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Il valore dell’arte nell’epoca del non-fungibile

Il mondo dell’arte è stato sempre in evoluzione ma da qualche anno ormai la produzione artistica sta attraversando una profonda trasformazione legata a un progressivo intreccio di tecnologia, finanza e creatività. In particolare, si sta sviluppando notevolmente il mercato della criptoarte o arte crittografica, una categoria legata alla tecnologia blockchain e alla diffusione degli NFT (non- fungibile token), ossia dei certificati digitali unici e non replicabili che garantiscono l’autenticità e la proprietà di un contenuto digitale, rendendolo così tracciabile e commerciabile su piattaforme decentralizzate. Grazie alla certificazione di unicità e autenticità delle opere, il tracciamento della proprietà e la possibilità di monetizzare dalle vendite secondarie, gli NFT non solo consentono agli artisti digitali di guadagnare direttamente dai propri contenuti, pubblicandoli e vendendoli senza bisogno di intermediari, ma consentono anche di realizzare intere collezioni e progetti complessi intorno all’opera, creando un circolo virtuoso di scambio di valore tra persone interessate e la formazione di comunità intorno all’artista e alle sue opere.
Questa nuova forma d’arte viene ancora vista con diffidenza, ma a poco a poco ha cominciato a diffondersi e ad essere accettata dal mondo dell’arte contemporanea, tanto che negli ultimi anni ci sono state numerose mostre di arte digitale organizzate sia in Italia sia all’estero. Tuttavia rimane aperta una questione: la percezione del valore estetico di un NFT differisce da quella di un’opera d’arte fisica?

Ovviamente non possiamo applicare qui i criteri tradizionali della valutazione estetica e di conseguenza è forse necessaria una riformulazione del concetto di “opera d’arte”.
Innanzitutto bisogna considerare che percepire un’opera d’arte significa fare esperienza dell’opera in un tempo e in uno spazio, all’interno dei quali il soggetto che osserva l’oggetto artistico lo sperimenta uscendo momentaneamente dalla sua quotidianità ed entrando in una sorta di «atteggiamento estetico»1. In altre parole, quando osserviamo un’opera d’arte entriamo in un’altra dimensione costituita da un tempo e da uno spazio differenti rispetto a quelli in cui noi inizialmente facciamo esperienza dell’opera: osserviamo ciò che è rappresentato come se fosse reale “qui e ora”, così come lo era nel luogo e nell’istante della sua creazione ed è su questo essere persistente e permanente dell’immagine raffigurativa che si basa il piacere estetico2. Edmund Husserl chiarifica tale concetto riportando a questo proposito l’esempio di una statuetta di bronzo raffigurante un corridore: il corridore, raffigurato nell’atto di correre in un altro spazio e tempo rispetto a quello dell’osservatore, rimane fisicamente immutato in ogni momento in cui l’osservatore, nella sua dimensione spazio-temporale, lo esperisce. Infatti, «il corridore appartiene a un altro tempo e a un altro spazio. È un’invenzione. Ma la fase temporale a cui appartiene è “presentata” come distaccata, non esiste nel tempo e non è una fase realmente persistente. Al contrario, è precisamente solo una fase, sempre la stessa, ogni volta che la osservo»3. L’atteggiamento estetico corrisponde quindi all’entrata da parte dell’osservatore nella dimensione in cui il corridore sta correndo, pur esistendo e rimanendo nello spazio e nel tempo in cui lo esperisce.
Quindi, quando cerchiamo di definire cosa sia un’opera d’arte, dobbiamo inevitabilmente considerare il suo sfondo, o meglio, il suo orizzonte con la sua particolare dimensione spaziale, temporale e di significato.

