La guida intergalattica per autostoppisti è il libro più venduto dell’universo. Il motivo è semplice: costa poco e soprattutto mostra la scritta DON’T PANIC! sulla copertina. Si tratta di un monito da tenere sempre presente, rassicurante e prioritario rispetto a tutti gli altri, anche rispetto alla sezione dedicata all’asciugamano1. Tutti noi abbiamo provato il panico almeno una volta nella vita ma a meno che non siamo avventurieri alla Indiana Jones o autostoppisti galattici che devono sfuggire alla distruzione della Terra, avremo per lo più a che fare con una sua versione un po’ diversa: un panico centellinato, instillato nella nostra mente goccia dopo goccia senza che quasi ce ne accorgiamo e che ci spinge ad azioni sconsiderate.
Hate speech sui social; servizi giornalistici e pseudo-tali; poco tempo per rilassarsi, pochi likes per essere soddisfatti; bombe lontane dagli echi vicini; cospirazioni, complotti e dietrologie; microchip attivati subdolamente da vaccini nascosti nei fish‘n’chips di scarsa qualità; relazioni umane complicate a partire dai fidanzamenti fino alle relazioni internazionali. Non sappiamo più dove sentirci al sicuro in un marasma universale del quale ci sfugge il senso. Forse siamo noi ad essere rimasti indietro rispetto al mondo, ma siamo impauriti e scontenti dalla sua complessità sempre maggiore: il mezzo di difesa più istintivo risiede nel nostro potere di conferire uno scopo, una verità alle cose intorno a noi.
È vero che è nella nostra natura cercare spiegazioni per ciò che non si conosce: è il modo in cui controlliamo la realtà circostante; una sorta di disturbo ossessivo-compulsivo impiantato geneticamente dentro di noi e che siamo restii a condividere con altre specie. Questa tendenza inventiva e immaginativa è stata fonte di incredibili rivoluzioni di pensiero e altrettanto incredibili strafalcioni. È un potere da utilizzare con molta responsabilità e con l’atteggiamento giusto. I problemi sorgono principalmente quando ci distacchiamo eccessivamente dalla realtà di partenza nello sforzo di definirne l’origine, l’archè; d’altronde, quando si è ansiosi ci si irrigidisce razionalmente ed emotivamente, cercando di liquidare il problema in fretta.
Piuttosto che cercare smaniosamente la risposta al senso della nostra vita e dell’universo per un nostro benessere momentaneo – per dovere di cronaca, la risposta è «42»2 – dovremmo riflettere sulla citazione di Douglas Adams: «Amo le scadenze, amo il rumore che fanno quando mi sfrecciano accanto». Lasciamoci scivolare addosso la tensione di una risposta immediata e l’illusione di una salvezza personale pre-confezionata. Se per di più la scienza ci dice che il Tempo, per come è concepito nella quotidianità, è una mera illusione e “l’ora di pranzo”, dunque, è una doppia illusione3, allora forse è davvero il caso di calmarci e spostare lo sguardo sul senso delle nostre domande, piuttosto che crearci delle risposte.
Per parafrasare l’Oracolo di Delfi, dovremmo forse conoscere un po’ più noi stessi e darci un po’ più di tono piuttosto che un significato specifico. Tenere botta giorno dopo giorno dando il giusto peso alle dinamiche in atto ci permette di applicare i nostri criteri e giudizi, ed evitare le risposte vuote di contenuto critico, emotivo e valoriale. La vera ricerca implica la partecipazione dei soggetti e della loro soggettività, e procede di pari passo alla comprensione delle domande formulate4. Per carità, ognuno poi è libero di stuzzicare il proprio ego e sfondare nella storia dell’umanità fondando la religione del momento, scovando il dio più opportuno, o col presunto panino più buono del mondo, ma non scordiamoci quante sorprese possa nascondere questo universo che tanto pretendiamo di capire fino in fondo.
Un giorno potremmo scoprire che sono i topi la specie dominante e che noi siamo le loro cavie; che i delfini, con i loro salti e piroette, stavano cercando di avvertirci di una catastrofe planetaria imminente; che ci sono alieni che scrivono poesie peggiori delle nostre. Cose che riteniamo impensabili ma considerate le stranezze che possiamo
incontrare anche solo mettendo un piedino fuori dal nostro sentiero abituale: non sono che un assaggio dell’improbabilità di cui è pregno il nostro universo, come gli adroni che ruotano intorno ai nuclei degli atomi o una balena che cade nel cielo. Tutto è improbabile, ma niente panico!
Matteo Astolfi
NOTE:
1 «L’asciugamano, dice, è forse l’oggetto più utile che un autostoppista galattico possa avere».
2 D. Adams, Guida galattica per gli autostoppisti, Ed. Mondadori 2012.
3 Ibidem.
4 È il motivo per il quale la domanda fondamentale, grazie alla quale è stata data la risposta fondamentale (Il risultato del senso della vita è 42), è stata trovata grazie ad un sofisticatissimo computer chiamato Terra.
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