Home » Rivista digitale » Filosofia pratica » Attualità » Destino vs Libertà?

Destino vs Libertà?

 

Non c’è scampo. Ogni qualvolta le nostre vite vengono travolte dagli imprevisti, ecco che ricadiamo nella rete del destino. Tutto ciò che va al di là dei nostri programmi e che non è in nostro potere controllare e prevedere, spesso viene associato a quell’irrazionale e inspiegabile sorte che accompagna come un’ombra le nostre vite e che, nei casi più tragici, non dà proprio pace.

Se esiste davvero ab origine un disegno, un progetto di vita per ciascuno di noi, siamo davvero padroni delle nostre azioni?C’è qualcosa d’altro che premeditatamente potrebbe delineare un percorso alla nostra esistenza?Ma allora, in questo caso, che cos’è questo qualcosa e come liberarci dalla schiavitù?

Spesso, quando una relazione giunge al termine, sono solita sentir dire: era destino che finisse.

Non ci rendiamo conto però del peso che un’affermazione come questa potrebbe avere per la condizione umana, tanto da farci sfuggire di mano ciò che necessariamente dovrebbe caratterizzarla: la libertà.  Darla vinta al destino, comprometterebbe di fatto la substantia individuale.

Di che cosa è fatta allora questa substantia, questo sostrato che ci avvolge e che nutre la vita di ognuno di noi? Può questa natura ultima costituire un elemento necessario e imprescindibile alla vita e, allo stesso tempo, qualcosa che noi scegliamo, che vogliamo diventare e che accettiamo ogni giorno come nostro?

Ciò che ci caratterizza in modo essenziale come individui dotati di razionalità è la volontà di poter prendere una decisione in ogni circostanza della nostra vita, di poter essere liberi dunque di scegliere quale percorso seguire.

Un pensatore che cambiò radicalmente il modo di vedere la storia personale e che si liberò dalle catene della tradizione e del pensiero classico fu Friedrich Nietzsche.

Le seguenti parole, tratte da Così parlò Zarathustra, le ritengo efficaci per comprendere la svolta che introdusse:

«L’uomo è una corda tesa tra l’animale e il Superuomo, una corda al di sopra di un precipizio. Pericolo passare al di là, pericolo la traversata, pericolo il guardare indietro, pericolo rabbrividire e fermarsi. La grandezza dell’uomo sta in questo, che egli è un ponte e non uno scopo: ciò che può farlo amare è il fatto che egli è un passaggio ed un tramonto».

L’uomo è un ponte, un viaggio la cui meta risulta inesistente; o meglio, un percorso la cui meta è il viaggio stesso. Ognuno di noi deve decidere giorno per giorno che cosa fare della propria vita, come muoversi: solo noi possiamo essere i veri padroni della nostra esistenza esprimendo pienamente la libertà d’essere, di esistere.

Nietzsche considerava l’amor fati come massima espressione della volontà di potenza, dunque, della volontà di vivere: con questo termine latino, tuttavia, egli non innalzava l’altare dell’accettazione del fato inteso come progetto prestabilito a cui ciascuno è destinato e dal quale non c’è via d’uscita; al contrario, l’amor fati rappresenta l’amore e la pretesa di decidere ogni giorno per la vita, l’unico modo per proclamare l’attaccamento alla propria terra, alla propria essenza: la libertà di essere se stessi e di divenire ciò che si vuole essere.

“Divieni ciò che sei” è un’esortazione che Nietzsche riprende da Pindaro e con la quale vuole lanciare un messaggio nuovo: l’uomo nietzschiano viene stimolato a ricercare in se stesso le risorse necessarie per decidere il proprio futuro; egli, infatti, riprendendo un’espressione eraclitea è pòlemos, materia vivente e diveniente, mai uguale a se stessa. E’ questo il più profondo significato dell’eterno ritorno del Superuomo: si diviene tali, solo se si è disposti a decidere ogni giorno di se stessi e per se stessi; solo se si rinuncia ad una visione escatologica della vita, per sprofondare completamente nel qui e ora, nell’istante presente in cui ogni giorno vengo chiamato a dire di sì.

Ogni cosa torna, sì, ma siamo noi a darle una piega diversa, una vita rinnovata.

 Albert Camus sostenne che:

Creare è dare forma al proprio destino.

Nessun disegno divino, dunque. Nessun progetto prestabilito. Solo noi siamo artefici di ciò che vogliamo diventare; all’interno di ognuno ci sono le energie e le risorse necessarie per affrontare la vita e i suoi ostacoli. Ci resta solo imparare a conoscerci, maieuticamente, ogni giorno, affrontando il presente, senza rifugiarci un un rassicurante luogo comune che con ciò che siamo, ha ben poco a che vedere.

Sara Roggi


[Immagini tratte da Google Immagini]

Gli ultimi articoli

RIVISTA DIGITALE

Vuoi aiutarci a diffondere cultura e una Filosofia alla portata di tutti e tutte?

Sostienici, il tuo aiuto è importante e prezioso per noi!