È del 28 luglio 2019 l’istantanea1 scattata dai satelliti Copernicus Sentinel-3. Una prospettiva aerea che ha dato un nuovo volto agli incendi che stanno divorando milioni di ettari di distese verdi. Il soggetto di questa fotografia è la taiga siberiana. Eppure, la ribellione ecosistemica di oggi sta coinvolgendo anche Groenlandia, Canada e Alaska. Qui, il 4 luglio la temperatura ha toccato i 32°, ma è da giugno che l’estremo nord dell’emisfero boreale sta bruciando. L’Artide si sta riscaldando a un temperatura doppia rispetto al resto del pianeta. Il paesaggio si è seccato e, con l’aiuto di fulmini, le foreste del Nord hanno iniziato ad ardere, liberando nell’aria la quantità di biossido di carbonio che il Belgio immette in un anno: si parla di oltre 100 milioni di tonnellate. Il carbone, da secoli imprigionato nella torba, così come gli altri gas serra immagazzinati nel permafrost pronto al disgelo, sono ora i veri protagonisti di questo scontro tra l’uomo e la natura.
«Terra. La terra non è un semplice frammento di storia morta, strato su strato simile ai fogli di un libro, ma poesia vivente come le foglie di un albero, che producono fiori e frutti […]»2.
Tessitore di un lessico della natura fatto di suoni e immagini, Henry David Thoreau è stato un camminatore instancabile. «Camminare. Camminando, ci dirigiamo naturalmente verso i campi ed i boschi: cosa sarebbe di noi se ci fosse dato camminare unicamente in un giardino o lungo un viale?»3.
Cittadino di una giovane America nord-orientale di metà Ottocento, questo giovane letterato (morto a soli 45 anni) ha saputo pensare il mondo che lo circondava raccontandolo per analogie. Ma anche per metafore, descrizioni fattuali e meditazioni intime, che descrivono figure tra loro diverse ma in continua comunicazione, ognuna portatrice di un significato specifico. Thoreau, così, ha esplorato l’infinito intorno a lui parlando di formiche, zucche, ginepri, querce, laghi e boschi. Ma anche di grilli e gufi che cantano il futuro.
«Gufi. Sono felice che esistano i gufi. Rappresentano il severo crepuscolo e i pensieri insoddisfatti che tutti hanno […] Per tutta la giornata il sole splende sulla superficie di una selvaggia palude, e una diversa razza di creature si sveglia per esprimere il significato della Natura»4.
Il Dizionario portatile di ecologia5, concepito in occasione del bicentenario della nascita del poeta di Concord (1817 – 2017), può diventare un nuovo lessico del nostro presente, della relazione tra l’ambiente e chi lo abita, della fluidità della natura che interagisce con una umanità in difficoltà. Una umanità che sembra essersi dimenticata che quella stessa natura non è un’entità astratta ma, anzi, una presenza che fa sentire sempre più la sua voce. Una voce che annulla il finto senso di onnipotenza dell’io.
A Ginevra, lo scorso 8 agosto, è stato diffuso il rapporto Cambiamento climatico e territorio del comitato scientifico dell’Onu sul clima (l’Ipcc). Stilato da 66 ricercatori provenienti da tutto il mondo, il documento, nero su bianco, ha posto (per nell’ennesima volta) all’attenzione della comunità internazionale gli effetti del riscaldamento globale. Ne è emerso che la desertificazione sta avanzando, divorando fette sempre più ampie di Africa, Medio Oriente, Asia e America latina. E la siccità, che accentua il rischio incendi, sta mettendo a rischio ettari di copertura verde in Nord e Sud America, Mediterraneo, Africa meridionale e Asia centrale. Ad oggi la temperatura del pianeta è aumentata di 1,5° rispetto all’età preindustriale; parallelamente, le precipitazioni annuali continuano a diminuire e, concentrate, a farsi più intense e estreme. In questo quadro poco rassicurante, sono le piante ad avere un ruolo chiave. Infatti, oltre a essere il “polmone” del Pianeta, tramite l’afforestazione6 possono immagazzinare anidride carbonica (CO2), sottraendola all’atmosfera, fino a un terzo delle emissioni totali. Ma, anche se scontato da dire, ovviamente non possono fare tutto da sole.
«Natura. È più facile scoprire un nuovo mondo, come ha fatto Colombo, che entrare in una piega di questo […]; si perde di vista la terra, la bussola di sposta e l’umanità di ammutina; e la storia immobile si accumula come immondizia davanti ai cancelli della natura […]»7.
Thoreau ha aperto la strada ai pionieri dell’ecologia nordamericana. Ogni declinazione dell’ambientalismo contemporaneo (letterario, filosofico e politico) è in debito con lui. Il suo progetto era di conciliare individuo e natura, in una coesistenza fatta di incontri negli scontri.
«Umano. Se vogliamo veramente vedere la Natura, dovremo vederla in termini umani […]. Essa appare tanto più densa di significato a chi l’ama. Chi ama la Natura, ama in particolare l’uomo»8.
Quella con l’ambiente è una interazione che non riguarda solo l’agricoltore, il poeta, il filosofo o lo scienziato. Anzi, la sua presenza forte e prepotente si rivolge a tutti quelli disposti a percepirlo. A testimoniarlo sono gli stravolgimenti naturali che da diversi anni, anche se solo per piccoli istanti, compaiono sui rotocalchi. Forse, però, il problema è che non riescono a raggiungere la coscienza umana. Non riescono ancora a farla vibrare. Sono suoni, immagini e parole che, come fumo, inizialmente la accecano ma, poco dopo, diventano evanescenti e finiscono per nascondersi tra nuvole di parole vuote. Svanendo in deboli echi.
Riccardo Liguori
3. H. D. Thoreau, Camminare, a cura di Franco Meli, SE, Milano, 1989, p. 19.
4. H. D. Thoreau, Walden… op.cit, p. 228.
5. H. D. Thoreau, Dizionario portatile di ecologia, Donzelli Editore, Roma, 2017.
6. Si tratta della conversione (realizzata per mezzo di piantagione, semina o intervento antropico) in foresta di un’area che non sia stata foresta per almeno 50 anni. Con l’adozione del protocollo di Kyoto alla Convenzione quadro delle Nazioni Unite sui cambiamenti climatici, l’afforestazione è stata riconosciuta strumento indispensabile tanto per la rimozione del diossido di carbonio dall’atmosfera quanto per il relativo assorbimento di carbonio nella biomassa vegetale.
7. A Week on the Concord and Merrimack Rivers, 1849 (a cura di Carl F. Hovde e altri, Princeton University Press, Princeton, 1980), p. 383.
8. Diario, 1852, in “Vita di uno scrittore”, Neri Pozza, Vicenza 1963, pp. 142-3.