Guido Morselli (1912-1973) divenne un celebre caso editoriale a metà degli anni Settanta. Autore di numerosi romanzi e saggi difficilmente classificabili e estranei alle linee principali della letteratura del suo tempo, fu sistematicamente ignorato (e nel migliore dei casi respinto) da tutti gli editori italiani; la frustrazione di questo rifiuto lo portò al suicidio. Solo dopo la sua morte (e forse proprio a causa di essa) fu scoperto, e nei decenni successivi le sue opere furono pubblicate, facendolo troppo tardi riconoscere come un autore di indubbia qualità.
Dissipatio H.G. fu la sua ultima opera, scritta poco prima del suicidio e pubblicata per la prima volta nel 1977. La sigla H.G. sta per humani generis; il singolare titolo latino si può rendere all’incirca come: “la dissoluzione del genere umano”.
In un certo modo, il romanzo è proprio una storia di suicidio. Il protagonista ci dice ben poco di sé: è stato un giornalista, ha pubblicato un libro le cui copie, pressoché invendute, sono ammucchiate a casa sua, è stato a lungo tormentato da una malattia nervosa e si è ridotto a un’esistenza isolata, ai margini di un paesino delle Alpi svizzere, vicino a Zurigo (la città nel romanzo è chiamata Crisopoli, ossia: la città dell’oro). Una notte decide di uccidersi: “Perché. Per il prevalere del negativo sul positivo. Una prevalenza del 70 per cento. Motivazione banale, comune? Non ne sono certo”. Di sé vuole che non rimanga traccia, così si reca in una grotta isolata con uno specchio d’acqua in cui progetta di annegarsi. Alla fine non riesce a compiere il gesto estremo; ma quando, al termine di una lunga notte, esce dalla grotta, scopre che il genere umano è scomparso. La città è vuota di esseri umani (ma gli animali sono rimasti). I telefoni che prova a chiamare sono tutti muti. Dalla radio esce solo un rumore bianco. È rimasto completamente solo.
Il romanzo segue il protagonista nelle sue riflessioni, nelle sue ricerche silenziose, nei suoi ricordi. La situazione, a lui che in fondo cercava con il suicidio (e con tutta la sua vita) di “parentesizzare l’esistenza dei suoi simili”, la situazione non appare poi così spiacevole: “Andiamo, sapienti e presuntuosi; vi davate troppa importanza. Il mondo non è mai stato così vivo, come oggi che una certa razza di bipedi ha smesso di frequentarlo. Non è mai stato così pulito, luccicante, allegro”.
Non mancano le considerazioni filosofiche: forse che qualcosa sia reale dipende solo dal consenso di tutti a considerarla tale; ma se gli “opinanti” sono tutti spariti, cosa possiamo dire “reale”? E cosa significa l’inedita situazione in cui si trova? “Anarchia e monarchia coincidono, ora e in me. Nessuno dispone di me, io dispongo di tutto. Sono virtualmente in grado di portarmi a casa il Codice Atlantico e la Bibbia di Gutenberg, senza che nessuno mi denunci, di dichiararmi filosofo senza che nessuno mi smentisca, di proclamare la pace perpetua sicuro che sarà osservata”.
Il romanzo si snoda senza una vera e propria trama (impossibile, per la mancanza di altri personaggi), tra l’incessante rimuginio di una voce – lucida, fredda, coltissima e insieme non priva di uno stravagante umorismo – alle prese con l’inspiegabile, fra continue analisi e ipotesi sull’accaduto (un elegante gesto per rimediare al recente imbruttimento del mondo? Una salita all’empireo di un’umanità finalmente angelicata? La partenza collettiva di tutti per una bellissima località turistica che avrà gravi problemi di ricettività? Un cupio dissolvi collettivo giunto alle estreme conseguenze?). Non ci sono risposte: nessuna scala di valori, nessuna razionalità può rimediare a questo gigantesco scacco.
Il protagonista aveva, prima, pensato al suicidio, e aveva spesso scherzato con la sua “ragazza dall’occhio nero”, la pistola di cui ambiguamente dice: “mi sono ridisteso sul letto con lei. Ho premuto la bocca sulla sua, a lungo. L’ho sollecitata col dito, una prima volta. Non abbastanza a fondo. E una seconda volta, sempre con la bocca sulla sua”; ma ora, in un modo del tutto imprevedibile, ha ottenuto quello che voleva, una completa separazione dal genere umano. E noi lo lasciamo, nelle ultime righe, in un giardino pubblico, a guardare le strade deserte ormai coperte di terriccio, sulle quali spuntano erbe e fiori. Un senso di disperazione ormai pacificata, superata: l’approdo finale a cui l’autore conduce il suo protagonista prima di incontrare, lui, la ragazza dall’occhio nero.
Giuliano Galletti
GUIDO MORSELLI, Dissipatio H.G., Milano, Adelphi, 2012.
Riferimenti.
Ritratto di Guido Morselli:
http://www.labissa.com/paola-montonati/item/15558-guido-morselli-la-tragedia-di-uno-scrittore
Copertina del romanzo:
http://www.adelphi.it/libro/9788845906336