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La musica come passione: intervistando Sisma

Cos’è Sisma?

Copio e incollo la descrizione da Facebook, così vi evito ulteriori click e mi evito di dire cazzate:

“SISMA è un collettivo di ragazzi, musicisti o musicofili, che vuole creare una scena musicale viva, forte e sempre presente, supportando band emergenti locali affiancate da band più note nell’underground.”

Cos’è Sisma è più o meno chiaro, ma voglio approfondire, e allora decido di intervistarli, perché la loro idea mi muove qualcosa di genuino e perché suonano bene, bene che non te l’aspetti dalla scena trevigiana: come gli pare e piace, sbagliando ma riuscendo.

L’intervista è una chiacchierata tra “fioi”, nella quale provo a togliermi qualche dubbio sul loro lavoro e sulle loro idee di musica, filosofia, poesia, etc etc.

Le risposte alle mie domande sono la somma/sottrazione di più voci, non cercate quindi d’immaginare Sisma come il prodotto di una singola mente ma come un casino coerente.

Il concetto che mi ripeteranno in varie forme è semplice ed efficace: vogliamo fare musica nostra, non ci interessano le rivalità tra gruppi, non ci fermiamo anche se dobbiamo “sbatterci” per poter suonare.

Verso dove e verso cosa stiamo andando incontro è poco rilevante, fino a quando possiamo portare in giro la nostra musica.

– Sisma, sulla carta è composto da musicisti e musicofili… che ci fanno i musicofili?

Nasciamo come un gruppo aperto; musicofili possono essere persone che organizzano gli eventi, fonici, grafici, malati di musica o malati di mente. Attualmente il gruppo è composto quasi completamente da musicisti (5/6 gruppi). Forse perché quando il gioco si fa duro restano solo i più motivati.

In altre città come Padova un collettivo simile al nostro, quello dei Sotterranei, accoglie al suo interno video makers, grafici, fotografi, etc, il problema è probabilmente culturale: essendo Treviso una città non universitaria non si riesce a creare un contorno alla scena musicale indipendente.

Vado a pagare il parcheggio!

– Avete una scena di riferimento o siete voi la vostra scena preferita?

Così egocentrici?

Diciamo che l’obiettivo è quello di crearne una, perché anche se in effetti ce ne sono già diverse, ne manca una legata ad un certo stile musicale, quello underground o indie/ rock alternative. Insomma chiamalo come vuoi ma il concetto che ci interessa è quello di come si fa la musica: l’autoproduzione, lo sbattersi, credere la musica come arte, come espressione di se stessi e non come un prodotto da vendere, di cui campare, con il quale fare i fighi.

Una scena così era stata calcata da figure come la Fosbury[1] che però recentemente si è “esaurita”. Attualmente stanno sorgendo altre realtà, tutte però fuori dal centro di Treviso, noi invece vorremmo spostarci dalla periferia all’interno.

La difficoltà è trovare un luogo dove poter suonare che sia ubicato in una posizione centrale.

Tornando alla domanda sulla scena, sicuramente siamo influenzati e simili ai Sotterranei di Padova, con i quali siamo in buoni rapporti; più in generale, l’etichetta riferimento per chiunque faccia il nostro genere di musica è la Tempesta[2]

– Del mercato e della critica musicale cosa ne pensate?

Vai Mattia!

Mattia Quaglia ride e intuisco abbia già un proiettile in canna.

Sono parecchio contrario al filone di critiche positive che perennemente si legge quando si tratta di un artista della scena, possono essere i Verdena, il Teatro degli orrori, etc … la critica si limita all’elogio, bloccando quindi le possibilità di ragionamento e di crescita. Al contrario invece quando si parla di band emergenti, è fin troppo facile la critica negativa, quando proprio queste invece meriterebbero il beneficio del dubbio.

Ad esempio quando è uscito il nuovo album dei Verdena , i canali mainstream di critica, come può essere Rumore, si sono limitati a dire che oggettivamente l’album era figo, ok sono d’accordo, ma a me l’album non è piaciuto, per me una critica dev’essere soggettiva e non omologata al giudizio di chi la leggerà. Non si può vivere di sole critiche positive. Probabilmente i Verdena se ne fottono delle critiche positive -probabilmente se ne fottono delle critiche in generale-questo circolo di critiche positive è per incentivare l’idea che tutti ce la possano fare, quando in realtà non è così facile -dovrebbe essere tutto più leggero, ognuno dovrebbe dire quello che pensa, se non abbiamo il coraggio di esporci allora non facciamo questa musica ma facciamo le cover.-

Hai da accendere?

È quasi una moda, ascoltiamo i Verdena, fanno figo, chissenefrega se ci piace o meno il disco.

Mentre poi tra gruppi più piccoli appena fai una cazzata tutti sono pronti a puntarti il dito contro. Anche tra di noi. E poi c’è poco supporto e curiosità, se non piace il gruppo o il genere non si prova neanche ad ascoltarlo. O addirittura quando abbiamo detto di aver in programma il concerto del primo maggio al Django[3] in molti ci hanno detto: ci sono i comunisti io non vengo. C’è molta diffidenza a priori. Ci vorrebbe meno buonismo con i gruppi grossi e più sostegno ai “piccoli”.

