«Pánta rêi»¹.
Tutto scorre, tutto passa.
Al tempo che scorre e agli eventi che cambiano vorrei dedicare questo promemoria filosofico. Forse un po’ per me o forse perché sembra sempre che ci sfugga di mano qualcosa.
Nel momento in cui nasciamo, cresciamo a vista d’occhio. Dal primo dente all’ultimo numero di scarpe, diventiamo adulti e siamo catapultati nel mondo.
Un bel giorno dobbiamo sorrergerci sulle nostre gambe e costruire qualcosa di nostro, più per una necessità che ci appartiene che per quella altrui. Peccato che non siano tutte rose e fiori.
Cominciano i sogni ma bisogna creare il terreno per coltivarli.
A volte non si hanno le forze di terminare la lista delle cose da fare della giornata e si rimanda al domani. A volte si ritorna, dopo una lunga giornata, a casa si vorrebbe trovare la cena pronta e fare una calda conversazione con gli affetti più cari, ma siamo soli, il pasto freddo in frigo e il posto accanto alla nostra sedia è vuoto.
Non ci si aspetta mai che i propri genitori divorzino, non ci si aspetta mai che una famiglia si divida. Ma tutto passa e qualcosa di nuovo prende vita.
Passa il tempo di stare sui banchi e di lamentarsi per tutti quei compiti per casa, ma poi si va all’università o a lavorare e ci si ritrova sommarsi da montagne di problemi in più, questa volta senza segni di addizione, sottrazione, divisione o moltiplicazione.
Passa il tempo dei primi appuntamenti e arriva il momento in cui si ha voglia di impegnarsi davvero con un altro che diventa Noi.
Passa il tempo di vedere spesso i tuoi amici perché ci sono troppi impegni, ma quando li incontri quella volta, dopo tanto, è come se davvero non fosse passato neanche un giorno.
Passano i giorni belli e colorati, ma anche quelli grigi e neri. Passano le giornate di sole e gli abissi in cui non sembra uscire mai. Non abbiamo tante possibilità, il tempo guarisce anche quando non c’è nulla da guarire, perché il tempo passa e per fortuna passa per tutti.
Cambiano anche i sogni ad un certo punto, per un motivo o per l’altro. Magari un motivo neanche c’è ma alla fine non importa. Gli obiettivi si decidono uno alla volta.
L’unico dettaglio che davvero si trasforma però, e non è talvolta evidente: siamo noi, è la nostra identità. L’identità non è altro che un grande puzzle che si costruisce ogni giorno, di tutte le esperienza fatte, di tutti gli incontri e gli scontri che abbiamo avuto e dalle relazioni che intrecciamo. È una statua in argilla che si può modellare dall’interno, ma che è anche soggetta al divenire esterno. Si perde l’egocentrismo infantile per apprendere una visione più ampia del mondo, che di continuo cambia; si deve affrontare la solitudine per permettersi l’indipendenza.
Può cambiare il pensiero dal confronto con altri pensieri e nella condivisione di intenti può nascere un’idea migliore di qualsiasi altra.
Lo specchio riflette quello che abbiamo passato, i segni, le cicatrici delle nostre scelte, come anche la piega dei lati del nostro sorriso. Siamo orgogliosi dei segni del tempo, hanno scolpito la nostra statua e ci hanno fatto essere quello che siamo. Le rughe intorno agli occhi e quelle che ci segnano la fronte solo le prove del nostro impegno in questa vita che cambia e ci passa davanti senza guardarci tanto in faccia.
Dopo questo promemoria sul divenire dell’esistenza, vorrei lasciarvi infine con questo augurio: «Prendete in mano la vostra vita e fatene un capolavoro»².
Azzurra Gianotto
In copertina: Giuseppe Armenia, Tutto scorre, 2014
[Immagine tratta da Google Immagini]
NOTE:
1. In greco πάντα ῥεῖ, tradotto in tutto scorre, è il celebre aforisma di Eraclito. Il riferimento è al frammento 91DK del trattato Sulla natura.
2. Citazione tratta dal discorso qui riportato di Papa Giovanni Paolo II: «Vorrei, prima di tutto, riprendere il discorso che tenni circa un mese fa […]. Dissi ai giovani in quella occasione di “non appiattirsi nella mediocrità”, di “non vivere solo a metà”, ma di “prendere nelle loro mani la propria vita”, per “farne un autentico e personale capolavoro”. Ciò naturalmente vale anche per voi, e ne ho avvertito l’eco nelle parole dei due vostri amici e interpreti, quando, accennando alle difficoltà e ai disagi dell’odierna realtà sociale, hanno denunciato il pericolo di adagiarsi nella provvisorietà come stile di vita, di cedere allo scoraggiamento e di cadere nell’emarginazione. Per questo anche a voi io ripeto: a nessuno è lecito “abbandonarsi”; oggi è più che mai necessario, proprio per superare le difficoltà, che “prendiate in mano” la vostra vita! Prendete in mano la vostra vita e fatene un capolavoro!».