Analizzare un tema come quello della pornografia e del suo rapporto con la sessualità non è cosa semplice. È necessario valutare attentamente le sfumature intrinseche a questo fenomeno, cercando di non cadere in facili semplificazioni e moralizzazioni che possono banalizzare un tema che si rivela di estrema complessità.
In che modo la pornografia si rapporta alla sessualità e che cosa la distingue dall’erotismo? La soggettività, l’individualità e il corpo come si presentano nella rappresentazione pornografica?
Spesso si crede che la pornografia sia una sorta di ‘erotismo’ più crudo ed esplicito, mentre tra le due forme di rappresentazione non solo c’è una netta differenza, ma una nega ciò che l’altra afferma. È la sessualità che entra in gioco in modo diverso nelle due forme di rappresentazione.
Michela Marzano ha sottolineato molto bene questo aspetto:
«L’oggetto dell’erotismo è il corpo erogeno: il corpo nel suo insieme in cui si concretizza il desiderio; il corpo reale non riducibile a oggetto parziale di una soddisfazione pulsionale. Quello della pornografia è il corpo-oggetto parziale, un corpo parcellizzato e privo di unità»1.
Da una parte abbiamo un corpo che ha perso la propria integrità, un corpo che diventa quasi un automa, ‘svuotato’ di ogni significato, un ‘pezzo di carne’ che viene semplicemente riconosciuto per il suo utilizzo. Di questo corpo diventato oggetto ci si concentra su singole parti e funzioni organiche, quelle che entrano in scena nella pornografia. In quest’ultima, la sessualità non appare più come un incontro, essa non riconosce la soggettività dell’altro.
Quel che è importante riconoscere e che rappresenta l’aspetto che spesso viene frainteso, è che non si tratta di considerare l’erotismo come una forma ‘dolce’ di sessualità e la pornografia, semplicemente perché più esplicita, come una forma brutale di rappresentazione dell’atto sessuale. Nessuno nega, infatti, quanto la sessualità possa avere di oscuro e violento. Pulsione istintuale e piacere si possono e si devono poter esprimere liberamente, attraverso forme molteplici e diverse. Tuttavia, nell’incontro sessuale la soggettività rimane integra, come qualcosa che non si può annientare, ma al contrario è ciò che più rende autentico l’incontro erotico.
La sessualità si fonda proprio sul pieno riconoscimento di due soggettività che si fronteggiano, che si scoprono nella loro nudità e nella loro fragilità, rivelando e nascondendo al tempo stesso. La pornografia, invece, lungi dall’essere semplicemente una descrizione esplicita dell’atto sessuale, non ha più nulla a che fare con l’incontro e con ciò che è alla base di questo, ovvero il desiderio.
Georges Bataille descrive così l’incontro sessuale:
«L’erotismo dell’ uomo differisce dalla sessualità animale, in quanto mette in questione la vita interiore. L’erotismo è nella coscienza dell’uomo, ciò che mette il suo essere in questione»2.
Nell’incontro sessuale, infatti, vi è sempre uno scarto che permane e che non può essere mai eliminato del tutto: incontro e sperimento attraverso i sensi l’alterità, ma quest’ultima non potrà mai essermi data una volta per tutte e in modo definitivo. È proprio questo che rende la sessualità una scoperta e una ricerca continua dell’altro e che fonda il ‘desiderio’, ciò che mi permette di non distruggere la soggettività che mi sta di fronte rendendola da soggetto semplicemente mera oggettualità a mio uso e consumo.
«La condanna a morte del desiderio messa in atto nella pornografia è perfettamente simboleggiata dall’occultamento del viso»3. Il viso è ciò che più rappresenta la soggettività e l’identità di un essere umano. Anche se nella pornografia la rappresentazione del viso non è completamente assente, è il significato della sua raffigurazione che si modifica. Il viso diventa una parte come un’altra di quel corpo ‘parcellizzato’, reso macchina, una ‘maschera’ che non possiede più caratteristiche umane.
Anche lo spazio e il tempo vengono completamente stravolti nella pornografia. Atti per lo più meccanici e figure stereotipate danno vita a una rappresentazione asettica, fatta di gesti a cui non appartiene più alcun significato e che sono lontani da tutto ciò che di vivo appartiene all’incontro sessuale.
Siamo così sicuri che la pornografia sia una forma ‘liberatoria’ di rappresentazione della sessualità? Non rappresenta piuttosto l’ennesimo riflesso di una società basata sul modello commerciale della transazione e dell’utilizzo che ha fagocitato anche quell’intimità e quel mistero che caratterizzano la sessualità come uno degli aspetti più affascinanti dell’interazione umana?
Greta Esposito
NOTE
1. M. Marzano, La fine del desiderio, p. 12
2. Georges Bataille, L’erotismo, p. 29
3. M. Marzano, La fine del desiderio, p. 37.
[Immagine tratta da Google Immagini]