Da poco più di un anno in televisione è ritornato Affari Tuoi, il popolarissimo e famigerato game show oggetto di opinioni contrastanti sin dalle prime edizioni. Tra accuse di incitazione all’azzardo e ripetute segnalazioni di presunte partite pilotate, il format si è comunque confermato un appuntamento immancabile per molti italiani. Come è noto, si tratta di un gioco a premi nel quale non è necessaria alcuna conoscenza specifica da parte del concorrente poiché ciò che conta di più è la fortuna nell’individuare la scatola contenente la cifra in denaro più alta. Ma a cosa è dovuta la sua popolarità?
Tale fenomeno credo debba essere osservato in quanto elemento essenziale in grado di far luce su ciò che Umberto Eco chiamava mysterium televisionis, ovvero quel discorso intorno alle possibilità della televisione di modificare, condizionare e innovare i linguaggi estetici e comunicativi di una società. Nondimeno, la cosa interessante è che un discorso su tali possibilità disvela inevitabilmente alcuni tratti del pensiero umano tutt’altro che banali. Seguendo Eco, infatti, se da un lato è vero che la televisione è quel potente mezzo di massa che, mediante una comunicazione per immagini, si caratterizza per la sua natura emozionale, intuitiva e irriflessiva1, ciò non significa che essa non abbia a che fare con un pensiero poiché, al contrario, proprio questi elementi mettono in risalto sue specifiche angolature. Ma di cosa si sta parlando nello specifico?
Aristotele, per esempio, nell’Etica Nicomachea ci ricordava che la scelta è «pensiero desiderante e desiderio pensante» aggiungendo che «l’uomo è un principio di questa specie» (Aristotele, Etica Nicomachea, Laterza 1999, p. 227). L’uomo allora non è soltanto un essere razionale, ma è anche un pensiero che desidera. Nell’uomo vi è una componente fondamentale che è costituita dalle passioni, dalle emozioni, dagli impulsi e dai sentimenti, ma sempre in mutua relazione con la ragione. Se da un lato la ragione ordina le passioni, dall’altro questa è costantemente supportata dalle emozioni tanto che potremmo dire che non c’è scelta senza un pensiero che desidera, ovvero non c’è etica senza l’uomo.
Più in generale, tale componente desiderativa, lungi dall’essere irrazionale, segue in realtà specifiche logiche. Persino David Hume – che a differenza di Aristotele, però, subordinava radicalmente la ragione alle sensazioni – osservava come sia la conoscenza che le scelte etiche degli uomini siano determinate da queste proprio mediante operazioni di associazione di esperienze, sentimenti, impressioni, eventi, idee e immagini, volte a stabilire relazioni causali più o meno arbitrarie secondo somiglianza e contiguità2.
A tal proposito sarebbero interessanti anche i contributi di Antonio Damasio nell’ambito delle neuroscienze sul ruolo determinante delle emozioni nei processi cognitivi. Anche secondo Damasio, infatti, un’indagine sull’uomo non può prescindere dal presupposto che siamo «creature pensanti dotate di sentimenti e creature senzienti dotate di pensiero» (A. Damasio, Sentire e conoscere, Adelphi, 2022, p. 19). A ogni modo, testimonianze come quelle di Aristotele e Hume, così come quelle di Damasio, penso rappresentino solo alcuni esempi per comprendere, al di là delle differenze, l’importanza di tale componente insita nell’uomo.
Orbene, la televisione mette sempre in risalto tutto ciò e Affari tuoi, in questo senso, costituisce proprio una sintesi di quel mysterium televisionis, di un pensiero cioè che concerne il carattere desiderativo dell’uomo: il gioco delle emozioni e delle passioni, delle ansie e delle speranze, delle sensazioni e dei pronostici. Ogni sera partecipiamo da casa a questo teatro desiderativo: dalle coinvolgenti storie dei concorrenti ai loro progetti per il futuro, dalle previsioni per sensazione alle sfide rischiose con il dottore, tra cambi azzardati e offerte economiche rifiutate, tra il desiderio di andare fino in fondo e quello di accettare la prima offerta allettante. E ancora, è il gioco delle associazioni che legano i numeri e le regioni a precisi simboli, ricordi, sogni, affetti e esperienze vissute.
Questi sono solo alcuni spunti che ci permettono di cogliere la potenza di tale fenomeno, capace di rappresentare per immagini il pensiero più intimo di ognuno di noi. Siamo tutti pensiero desiderante: senza le emozioni, gli impulsi, le passioni e i loro giochi associativi non rinunceremmo tanto all’etica, bensì a un tratto caratteristico dell’uomo. Affari Tuoi allora è un fenomeno popolare perché è quel gioco che, oltre a rappresentare chiaramente le possibilità comunicative della televisione e della società di massa, parla soprattutto di ognuno di noi spettacolarizzando il carattere desiderante del nostro pensiero.
NOTE
1. Cfr. U. Eco, Apocalittici e Integrati, Bompiani, 2001 p. 356.
2. Cfr. D. Hume, Ricerca sull’intelletto umano, Laterza, 1996, pp. 33-35.
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Giovanni Citrigno
Laureato in Scienze Filosofiche presso l’Università della Calabria, attualmente è Assegnista di ricerca nell’ambito della Storia della Filosofia Medievale. I suoi interessi spaziano dalla storia della cultura filosofica alla storia del pensiero scientifico, fino alle intersezioni tra la filosofia e i fenomeni della cultura di massa.