«Bisognerebbe abolire il suffragio universale», questa è la citazione più frequente all’indomani di una vittoria dei populisti in un qualsiasi contesto, sia locale che internazionale. È l’espressione che compare a grappoli nei social in risposta all’esultanza dei vincitori, seguita poi da una sorta di “caccia all’ignorante” che avvalora la bontà della proposta.
Negli ultimi anni stiamo assistendo a un mutamento nel pensiero politico in risposta alle esigenze del nostro tempo; tale cambiamento sarà probabilmente meglio definito e definibile in futuro – come del resto accade spesso – quando, a mente fredda, analizzeremo la situazione col senno di poi, ma ciò non ci impedisce di provarci comunque adesso per evitare di finire nel baratro inconcludente verso il quale ci stiamo dirigendo.
Sì, perché la frase riportata all’inizio di questo articolo fa parte di una schermaglia che vede contrapporsi due anime distinte del nostro paese: i sapienti e gli ignoranti. Due categorie tra le quali è in atto una vera e propria guerra civile; mentre gli ignoranti accusano i sapienti di superbia e deridono la loro cultura, le loro conoscenze costruite in anni e anni di studio e sacrificio, questi ultimi hanno ben pensato di ripagarle con la stessa moneta.
Il risultato è la scomparsa del compromesso: ognuna delle due categorie si è convinta di essere nel giusto e di avere dalla propria parte una ragione auto attribuita, ignoranti e sapienti si sono arroccati all’interno dei loro sicuri bastioni e persistono nel lanciarsi sterili accuse.
Con la scomparsa del compromesso, è venuto meno il confronto quindi ogni possibile autocritica o revisione d’intenti; se questo può essere comprensibile in un atteggiamento limitato o chiuso, non lo è in chi si professa di larghe vedute, propenso all’ascolto e alla condivisione di idee perché contraddice questi stessi princìpi.
José Saramago in Cecità (1995) parla di una misteriosa malattia che colpisce indistintamente tutti gli abitanti di una città senza nome: ognuno ha la vista avvolta in una nebbia color latte e a causa di essa emergono i lati più egoistici e animaleschi dell’essere umano.
Tale atteggiamento è riscontrabile proprio nei sapienti, i quali stanno assumendo tratti elitari, degni di un’autentica aristocrazia sociale basata sulla conoscenza. Tuttavia ciò non comporta un cammino verso un benessere comune, un felice progresso collettivo o un qualsiasi beneficio.
Rimane tutto cristallizzato all’interno di un circolo che via via si fa sempre più vizioso, fine a sé stesso e autocelebrativo.
La visione della realtà rimane perciò distorta, molto lontana dal mondo comune, e ciò si ripercuote inevitabilmente sulla società.
Le democrazie alle quali siamo abituati da mezzo secolo sono messe in discussione dai recenti sondaggi di gradimento ma soprattutto da svariate affermazioni di compagini “populiste” – spesso xenofobe, razziste, sovraniste ecc. – sia a livello locale che nazionale. Il dialogo con queste svanisce immediatamente: non appena esse ottengono larghi consensi i sapienti se la prendono con il popolo, rozzo ed ignorante, privo di cultura generale.
Pochi degli appartenenti alla schiera dei sapienti si stanno rendendo conto che tutto ciò equivale a scavarsi la fossa elettorale e a morire… politicamente parlando. Ancora meno sono quelli che tendono a riesaminare le posizioni fino ad ora adottate per comprendere la natura di un errore che dilaga nello scontento popolare, fatto di chiusure, incomprensioni, difficili convivenze con lo straniero, insicurezza, gestione molto approssimativa dell’immigrazione, insicurezza economica… L’elenco potrebbe non avere mai fine.
In tutto questo l’immobilismo regna sovrano: non rimane confinato nella cerchia dell’una o dell’altra trincea politica, ma si espande a tutto il Paese, e volendo guardare un po’ più in là anche in tutto l’Occidente.
Alessandro Basso
Sono nato a Treviso nel 1988, nel 2007 ho conseguito il diploma triennale in grafica multimediale e pubblicitaria all Centro di Formazione Professionale Turazza di Treviso; dopo aver lavorato alcuni anni, ma soprattutto dopo un viaggio in Australia, sono tornato sui libri e nel 2013 ho conseguito il diploma di maturità al Liceo Linguistico G. Galilei di Treviso. Attualmente sono laureando in Storia e Antropologia all’Università Ca’Foscari di Venezia.
Mi piace molto leggere, senza tuttavia avere un genere preferito; i miei interessi spaziano dalla cultura umanistica alla sociologia, e in certi ambiti anche alla geologia.
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