La mia esperienza professionale mi orienta da tredici anni verso la stessa problematica
filosofica, molto aristotelica: il passaggio dalla riflessione alla volontà, dalla volontà alla
deliberazione, dalla deliberazione all’azione. Sostengo, con l’appoggio di prove, che l’approccio della filosofia pratica è più efficace dell’approccio psicanalitico. E sento che questa superiore efficacia trovi radici nella natura del pensiero. Il pensiero produce e maneggia concetti e non immagini: libera l’individuo dal peso diretto delle cose.
Così, Eugénie Vegleris descrive in un articolo la propria esperienza professionale.
La Vegleris, consulente filosofica presso diverse aziende francesi, ha abbandonato l’insegnamento nelle scuole per fare della “fede filosofica” la propria professione, fondando la Filosofia Aziendale.
Interviene, utilizzando la filosofia come metodo di comunicazione, di creazione di progetti e risoluzione di problemi, in molte associazioni francesi, nelle aziende o nei confronti di persone singole.
La Filosofia fa parte della sua vita: cosa significa per lei “filosofare”?
Domanda difficile…filosofare consiste nel cercare il senso di quello che facciamo, viviamo, di quello che ci succede; è ciò che ci permette di essere sempre aperti per costruire il significato delle cose.
Lei ha fatto l’insegnante per molti anni e poi è passata alla consulenza filosofica: qual è stato il suo percorso e cosa l’ha spinta ad intraprendere la consulenza?
In realtà non c’è stata nessuna spinta!
Semplicemente ero disperata dall’insegnamento: avevo insegnato per 10 anni amavo gli allievi, mi piaceva il mestiere, ma non potevo più sopportare la gestione della scuola francese, perché era diventata antifilosofica, perché, per esempio, non dava più la possibilità di uscire dalla scuola con gli allievi per andare al museo, al cinema…e, a mio avviso, la filosofia è e deve essere, un dialogo sul mondo!
Così ho abbandonato l’insegnamento senza sapere cosa fare ma avendo sempre in testa come obiettivo la mia libertà; un giorno ho saputo per caso che c’era un consulente filosofico a Parigi collegato a Gerd Achenbach, il fondatore tedesco della consulenza filosofica, così sono andata a incontrare entrambi e ascoltando quello che loro facevano mi sono detta, senza sapere esattamente cosa fosse la consulenza filosofica, che volevo fare proprio quello!
Man mano, ho tessuto il mio mestiere con l’esperienza, sono un’ autodidatta.
Cos’è la consulenza filosofica?
La consulenza filosofica è l’incontro tra il consulente che ha la fede filosofica, cioè credere assolutamente nell’efficacia del pensiero, e un’altra persona che ha scelto di intraprendere il cammino della conoscenza di se stessa per affrontare le diverse situazioni professionali ed esistenziali.
Lo scopo della consulenza è la libertà dell’altro, facendogli scoprire come può, attraverso la riflessione, superare i limiti superabili e ambire alla propria libertà.
Molti considerano la filosofia astratta e inutile -in Italia la stanno eliminando da molte facoltà-, eppure la consulenza filosofica entra anche nelle aziende: come vengono a coincidere questi due mondi che sembrano opposti?
Sembrano opposti ma non lo sono. La filosofia all’inizio della sua storia era una prassi, Socrate dialogava con diversi professionisti sul senso della loro attività (che cosa è la giustizia? Che cosa è l’educazione? Che cosa è la comunicazione?…) come il lavoro nelle aziende che è una prassi che richiede la decisione, la comunicazione, il management… : tutti i filosofi hanno riflettuto sull’uomo e sul mondo per costruire una politica, una prassi (solo la filosofia di Heidegger non è seguita da una politica ed un’etica). Il primo è stato Platone, più recentemente Hanna Arendt; la tradizione, quindi, prova che la filosofia non era, dunque non è astratta. Lo è diventata per una deviazione universitaria, teorizzandosi sempre di più. In effetti, dopo Cartesio, tutti i filosofi erano professori all’Università e, lontano dall’azione, hanno reso la Filosofia astratta. Più esattamente, I grandi pensatori come Kant, s’interessavano molto all’azione – all’etica ed alla politica. Però, le loro opere erano tanto complesse quando inaccessibili, mentre i pensatori mediocri diventavano astratti per far finta di essere profondi.
La tradizione della filosofia è assolutamente teorico-pratica perché solo il concettualizzare permette di capire la realtà: non è possibile agire sulla realtà senza capirla.
Poiché la filosofia è un approccio di concettualizzazione della realtà, essa è anche un mezzo per trasformare la realtà. Di conseguenza, la consulenza filosofica diventa la concretizzazione pratica della filosofia.
Etica nell’azienda: il filosofo come riesce ad introdursi in un ambiente che non rispecchia la propria moralità?
L’impresa non è etica, è perfino amorale, non le importa la moralità perché quello che le interessa è il profitto. Tuttavia, le persone che ci lavorano, non sono tutte sottomesse all’ideologia del profitto. Il consulente filosofico approfitta dei direttori che sono convinti della necessità di riflettere e di camminare con il pensiero e non con il calcolo per introdurre la sua attività. Una volta all’interno dell’azienda, il consulente filosofico può agire in accordo con se stesso e, in caso di disaccordo etico, il suo dovere è di andarsene via.
Perché un dirigente di azienda dovrebbe scegliere un filosofo?