Treviso si basa sull’apparenza.

Via con la lista dei gruppi del Sisma, chi consigliate di ascoltare tra i vostri ospiti a chi di musica capisce ben poco:

Sisma: Alcesti; Gli uffici di Oberdan; Super Portua; Ciclotus; Anime di pongo; Saeglopur.

Ascoltatevi gli AIM, sono bravi e stanno avendo molto riconoscimento. O ancora Captain Mantell, Altre di B, Norman, Pietro Berselli…

( se il genere vi piace spulciate la pagina Facebook  di Sisma e troverete sicuramente qualcosa da ascoltare senza dover ricorrere a Spotify per trovare qualcosa di nuovo che solletichi il vostro palato musicale.)

– Che rapporto c’è tra musica e poesia?

Davide Cadoni. parte subito

La musica è l’arte delle 5 muse, quindi al suo interno comprende inevitabilmente la poesia” dopo aver pensato per un attimo di poter chiudere qui la domanda perché la risposta è perfetta e racchiude secoli e secoli di riflessione filosofica, di pratica artistica e di interviste come la mia… mi arrivano anche le altre risposte.

La ricerca letteraria è fondamentale.

L’animo che si avvicina alla poesia è lo stesso che si avvicina alla musica. Musica e poesia sono complementari, la musica ha la capacità di trasformare il testo

Uno stesso testo con musiche diverse può cambiare l’impatto sull’ascoltatore

C’è un’intervista tra Godano (Marlene Kuntz) e Capovilla (Teatro degli orrori) nella quale si parla di musica e testi, viene fuori una differenza tra testo come avanguardia, come volontà di cambiamento sociale, contro testo come comprensione dell’animo e delle sofferenze umane e quindi come consolazione. Questo per dire che di testi se ne scrivono e se ne ascoltano di tutti i tipi.

La musica alle volte veicola la parola, altre volte è essa stessa contenuto principale..

La musica è però diversa dalla poesia pura, almeno a livello contemporaneo, per un fattore più fisico oltre che mentale; la musica è socialità.

– Utopia: dove vorreste arrivare?

Hai presente Danbilzerian?

Un centro sociale dove suonare in pieno centro

Parlando più seriamente ci piacerebbe ottenere un successo simile a quello dei Sotterranei, avere quindi un gruppo di 200-300 fans affezionati che ci seguano. Quindi un’utopia abbastanza raggiungibile.

Sì, ci “basterebbe” rendere Treviso una città viva musicalmente e culturalmente… Il comune ci dovrebbe finanziare!

Fora i schei!

A me piacerebbe che da qui a qualche anno ci fossero in centro 4-5 locali dove poter suonare. Dove ascoltare band interessanti. In poche parole che esista una scena e che diventi più facile quello che stiamo provando a fare con fatica. Creando un terreno fertile anche per futuri gruppi, facendo capire che con la voglia di sbattersi è possibile ottenere dei buoni risultati.

– Non siete poi così distanti dall’utopia o sbaglio?

Mmmh… nonostante il lavoro fatto ci sono ancora tanti che ci ignorano, e non ti parlo solo di pubblico ma anche di gruppi. Cazzo nasce una cosa del genere a Treviso ci aspettavamo più voglia di collaborazione.

Vorremmo dimostrare che il rock non è morto.

– Se vi chiedessero di aprire il concerto di Laura Pausini

Perché no?

Si ma… è Laura Pausini

Diciamo che lo faremmo per poter portare uno dei nostri gruppi a farsi e farci conoscere su un grande palco. Non che ce ne freghi di Laura Pausini.

Saremmo orgogliosi di sapere che uno dei nostri ce l’ha fatta!

– Cos’è la musica?

È l’arte che tocca più dentro. Posso piangere ascoltando una canzone. È la forma d’arte più completa. Ed è l’arte più diffusa. Si vede che è insito nell’essere umano un forte bisogno di musica.

Musica è socialità, andare al concerto con qualcuno, ascoltare una canzone con qualcuno nel momento giusto è fantastico. Ma anche suonare è un momento unico, che non è ripetibile suonando da soli a casa.

È una componente della vita.

– Cos’è la filosofia per voi?

Ce l’ho!

Vai

È etica ed estetica

Per essere etica dev’essere estetica

Filosofia è parlare dell’uomo

– Quindi, se la musica parla dell’uomo e la filosofia pure…sono la stessa cosa?

Beh.. può essere

Diciamo che si fa filosofia facendo musica, perché si comunica un messaggio

Entrambe parlano all’uomo e dell’uomo;

Entrambe  spingono a cercare il vero senso delle cose.

Però, mentre Musica è solitamente uno stimolo alla ricerca, Filosofia è la ricerca stessa.

 

[1] Fosbury, http://it.wikipedia.org/wiki/Fosbury_Records

[2] www.latempesta.org non a caso Sisma e Tempesta richiamano entrambi  già nel nome a sconvolgimenti climatici.

[3] Cso Django Treviso (Centro sociale)

Gianluca Cappellazzo

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