È la stessa espressione “opera d’arte” che suggerisce una risposta al quesito iniziale. La prima parola che la compone, “opera”, suggerisce il fatto che l’opera d’arte è una produzione, un artefatto, e che quindi ha dietro di sé un lavoro mentale e pratico fatto da un artista che vuole condividerlo. Tale condivisione è possibile all’interno del «mondo dell’arte», ossia un «mondo circostante», uno «spazio culturale», accessibile tramite l’opera d’arte, in cui si realizza in modo totale e multidisciplinare l’intersoggettività, rappresentata dall’artista che crea le sue opere, dal critico che le giudica e dal collezionista che le acquista4.

Come gli oggetti d’arte tradizionali, anche gli NFT, in quanto identificatori dell’opera d’arte, garantiscono la possibilità di fare un’esperienza estetica, permettendo l’accesso al mondo dell’arte e alle sue relazioni sociali e finanziarie.
È però interessante puntualizzare che tra arte tradizionale e arte crittografica cambia il concetto di “valore” attribuito alle opere: si passa da un valore tangibile a un valore virtuale, principalmente legato all’attività speculativa, basato sull’acquisto del concetto di possedere un oggetto.
Come afferma Beeple, pseudonimo dell’artista digitale Mike Winkelmann: «quello che stiamo vedendo oggi con gli NFT è una rivoluzione che sta cambiando il modo in cui pensiamo alla proprietà nell’arte digitale. Non è più solo un file su un computer, ma qualcosa che ha valore, come un quadro o una scultura»5. 

Acquistare un NFT non equivale ad acquistare la proprietà dell’oggetto digitale associato all’NFT, ma solo un certificato (token) che ne garantisce l’autenticità e la possibilità di esercitare dei diritti su di esso, come il diritto di visualizzarlo o di rivenderlo. Questa transizione dal valore tangibile a quello virtuale ci invita a una riflessione: in un’epoca in cui tutto è facilmente riproducibile, reperibile e acquistabile ricerchiamo l’unicità e l’autenticità.
Ancora una volta l’arte ha realizzato il suo obiettivo principale, cioè stimolare domande e discussioni, proponendo nuove possibilità. Una delle possibili sfide del futuro sarà forse garantire che l’arte possa rimanere un patrimonio condiviso e significativo per tutti, attraverso la ricerca di un equilibrio tra la dimensione speculativa e quella culturale di quest’ultima.

 

NOTE
1. Cfr. E. Husserl, [Text No1, Chap. 2] Phantasy presentation as image presentation, in “Phantasy, Image Consciousness and Memory. Husserliana Collected Works 11”, trad. J. B. Brough, Dordrecht, Springer, 2005.
2. Cfr. Ivi, pp. 20-21.
3. Cfr. E. Husserl, [Appendix LVII] The World of Actual Experience – The Worlds of Phantasy and [Appendix LVIII] On the Theory of Depiction in: Phantasy, Image Consciousness and Memory. Husserliana Collected Works 11. Trans. J. B. Brough. Dordrecht: Springer, 2005, p. 646.
4. Cfr. J. B. Brough, Art and Artworld: Some Ideas for a Husserlian Aesthetic, in R. Sokolowski
(ed.) “Edmund Husserl and the Phenomenological Tradition. Essays in Phenomenology”, Washington D.C.,The Catholic University of America Press, 1988.
5. Cfr. Beeple, Mike Winkelmann, NFTs: The Future of Digital Art, ArtNet, 2021.
[Photo credit Andrey Metelev via Unsplash.com]

 

Elisa Chiandotto
ha 25 anni e attualmente vive a Portogruaro, in provincia di Venezia. Fin dall’adolescenza coltiva due grandi passioni: la musica e la filosofia. Quest’ultima è diventata il fulcro del suo percorso di studi, portandola a laurearsi in Filosofia e in Scienze Filosofiche all’Università di Bologna. Crede profondamente che la filosofia non sia solo un insieme di concetti astratti, ma una pratica quotidiana che ci aiuta a ridefinire il nostro rapporto con il mondo e con noi stessi. Lo scopo dei suoi studi è esplorare il modo in cui il pensiero critico possa aprire spazi di libertà, offrendo strumenti per interpretare e vivere la realtà con maggiore consapevolezza.

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