Le ragioni sono diverse.
Primo, per curiosità: ho iniziato a fare questo mestiere nelle aziende perché un direttore era curioso di vedere quello che io potevo fare per la sua impresa.
Secondo, per disperazione: succede che ci sia in azienda un problema che nessun consulente classico è riuscito a risolvere e per disperazione il dirigente può pensare che forse il consulente filosofico potrebbe affrontare la difficoltà. In effetti, il filosofo, che non pensa né agisce per schemi prestabiliti, riesce meglio di un consulente/councelling a gestire l l’insolito o/e l’imprevisto.
Terzo, per la simpatia verso la filosofia: molti dirigenti hanno studiato la filosofia e la considerano utile, questo è molto favorevole per potersi introdurre nell’ambiente.
Esiste un metodo universale per la consulenza filosofica?
Credo di no, ogni consulente fa alla sua maniera.
C’è, però, un’etica comune: lo scopo del consulente filosofico non è quello di fare soldi ma di essere utile senza sottomettersi all’ideologia dell’impresa che è assolutamente criticabile.
Devo aggiungere che l’impresa mi sembra essere un laboratorio molto interessante per osservare il mondo attuale: trovandosi al centro del mondo che cambia senza pausa, l’impresa è costretta a adattarsi ai cambiamenti mentre le scuole rimangano ancora pure teorie. L’impresa è un luogo attraversato da numerose tensioni e dalle tensioni può sempre nascere qualcosa di nuovo. I progressi nascono dalle crisi -questa è la mia scommessa.
Lei ha il suo metodo di consulenza?
Sì, ho delle linee guida, però poi improvviso rispetto all’ambiente, alla situazione, alle persone…
Questo mestiere mi fa sentire libera perché ho la fede filosofica nelle viscere e so che le persone sono ricche di idee; il consulente agisce sempre in una situazione precisa in cui le persone sono coinvolte e quindi interessate al successo del colloquio con il consulente filosofico. Per questo motivo il filosofo non è mai solo ma è sempre aiutato dalle persone che lavorano con lui!
La consulenza funziona proprio nella reciprocità e questo l’arricchisce.
In Italia la consulenza filosofica non è molto diffusa e ci si affida più agli psicologi, mentre negli USA la figura del consulente è molto richiesta; perché c’è questa diffidenza verso il filosofo in Europa?
Credo che l’Europa sia troppo attenta e sottomessa ai suoi pregiudizi e non sia abbastanza aperta.
Negli USA quando una cosa funziona, viene replicata immediatamente per la sua efficacia, mentre in Europa bisogna prima verificare l’efficacia, poi provare e infine decidere, gli USA provano subito e se va bene continuano, altrimenti smettono: il declino dell’occidente consiste, secondo me, nella diffidenza verso le novità.
Lei afferma che la consulenza filosofica dia libertà all’interlocutore, quella libertà che si prova studiando la filosofia, essendo una ‘disciplina’ che apre la mente a 360 gradi. Questo viene colto nelle aziende dopo che svolge i colloqui?
No. Purtroppo, questo non succede nelle aziende perché l’uso della filosofia nell’azienda è limitato alla chiarificazione e/o risoluzione di una situazione. Quindi la consulenza filosofica presso le imprese non può aprire la mente a 360 gradi! Ciò nonostante, chi percorre il sentiero della consulenza scopre la bellezza della filosofia e, chi sa, un giorno, fuori dalla azienda….
Quindi secondo lei la filosofia riuscirà mai ad avere l’attenzione che merita nella nostra società?
Questo dipende solo da voi giovani perché credo che il futuro sia solo vostro; e vostro deve assolutamente essere, dunque, il compito di valorizzare e promuovere filosofia. Obiettivo arduo perché la società crede di non aver bisogno della filosofia, crede che la globalizzazione possa farsi così, senza alcuna riflessione. Ma io sono convinta che voi giovani abbiate la possibilità di cambiare le cose.
Comprende per agire, così potremmo riassumere la finalità che si cela dietro l’esperienza della consulenza filosofica di Vegleris.
Comprendere inteso come prendere coscienza di sé, integrando e appropriandosi di ciò che abbiamo di fronte nella nostra vita o in diverse situazioni, ciò che è esterno e estraneo a noi stessi.
Nel momento in cui qualcuno comprende quest’ultimo intraprende qualcosa di nuovo, agisce in vista di un fine, un obiettivo o di un progetto, che sia all’interno del mondo aziendale o semplicemente all’interno della propria vita.
La consulenza filosofica risponde al bisogno vitale di senso, offrendo gli strumenti mentali per un uso efficace del pensiero, pensiero che diventa “dialogo dell’anima con se stessa”; offre uno spazio di dialogo, il cui nucleo è l’uomo come insieme di pensiero, emozione e azione e dove consulente e consultato sono alla pari.
Come esperto nell’interpretazione delle visioni del mondo, il consulente filosofico aiuta i consultanti a scoprire i diversi significati che sono contenuti nei loro modi di vita ed esamina criticamente quegli aspetti problematici che rappresentano le loro difficoltà.
Ran LAHAV
La consulenza filosofica come reale alternativa alla psicoanalisi, nella quale nasce una “relazione”, ed è proprio nel rapporto interpersonale che il discorso filosofico trova una sua realizzazione.
La filosofia insegna ad agire, non a parlare.
Seneca
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