“Il Signore Dio diede questo comando all’uomo: di tutti gli alberi del giardino tu puoi mangiare ma dell’albero della conoscenza del bene e del male non devi mangiarne, perché, nel giorno in cui tu te ne cibassi, dovrai certamente morire”1…
“Ma il serpente disse alla donna: “Voi non morirete affatto!” Anzi. Dio sa che nel giorno in cui mangerete, si apriranno i vostri occhi e diventerete come Dio, conoscitori del bene e del male”2.
Un divieto imposto a priori e una tentazione che, come un vento leggero, rinvigorisce un fuoco già acceso: così sembra procedere il racconto biblico di Adamo ed Eva, primi peccatori e ultimi dogmatici.
La scelta effettuata da Eva rappresenta una straordinaria svolta nella “storia umana” e nella concezione che da essa ne deriva: l’uomo sceglie infatti volontariamente di tendere al peccato più grande e affascinante, cercando di raggiungere l’albero del bene e del male.
In questo passo della Bibbia, si assiste ad una sorta di nascita allegorica della Filosofia come tendenza umana alla fuga verso tutto ciò che è imposto e che appare assolutamente certo: i personaggi, soggetti apparentemente nudi nella carne e nello spirito, dubitano di Dio stesso, della verità che sembrerebbe essere incontrovertibile, e scelgono di imboccare la strada del dubbio, assai più ripida e ben più pericolosa.
E da lì in poi, da quel fatidico giorno di storie lontane e di visioni allegoriche, l’uomo scivola verso l’abisso più profondo, la dimensione dell’incertezza, in cui ogni posizione apparentemente certa è in realtà un filo sottile o un terreno instabile da cui fuggire: ed è proprio nel suo “andare oltre”, scacciando il dogma, che risiede la grandezza di un uomo nuovo, consapevole di se stesso e della propria capacità di esercitare il dubbio.
Adamo ed Eva scelgono infatti di coprire il proprio corpo: non sono personaggi in preda al pudore e alla vergogna, ma dimostrano invece di essere dei soggetti nuovi che hanno maturato una nuova visione di sé… L’individuo si spoglia della verità certa e inconfutabile, capace di celarla persino a se stesso e trova quindi il coraggio di osservarsi, scoprendo, con differenti occhi, di essere fragile, nudo.
Ed è proprio dalla morte della certezza, dallo stupore verso il mondo, dalla meraviglia, dal timore di sé e della voglia di scoprirsi veramente che nasce la Filosofia e che sembra emergere una nuova vita, non già edificata, ma da costruire, pezzo dopo pezzo.
Continueremo a costruire incessantemente la nostra esistenza, la nostra scala, poi faremo qualche passo indietro e osserveremo la nostra creazione, chiedendoci se in fondo non sia tutto il gioco di un bambino che crea e immediatamente distrugge, perché è nella creazione e nella costruzione che risiede tutto il suo divertimento.
Forse è anche questo il destino dell’uomo, perennemente bambino: edificare teorie ed edifici, distruggerli e poi creare nuova vita.
Costruire pensieri e abbatterli.
Costruire se stessi e mettersi radicalmente in discussione: perché senza fine non c’è inizio e senza caduta non c’è sollevamento.
Probabilmente però, una scala debole e instabile, resisterà alla distruzione e consentirà all’individuo di tornare a vedere, per qualche istante, il proprio Paradiso.
L’uomo chiederà a Dio di poter osservare per un’ultima volta l’albero del bene e del male, per poter peccare ancora, elemosinando un frutto di dolce conoscenza e di amaro dubbio: e sarà proprio quando le sue mani toccheranno i frutti sacri e maledetti che inizierà nuovamente la sua caduta.
Questa volta si chiederà però se quei frutti siano mai maturati e se Dio sia realmente esistito al di fuori della propria mente: nessun urlo durante la caduta, solo il rumore di insostenibili pensieri.
Gabriele Iacono
Gabriele Iacono è uno studente di diciotto anni: ha collaborato con “Bravi Autori” e “Archivio Immaginazione”, partecipando inoltre ad alcuni concorsi di scrittura e alla pubblicazione di numerose antologie di racconti.
Oggi è articolista presso il giornale online “Il Post Scriptum” e recentemente ha pubblicato il suo primo libro, intitolato “Eterni Prigionieri”.
NOTE:
1. Genesi 2: 16-17
2. Genesi 3: 4-5
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