, “l’anello di congiunzione” tra la nuova religione nascente, il cristianesimo, e i culti misterici orientali, come il mazdaismo e il buddismo. Ciò che portano al neonato è universalmente noto: oro, incenso e mirra. L’oro per indicare la regalità, infatti Gesù era considerato il re dei Giudei; l’incenso per onorare la sua divinità, il dio fatto uomo per gli uomini nato dalla vergine Maria; infine la mirra come simbolo che anticipa le sue sofferenze che avverranno nella mondanità e il suo valore redentore. Giusto per rispolverare le vecchie nozioni del catechismo riporto il passo tratto dal vangelo di Matteo, secondo capitolo versettti 1-2:

Nato Gesù a Betlemme di Giudea, al tempo del re Erode, ecco, alcuni Magi vennero da oriente a Gerusalemme e dicevano: “Dov’è colui che è nato, il re dei Giudei? Abbiamo visto spuntare la sua stella e siamo venuti ad adorarlo”. All’udire questo, il re Erode restò turbato e con lui tutta Gerusalemme. Riuniti tutti i capi dei sacerdoti e gli scribi del popolo, si informava da loro sul luogo in cui doveva nascere il Cristo. Gli risposero: “A Betlemme di Giudea, perché così è scritto per mezzo del profeta: E tu, Betlemme, terra di Giuda, non sei davvero l’ultima delle città principali di Giuda: da te infatti uscirà un capo che sarà il pastore del mio popolo, Israele”. Allora Erode, chiamati segretamente i Magi, si fece dire da loro con esattezza il tempo in cui era apparsa la stella e li inviò a Betlemme dicendo: “Andate e informatevi accuratamente sul bambino e, quando l’avrete trovato, fatemelo sapere, perché anch’io venga ad adorarlo”. Udito il re, essi partirono. Ed ecco, la stella, che avevano visto spuntare, li precedeva, finché giunse e si fermò sopra il luogo dove si trovava il bambino. Al vedere la stella, provarono una gioia grandissima. Entrati nella casa, videro il bambino con Maria sua madre, si prostrarono e lo adorarono. Poi aprirono i loro scrigni e gli offrirono in dono oro, incenso e mirra. Avvertiti in sogno di non tornare da Erode, per un’altra strada fecero ritorno al loro.

Ciò che non si deve dimenticare però è l’assimilizzazione e la cristianizzazione del culto del Solus Invictus, tradizioni pagane di origine romana che associano la vincita della luce sulla tenebra e la conseguente associazione all’avvenuta di Cristo sulla terra.

Per quanto riguarda l’associazione tra Befana e Magi è sempre rivolta al paganesimo: la Befana è una corruzione del termine Epifania e riassume l’immagine della Dea antenata custode del focolare, luogo sacro della casa. E non è un caso se si serve, proprio dei camini, per introdurre l’allegria nelle case, svolazzando con la sua fantastica scopa. In tale culto, molti, rintracciano il mito della Dea genitrice primordiale, signora della vita e della morte, della rigenerazione della Natura.

Comunque sia e dovunque sia, dalla Persia alla Normandia, dalla Russia all’Africa del Nord, si festeggia la dolce e bruttina vecchietta dalla gonna lunga.

Magari tutte le befane fossero così simpatiche!
A presto e a voi un caloroso augurio di una buona Epifania.
Al prossimo promemoria filosofico!

Azzurra Gianotto

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