La cultura non è morta, la cultura è in crisi nel nostro Paese.
Paradossale visti gli innumerevoli siti archeologici sparsi per l’Italia, vista la storia che ci contraddistingue, visti i popoli che hanno abitato il Bel Paese.
Pompei ne è l’esempio più eclatante: distrutta una prima volta dalla natura con l’eruzione del vulcano nel 79 dC e lasciata morire oggi, dalle Istituzioni, da uno Stato che non è mai riuscito a prendersene cura a dovere -o non ha mai voluto-.
La città di Pompei venne fondata intorno all’VIII sec aC dal popolo degli Osci. Nell’80 aC, in seguito alle prime conquiste romane divenne colonia di Roma, ma nel 79 dC la tragedia: l’eruzione. Dopo circa 1700 anni, la città riemerse grazie ad alcuni uomini durante la bonifica del Sarno: la città era pietrificata e con essa i suoi abitanti, la sua storia, il tempo sembrava essersi fermato in quel 79 dC.
Gli scavi e gli studi sono proseguiti per riportare alla luce un’epoca meravigliosa ed una città splendida, eppure nessuno mai ha avuto una volontà così forte da mettere a disposizione i fondi davvero necessari per il mantenimento e così ora gli scavi di Pompei, che attirano ogni anno milioni di turisti, si trova nel degrado più totale, cadendo a pezzi.
La cultura è considerata quasi un optional che se ce l’hai benissimo ma se manca ‘chi se ne frega’ si va avanti ugualmente: invece no, cari amici delle Istituzioni, non si va proprio da nessuna parte senza preservare il patrimonio più importante per un popolo, che racchiude tradizioni, storie, traguardi.
La società di massa non vuole cultura, ma svago.
Hannah Arendt, La crisi della cultura, 1961
Eppure ce l’ha insegnato anche Hegel che
egli [l’uomo] non è per natura ciò che deve essere,
e perciò gli occorre la cultura, la cui essenza, per Hegel, consiste nella sua universalità che altro non è se non la determinazione essenziale della razionalità umana.
L’essenza della cultura umana è quella di essere essenza spirituale universale, perché chi si abbandona alla particolarità non è colto.
La cultura come innalzamento all’universalità è dunque un compito dell’uomo, che esige il sacrificio della particolarità all’universale. […]
Gadamer, Il concetto di cultura nella Propedeutica hegeliana
Questo concetto di universalità della cultura a discapito del mero particolare che ci rende capaci di ciò che dobbiamo essere non sembra essere giunto alle orecchie di chi dovrebbe preservare la cultura.
Proprio in La crisi della cultura nella società e nella politica del 1961, Hannah Arendt propone il giudizio come mezzo per aiutare la politica a decidere quale azione intraprendere nello spazio pubblico, quali gli obiettivi: in tal modo il giudizio diviene
la abilità di vedere le cose non solo da un proprio punto di vista, ma dalla prospettiva di tutti coloro cui accade di essere presenti.
Un’abilità che sicuramente ieri ed oggi è mancata e manca.
Un’abilità che dobbiamo recuperare in fretta per non permettere al nostro passato di scomparire.
Valeria Genova
[Immagini tratte da Google Immagini]