La riflessione appartiene ad ogni ambito della vita umana. La dimensione temporale è la caratteristica che meglio definisce l’uomo nel suo rapporto con il mondo: la storia può essere guardata da infinite prospettive. È sulla scia di questo ragionamento che abbiamo scelto di affrontare un passato particolare, forse poco accademico, ma non per questo meno degno di essere preso in considerazione, anzi. Il passato che abbiamo scelto di leggere è quello di un gruppo musicale; è quello di una band che con la sua produzione, di pagine di storia della musica ne ha scritte indubbiamente più di una. Abbiamo scelto di leggere gli AC/DC!
Iniziamo con il proporre, come consuetudine della rubrica, un testo che possa avvicinare appassionati e curiosi a questa leggenda della musica. AC/DC, scritto da Murray Engleheart e Arnaud Durieux (Arcana Edizioni, 2009) non è una semplice biografia, ma è un vero e proprio manuale sulla storia della band, ricco di curiosità, aneddoti e foto. Lo stile rockeggiante dei due autori farà assaporare tutta d’un fiato la vicenda del gruppo australiano, dagli albori a Sydney nel lontano 1973 fino al penultimo disco del 2008.
Per molti potrebbero essere un gruppo qualunque, una band come tante altre, ma i maggiori critici musicali li hanno collocati nell’Olimpo dei mostri sacri del rock’n’roll. Cos’hanno di tanto speciale? Innanzitutto, quasi mezzo secolo fa, o come dice il libro «150 milioni di dischi fa» sono stati tra i primi a sfidare le convenzioni musicali dell’epoca, proponendo uno stile e uno spettacolo fuori dagli schemi. Tra petti nudi, tatuaggi in vista, apparizioni in tv al limite del buon costume, sono stati in grado di costruirsi un’immagine inconfondibile, sempre accompagnata da melodie di qualità.
Recentemente il gruppo ha annunciato la fuoriuscita, per motivi di salute, dello storico cantante Brian Johnson. Le sue capacità uditive, infatti, dopo anni di tour in tutto il mondo e dopo miglia spese in corse automobilistiche, risultano alquanto compromesse: palco e pista avranno per lui d’ora in poi l’amaro sapore di un desiderio purtroppo proibito.
Risale a questi ultimi giorni la conferma ufficiale della voce che girava da tempo attorno alla sostituzione del cantante. Ebbene sì, le rimanenti date del tour dell’ultimo disco vedranno al microfono nientemeno che Axl Rose, frontman dei Guns N’ Roses.
Da qui ha inizio l’aspra polemica nei social. L’opinione comune di tutti i fan, da qualsiasi parte del mondo? Anziché continuare l’avventura con Axl, il gruppo avrebbe dovuto chiudere baracca; avrebbe dovuto alzare le mani in segno di resa ed annunciare consapevolmente la propria fine; avrebbe dovuto dichiarare la propria appartenenza al passato.
Ma com’è possibile accettare una tale sconfitta? Com’è possibile rinunciare all’ebbrezza del palco? Com’è possibile arrendersi all’età che avanza? Com’è possibile dirsi sorpassati se si è una delle migliori rock band di tutti i tempi?
Con più di 40 anni di carriera e 18 album, gli AC/DC hanno piazzato il loro Back in Black del 1980 al secondo posto della classifica dei dischi più venduti di sempre (dopo Thriller di Michael Jackson). No, decisamente non potevano chiuderla qui! E dunque porteranno avanti il loro tour con questa nuova formazione, sfidando le critiche dei fan che non riconoscendo più il loro stile vecchia scuola avrebbero preferito un addio al palcoscenico. Alcuni il loro tramonto l’hanno proprio dichiarato, chiudendo siti web a loro dedicati (vedi acdc-italia.com) o mettendo in vendita sui social i biglietti del tour già acquistati. Ma com’è possibile, da veri fan, voler relegare al passato i propri idoli musicali? Perché non accettare la sostituzione per amore delle canzoni con cui si è cresciuti o invecchiati? Il cambio d’immagine ha generato prese di posizione piuttosto decise: in effetti nel corso degli anni gli AC/DC non hanno mai cambiato i loro caratteri distintivi, così come hanno sempre mantenuto elevati livello ed originalità dei loro brani.
Forse è proprio per questo motivo che per i fan sarebbe più facile sopportare un loro addio. Un gruppo che ha sempre conservato invariati il proprio stile e la propria immagine, mal si presta a presentarsi in scena con un cantante che per modi di fare e carattere non risulta in linea con i canoni della band e con le aspettative dei fedelissimi. Ciò è significativo di quanto la musica non sia un semplice sottofondo delle nostre giornate, ma sia un elemento determinante del nostro stesso vivere. A questo proposito si può leggere nel libro, e con questo chiudiamo:
«La band ha segnato le avventure sessuali, le peripezie alcoliche, le battaglie, i matrimoni, le nascite, i funerali, le macchine e i tatuaggi di milioni di vite da Bruxelles a Brisbane, da Montreal a Manchester, da Tokyo a Milano, diventando molto più di un semplice gruppo rock… diventando un’istituzione».
For those about to rock we salute you!
Federica Bonisiol & Dario Zanetti