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Famiglia tra ieri e oggi

Davanti alle nuove frontiere di carattere sociale in passato mi è capitato spesso di prendere decisioni piuttosto drastiche.
E’ accaduto anche in relazione al tema della famiglia, un argomento oggetto di lunghi dibattiti tra tradizionalisti e ‘genderiani’ che, dietro il loro voler essere intellettuali, nascondono entrambi tanto estremismo e pregiudizio.

Molte persone cercano l’opinione da vetrina, quella da sfoggiare se nella classica conversazione del più e del meno compare la domanda a bruciapelo: “Tu che cosa ne pensi?” Per alcuni anni posso confermare di averne fatto largo uso, e nello specifico ripetevo sempre la stessa cosa: gli omosessuali dovrebbero potersi sposare, ma per crescere un figlio ci vuole un padre e una madre.
Coscienza pulita, conversazione salva e archiviata.

Volgendo il mio interesse sempre più verso gli studi storico-antropologici ho progressivamente immerso la riflessione su persone, categorie, comportamenti e fenomeni sociali. La mia curiosità in tutto questo reclamava maggiori quantità di informazioni.
Iniziava l’ossessionata ricerca alle conclusioni profonde e dopo aver trovato quelle relative alla famiglia cambiai nettamente la mia opinione.
Gli aggettivi ‘tradizionale’ e ‘naturale’ sono incompleti e usati impropriamente. Ma andiamo con calma e vediamo il perché.

Articolo 29 della Costituzione:

“La Repubblica riconosce i diritti della famiglia come società naturale fondata sul matrimonio.”

La famiglia non ha sempre avuto le caratteristiche che oggi diamo per scontate, inizialmente si riferiva all’insieme di sottoposti, ovvero moglie, figli, servi o schiavi, protetti… insomma tutti coloro che direttamente o meno avevano un legame con il pater familias, generalmente il membro più anziano del gruppo con o senza prole, che esercitava su tutti un potere illimitato: la patria potestas. Nel tempo cambiò forma, restò patriarcale ma assunse una forma sempre più gerarchizzata e
sfaccettata, livellandosi solo recentemente con la parità giuridica tra uomo e donna. Non dimentichiamoci che l’articolo 587 del Codice Penale, il famoso delitto d’onore, venne abolito solo nel 1981.

La famiglia è quindi nata all’interno di una gamma di strumenti necessari ( ma non esclusivi ) ad ordinare la vita, ha una sua funzione sociale ed è stata creata dall’Uomo… di naturale ha solo l’ideatore, ma non la forma standard che tutti noi conosciamo, poiché comparsa solo negli anni ’70-’80 del XX secolo. Allo stesso modo il matrimonio è un artificio, in cui al centro vi è un’anima contrattuale attorno alla  quale, sempre con il tempo dettato dalla Storia, si è sviluppato un insieme di rituali religiosi e consuetudinari. Per moltissimo tempo restò comunque un accordo di carattere economico o politico tra i padri degli sposi, al posto del parroco vi era un notaio e solo in un secondo momento, decisamente marginale, entrava in gioco il classico celebrante clericale.
Tradizionale è un termine quindi un po’ vago per definire famiglia, se dovessimo prenderlo alla lettera dovremmo dimenticare molti successi sociali raggiunti negli ultimi anni e accettare una condizione che affonda le sue radici nella figura del marito-padrone e della moglie-serva, o nella poligamia ufficiosa praticata, nel tacito comune assenso, dal marito. Sarebbe senza dubbio una forte scelta coraggiosa, alla quale però personalmente non aderirei.

Alla luce dell’immenso relativismo storico-sociale, e dal mosaico di casistiche che ci raccontano di figli abbandonati a loro stessi, di padri violenti o di genitori assenti, è difficile dal mio modesto punto di vista poter giudicare negativamente – perché non ‘tradizionale’ – una coppia omosessuale che, non avendo figli, decide di costruire una famiglia basata su quel complesso sentimento chiamato amore.

Inoltre, trovo difficile, poter affermare che la famiglia classica è l’unica depositaria della naturale felicità.
Oggi le imposizioni gerarchiche, la patria potestas e la famiglia come ‘Stato in miniatura’, sono caratteristiche scomparse dal nostro immaginario collettivo, ma dall’altra parte sembra che manchi il coraggio di fare quel passo che ci conduce nella nuova interpretazione della realtà.
Passo che prevede anche la precarietà di un equilibrio apparentemente ancestrale, sebbene figlio di interminabili assestamenti.
Un dato di fatto è che alcune persone, pur vivendo nel pieno rispetto della legge, cercano il riconoscimento di alcuni diritti giuridici fondamentali non ancora riconosciuti, a differenza del diritto di libertà di opinione, garantito costituzionalmente nonostante la minaccia del pensiero unico.
Pare che lo scontro sia comunque molto distante dalla risoluzione.
Probabilmente gli ingredienti mancanti rimangono la comprensione e il rispetto, dimenticati troppo a lungo nel furore della pòlemos ideologica che attanaglia i giorni della nostra traballante contemporaneità.

 

Alessandro Basso

Sono nato a Treviso nel 1988, nel 2007 ho conseguito il diploma triennale in grafica multimediale e pubblicitaria all Centro di Formazione Professionale Turazza di Treviso; dopo aver lavorato alcuni anni, ma soprattutto dopo un viaggio in Australia, sono tornato sui libri e nel 2013 ho conseguito il diploma di maturità al Liceo Linguistico G. Galilei di Treviso. Attualmente sono laureando in Storia e Antropologia all’Università Ca’Foscari di Venezia.
Mi piace molto leggere, senza tuttavia avere un genere preferito; i miei interessi spaziano dalla cultura umanistica alla sociologia, e in certi ambiti anche alla geologia.

[immagini tratte da Google Immagini]

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