A mio parere, per quanto riguarda il dibattito sulla Cannabis in Italia, mancano − o quantomeno dovrebbero essere più presenti − la conoscenza e la consapevolezza. Conoscenza di ciò di cui si sta parlando e consapevolezza degli effetti che i nostri discorsi avranno per le altre persone. E ciò a cui stiamo assistendo è paradossale ed imbarazzante: più “aumenta” l’influenza socio-politica di chi sta parlando tanto più diminuisce la competenza necessaria e la volontà di risolvere la situazione creatasi in Italia una volta per tutte. Parliamoci chiaro: non sto dicendo che non ci siano personalità di spicco che possano trattare il tema essendo preparati, anzi, ma il problema è che la maggioranza di chi ha il compito di legiferare in merito non ha le idee ben chiare (per non dire che non ne ha affatto).
Prendiamo un semplice esempio: la legge vigente in Italia per quanto riguarda le sostanze stupefacenti, dopo la dichiarazione di incostituzionalità della Fini-Giovanardi attesa per ben otto anni, è la 309/90. Essa stabilisce chiaramente come ogni anno vi sia un obbligo di informazione in materia tramite una “Relazione annuale al Parlamento sullo stato delle tossicodipendenze in Italia” che dovrebbe incentrarsi «sui dati relativi allo stato delle tossicodipendenze in Italia, sulle strategie e sugli obiettivi raggiunti, sugli indirizzi che saranno seguiti». Dal 2009, la Relazione è un compito del Dipartimento delle Politiche Antidroga. Qual è il problema? Il problema è che quando andiamo a leggere queste Relazioni − se arrivano − sono totalmente prive di fondamento, di informazione e di sistematicità. Solamente quella del 2015 ha presupposti scientifici validi, ma è l’unica luce in un mare di ombre.
Qui non si tratta tanto di essere favorevoli o meno al proibizionismo: basta analizzare dati oggettivi, che non scelgono di favorire una fazione, ma ci mostrano la situazione reale.
Visto che ormai sembra che il denaro sia l’unica leva per catturare l’attenzione e spingere a riflettere, partiamo dai numeri che lo riguardano. In Italia, dal 2011 al 2013, la stima del guadagno per quanto riguarda la Cannabis è aumentata del 18%, passando da 3,4 a 4 miliardi di euro. In generale, l’aumento del guadagno per le sostanze stupefacenti è aumentato del 10% arrivando al traguardo di 14 miliardi di euro. E chi ha guadagnato questi soldi? La risposta è sicura: non lo Stato; e buona parte, se non tutti, la Mafia.
La Direzione Nazionale Antimafia è molto chiara per quanto riguarda il suo giudizio sul proibizionismo: nel gennaio 2015 riferisce «senza alcun pregiudizio ideologico, proibizionista o anti-proibizionista che sia, si ha il dovere di evidenziare a chi di dovere, che, oggettivamente, e nonostante il massimo sforzo profuso dal sistema nel contrasto alla diffusione dei cannabinoidi, si deve registrare il totale fallimento dell’azione repressiva»; inoltre sottolinea gli effetti che «la depenalizzazione avrebbe in termini di deflazione del carico giudiziario, di liberazione di risorse disponibili delle forze dell’ordine e magistratura per il contrasto dei fenomeni criminali e, infine, di prosciugamento di un mercato che, almeno in parte, è di appannaggio di associazioni criminali agguerrite».
E pensare che di esempi virtuosi ce ne sono, come il caso del Colorado che ha liberalizzato la Marijuana nel 2014 e, tra le altre cose, ha fatturato solo nel primo anno circa 700 milioni di dollari e ha diminuito il costo penitenziario. Gli economisti Ofria e David, basandosi sul Dipartimento dell’amministrazione penitenziaria, hanno stimato che in Italia si potrebbero tenere in cassa quasi 575 milioni di euro. Aggiungendovi i guadagni derivanti da un’imposta sulla Cannabis pari a quella che pesa sui tabacchi (tra i 5,2 e 7,9 miliardi di euro in base alle stime sui consumatori) si perverrebbe alla strabiliante oscillazione tra 5,8 e 8,5 miliardi di euro che lo Stato Italiano potrebbe guadagnare in un solo anno!
Ci tengo a sottolineare che mi discosto da una scelta per la legalizzazione o liberalizzazione basata su presupposti meramente economici per motivi che ora − però − non abbiamo lo spazio per discutere ma che non influiscono su questa breve analisi.
Parliamo ora di salute. Per decenni la Marijuana è stata descritta come una sostanza quasi diabolica (basta cercare qualche locandina americana degli anni ’30-’40 per rendersene conto). Innumerevoli studi autorevoli di altrettanto vari Ministeri, enti, Università, Dipartimenti, ricercatori e dottori hanno dimostrato come la Cannabis intervenga positivamente nel nostro organismo. In particolare due dei suoi principi attivi, il THC (delta-9-tetraidrocannabinolo) e il CBD (cannabidiolo), sono relazionati alla soluzione o attenuazione di varie patologie come sclerosi multipla, lesioni del midollo spinale, nausea causata da varie terapie come chemioterapia e radioterapia, mancanza di appetito nella cachessia, anoressia o nei pazienti oncologici, effetto ipotensivo nel glaucoma, sindrome di Gilles de la Tourette e molti altri, come è visibile anche nel sito del Ministero della Salute italiano.
Nonostante ciò, ogni volta che un dibattito pubblico o parlamentare prende vita, ci si scontra contro un muro di inesperienza, ignoranza e scherno; e l’effetto sulle risorse informative dei cittadini è angosciante.
Ognuno può fare la sua scelta, ma deve avere i mezzi per compierla in maniera consapevole invece di poche frasi fatte e malsani luoghi comuni che purtroppo sono difficili da debellare. Basti pensare alla polemica legata ai vaccini.
Negli ultimi tempi osserviamo la totale perdita di fiducia nella comunità scientifica e non sappiamo dove questa situazione potrebbe portarci, ma qualche domanda dobbiamo porcela. Un buon inizio sarebbe produrre − finalmente − una legislazione coerente e completa in materia di Cannabis, che lasci spazio alla libera scelta invece che impedire a prescindere e senza fondamento alcuno il consumo di una sostanza che l’umanità utilizza dall’alba dei tempi.
Sono consapevole che ci sarebbe molto altro da dire e da analizzare, ma ho preferito approfondire solamente due aspetti − economico e salutare − che sono solitamente i più dibattuti.
Massimiliano Mattiuzzo
[Immagine tratta da Google immagini]