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Christopher Lee – Il volto dell’orrorismo

La filosofa Adriana Cavarero in una delle sue ultime pubblicazioni ha coniato il termine “orrorismo”, inserendolo in una brillante riflessione sulla violenza nel mondo contemporaneo. Se nell’immaginario collettivo infatti, il terrore rimanda etimologicamente alla fenomenologia della paura e alla minaccia di una morte imminente, l’orrore indica invece una violenza che genera ripugnanza, in quanto eccede l’omicidio stesso, implicando la sfigurazione del corpo della vittima e la conseguente distruzione della singolarità della sua esistenza. L’orrorismo, secondo la teoria sostenuta da Adriana Cavarero, marca dunque uno spostamento dell’attenzione dal carnefice alla vittima. Si tratta di un discorso applicabile anche al mondo del cinema. Se ci pensate un attimo infatti, noterete che il genere horror si chiama così perché produce a suo modo una violenza visiva e psicologica sullo spettatore, inducendolo a provare sentimenti di panico e terrore.

Il cinema del Novecento ha avuto la peculiarità di associare i nomi di grandi attori non a dei film, ma a dei veri e propri generi creando così delle maschere attoriali (da Charlie Chaplin nella commedia, a Cary Grant nei gialli di Hitchcock, passando per i nostrani Totò e Massimo Troisi, per fare solo alcuni esempi). Nel genere horror di metà Novecento, la grande industria hollywoodiana ha raggiunto i suoi apici grazie ad alcuni interpreti del calibro di Lon Chaney, Boris Karloff, Vincent Price e Christopher Lee. Proprio lui, considerato l’ultimo grande esponente ancora in vita di quella generazione, si è spento nelle scorse ore all’età di 93 anni. Una scomparsa che ha lasciato il mondo del cinema in un grande rammarico per aver perso colui che era considerato come l’ultimo vero Dracula cinematografico, degno erede dell’inarrivabile Bela Lugosi. Nella sua carriera Lee ha recitato in più di 200 film e in quasi tutti questi è stato un grande villain (un antagonista) destinato a entrare nell’immaginario collettivo. Dal vampiro della Transilvania che gli diede fama e onori, passando per il ruolo dello stregone Saruman ne “Il signore degli anelli” e arrivando ad essere l’antagonista di James Bond in “007 – L’uomo dalla pistola d’oro”. Una carriera sotto il segno dell’horror. Una vita passata a capire i meccanismi del male cercando sempre di renderli con grande professionalità ed intensità, aiutato di sicuro da un imponente aspetto fisico. Un metro e novantacinque di altezza, occhi scuri e penetranti, carattere ferreo. Il suo volto rimarrà per sempre associato a un genere che con gli anni ha perso sempre più il suo fascino nei confronti del grande pubblico. La grandezza di Lee è però stata quella di saper scherzare con la sua passione per i ruoli oscuri (lo dimostra il film-parodia “Tempi duri per i vampiri”). Un volto, quello dell’attore britannico, che ha saputo dare i brividi a innumerevoli generazioni. E a proposito di questo suo destino nell’interpretare ruoli legati all’orrore diceva: “Per impersonare un cattivo ci vuole molta forza, ma bisogna anche essere in grado di comunicare la tristezza nascosta in chi fa del male”. E lo sguardo di Sir. Lee ha saputo come pochi rendere fino in fondo tutte le sfumature che si celano dietro all’orrorismo.

Alvise Wollner

[Immagini tratte da Google Immagini]

Alvise Wollner

cinefilo, cinofilo, fotosensibile

Classe 1991, anno della capra, vivo tra Treviso e Venezia. Dopo la maturità classica e le lauree in Lettere e Giornalismo a Padova e Verona, ho pensato che scrivere potesse aiutarmi a vivere. Giornalista pubblicista, collaboro dal 2013 con la Mostra internazionale d’arte cinematografica di Venezia e sono redattore del quotidiano online TrevisoToday dal 2015. […]

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