«Essere donna è così affascinante, è un’avventura che richiede coraggio, una sfida che non annoia mai» affermava Oriana Fallaci, tra le giornaliste più anticonvenzionali e femministe del secolo scorso. In particolare, della sua nota citazione, emergono due parole significative “coraggio” e “sfida” che rimandano al campo semantico dell’attività, contrariamente a quella “passività” che culturalmente viene attribuita alle donne in quanto “curatrici delle mura domestiche”, “addette alla crescita dei figli” ecc… Ma perché la sua citazione è ancora oggi, nel 2021, così attuale?
Recentemente ho letto un libro dal titolo Le donne che fecero l’impresa, una raccolta di testimonianze di donne – imprenditrici venete che, attraverso diverse difficoltà, si sono fatte carico di attività famigliari, oppure hanno dedicato la loro vita a dirigere aziende di un certo calibro nei più disparati settori commerciali. Si tratta di figure che, nella loro quotidianità, sono riuscite a creare un equilibrio tra famiglia e lavoro, senza rinunciare per questo alla loro sensibilità di madri e alle loro ambizioni professionali.
Esse hanno infatti evidenziato una forte identità e una grande vocazione verso la carriera imprenditoriale.
Oggi si parla molto spesso di parità di genere, di creazione di piani di agevolazione per donne-madri, talvolta però dimenticando che il primo scoglio contro cui ci si imbatte è quello mentale più che fisico.
Ciò che ancora manca, nonostante diversi passi avanti degli ultimi decenni, è accettare che ogni individuo è unico e indipendentemente dal genere, può essere più o meno incline a ricoprire ruoli di leadership.
Leggendo la storia di Edy Della Vecchia, imprenditrice di Vicenza, sono rimasta colpita da alcune sue affermazioni, nelle quali ricordava come la sua inclinazione caratteriale era molto simile a quella del padre “un uomo estroso con il pallino degli affari”, diversa da quella della madre introversa e pessimista. Tale aspetto significativo l’ha spinta a seguirlo nelle sue attività commerciali fin da piccola, formandola verso quel mondo dell’imprenditoria che poi diventerà il suo. La sua storia fa proprio riflettere sulla necessità di superare quelle barriere mentali e spirituali, che “etichettano” l’individuo secondo delle forme convenzionali, non tenendo conto delle sue inclinazioni.
Analogamente la vicenda di Sabrina Carraro, il cui carattere “tosto e risoluto” viene riconosciuto dallo zio Ivo, fin dalla sua giovane età, la rende la figura adatta a mandare avanti l’azienda dei trenini Dotto, affrontando il difficile passaggio generazionale che la caratterizza. La sua particolare personalità da imprenditrice è evidente fin da subito ed è ciò che le permette di andare avanti tra le difficoltà.
Infine Chiara Rossetto, produttrice di farine, è l’esempio della donna tenace, che nonostante i numerosi rifiuti utilizza l’inventiva per offrire qualcosa di più al cliente finale, mettendosi nei panni delle donne che acquistano il suo prodotto. La sua sensibilità la spinge a pensare alle necessità delle clienti, le quali ricercano anche ricette con cui poter utilizzare le farine, non solo una materia prima da comprare. Con questa convinzione si iscrive a corsi di cucina, partecipa a fiere e più in generale immagina in grande il futuro della propria azienda.
Questi esempi ci lasciano alcuni importanti insegnamenti sulla prospettiva che dovremmo assumere per il futuro. La vera sfida, per ritornare alla citazione della Fallaci, non è soltanto riuscire ad avere delle condizioni favorevoli per agevolare le donne al lavoro, ma pensare che non sia qualcosa di “insolito” vedere una donna alla guida di un’azienda, così come non avere pregiudizi in tale ambito. Il coraggio consiste proprio nello sfatare antichi clichès che, incancreniti nei secoli, devono essere grattati via come ruggine. Da lì si può partire poi a ragionare sulle necessità effettive di donne e uomini e sulle concrete condizioni per favorire questa parità.
[immagine tratta da Unslash]