“Durante il mio soggiorno in Nicaragua mi è capitato di vedere una ragazzina miskita vittima di un malocchio. Che tu ci creda o no, i genitori hanno deciso di mandarla presso la nostra struttura perché, secondo la credenza locale, l’unico modo per interrompere il potere che lo stregone ha sulla vittima è quella di spostare quest’ultima in un altro ambiente, facendo perdere i riferimenti spaziali a chi ha messo in atto la stregoneria”.
Con queste parole, accompagnate ad un misto di incredulità ed interesse da parte del sottoscritto, si è aperta la mia chiacchierata con Jessica, cooperante internazionale, all’epoca dei fatti in Nicaragua. Questo è stato anche il mio primo approccio con la complessa, ed allo stesso tempo affascinante, Cosmovisione mesoamericana. I miskito, la popolazione indigena di casa tra Nicaragua e Honduras contemplano, tra le altre, l’esistenza del malocchio e della stregoneria. Da un punto di vista più filosofico, questa Weltanschauung prettamente centroamericana va intesa come lo “studio” dei fenomeni del cosmo e della realtà nella sua completezza. Secondo la Cosmovisione, infatti, il mondo è stato creato da essenze divine, vere e proprie anime sottili che si sono insinuate dentro ad ogni essere terrestre al momento della creazione.
Basata tutta su una dualità di fondo e governata da una ricorsiva “legge” dove ogni cosa fa parte di una coppia, è sostanzialmente una concezione della vita ricca di simbolismo, che racconta e soprattutto spiega il rapporto marcatamente metafisico dell’uomo con la natura, in un’armonia con l’ambiente circostante pressoché totale. Ed è proprio la dualità tra macrocosmo, le potenze divine dell’universo e microcosmo, cioè la vita sulla Terra, a risultare di fondamentale importanza per capire questo antesignano Ponte di Einstein-Rosen, dove spazio e tempo sono collegati per fornire la struttura e la spiegazione necessarie della vita.
L’esistenzialismo di base della Cosmovisione è, per forza di cose, parecchio evidente. Trovare una risposta ai grandi interrogativi della vita, riconducendo sempre il tutto al rapporto tra le creature terrestri e la natura, esalta, oltretutto, ancora una volta il doppio che anima la visione centroamericana. Anche l’uomo, in quanto tale, è parte di questo immenso sistema, governato da forze universali sconosciute; anzi, la sua stessa esistenza, come quella di tutte le altre creature, è dovuta proprio a questo processo. Pienamente in linea con la definizione stessa di Cosmovisione e con il suo interessante modo di vedere ed intendere il mondo intero, l’influenza che questa rappresentazione ha sulla vita delle persone ha effetti davvero pesanti, positivamente o negativamente che sia.
La storia della ragazzina col malocchio è uno dei tanti esempi di quella che, in lingua miskito, viene definita grisi siknis, una forma di psicosi collettiva. Si tratta di una sindrome contagiosa legata alla cultura, in questo caso a quella mesoamericana. All’interno di questa “crazy sickness”, della quale sembrano soffrirne solo giovani donne e ragazze, si riscontrano una serie di disturbi somatici e psichici che acquistano un significato particolare solo ed esclusivamente in un determinato gruppo etnico. Situazioni simili possono avere conseguenze inimmaginabili, considerando che, in questo caso, il malocchio si è manifestato anche con un attacco di convulsioni, digrignamento dei denti e l’impossibilità di articolare le parole. Vista la situazione, la vittima è stata accompagnata prima al pronto soccorso e poi, su consiglio della stessa struttura ospedaliera, indirizzata ad uno sciamano locale, perché ognuno ha un suo ambito di competenza. In casi come questo, allucinazioni visive ed uditive sono certamente l’opera di spiriti maligni che hanno preso possesso della malcapitata vittima, portandola ad uno squilibrio del quale è ritenuto, solitamente, responsabile uno stregone malvagio. Il fatto che in Nicaragua ci sia una relazione vera e propria tra “medicina occidentale” e sciamanesimo è probabilmente la prova empirica e definitiva di come il loro sistema di credenze faccia sempre e comunque riferimento al dualismo di fondo già citato, per dare un senso ai fenomeni e alla realtà che li circonda.
Ed è proprio la realtà che ci circonda ad essere messa, ultimamente, in discussione. I grandi problemi odierni non riescono a trovare una comunità di intenti, creando anzi divisioni e soprattutto fraintendimenti. Attingendo a piene mani dalla fonte della cosmovisione centroamericana, dovremmo adottare una visione totale per spiegare la nostra esistenza, rapporto con la natura compreso. Riscoprendo quanto la nostra vita sia legata a doppio filo con quella di Gaia/pianeta Terra, riusciremo forse a non darci troppo per scontati e a remare tutti nella stessa direzione, proprio come gli sciamani ed i medici mesoamericani, facce contrapposte della stessa medaglia.
Milo Salso
Nato a Venezia nel 1987, si laurea in psicologia sociale e del lavoro a Padova. Dal 2015 lavora e risiede a Vienna, dove si occupa di marketing e di project management. Avido lettore, nel tempo libero crea cruciverba a tema libero.
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