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La ‘voce’ come espressione dell’unicità umana

Era il tipo di voce che le orecchie seguono come se ogni parola fosse un arrangiamento di note che non verrà mai più suonato.
(F. Scott Fitzgerald)

La voce rimane sempre in sordina, non viene mai messa in primo piano, tutti ce ne dimentichiamo eppure è il nostro più potente mezzo di comunicazione.

Quanto influisce veramente la voce nella vita di tutti i giorni?

Moltissimo. La voce, o meglio il tono della voce, fa la differenza, perché sottolinea in modo marcato l’efficacia, la credibilità, il ricordo di un messaggio e di chi lo interpreta.

La voce è un “lavoro” complesso di più parti del nostro organismo che si organizzano come un’orchestra e danno vita alla comunicazione più avanzata che l’essere umano abbia. Si pensa addirittura che anche il pensiero sia elaborato dal nostro cervello attraverso i suoni.

La voce è fondamentale in quanto trasmette emozioni e sensazioni differenti ma non deve essere incerta perché il ricevente potrebbe confondere l’intenzionalità del mittente. Questa importanza è ben conosciuta a livello politico dove il carisma si misura soprattutto dal tono della voce che può infondere sicurezza, profondità, prudenza, fascino, andando così ad “identificare” la persona stessa.

In ambito filosofico raramente troviamo riflessioni sull’elemento concreto “voce”, a fronte di innumerevoli ricerche intorno al concetto astratto di Uomo, quando invece possiamo trovare uno stretto legame tra il concetto di voce e l’ontologia, in quanto il primo ha la capacità di esprimere la vera identità di una persona, rendendola in tal modo unica.

Forse nella mitologia classica alla voce era riconosciuto un qualche potere, basti pensare alle sirene che con il loro canto cercavano di ammaliare Ulisse che si dovette addirittura legare per resisterle: in questo caso la voce ha avuto il ruolo di protagonista, in quanto le è stato riconosciuto il potere di circuire per un motivo ben preciso, visto che, come disse anche Socrate, ognuno ‘usa la voce’ a seconda dell’interlocutore che si trova di fronte, proprio perché viene riconosciuta, seppur inconsciamente, l’unicità dell’essere umano.

Il tema, però, di unicità legato al concetto di voce, non è mai stato ben visibile, seppure diversi pensatori nel corso della storia vi si siano avvicinati; un esempio è Levinas che vede l’espressione dell’unicità nel volto dell’Altro mentre l’aspetto vocale è relegato nel concetto di relazione oppure Aristotele che riconosce al logos la “vocalità” ma dà maggiore importanza al significato, considerando proprio questo l’elemento di differenza tra l’uomo e l’animale (anch’esso dotato di foné ma non di semantiké).

Socrate stesso, all’apparenza, vive per la sua vocalità, parlando nelle opere di Platone, eppure sarà proprio quest’ultimo a screditare la proprietà vocale considerandola un mero involucro da buttare perché solo il contenuto è da considerare meraviglioso.

Come si vede, la voce è sempre comparsa nella storia della filosofia ma difficilmente è stata concepita come fondamentale proprietà dell’uomo per comunicarsi.

Oggi le cose sono forse diverse e il principio del cambiamento può vedersi nel teatro già a partire dall‘800 dove il tono della voce nelle opere liriche era di fondamentale importanza per trasmettere, anche in lingue diverse, le emozioni dei personaggi che costruivano l’intera storia.

Anche la comunicazione odierna nel campo del marketing si è evoluta, andando sempre alla ricerca di una vocalità convincente, forte, carismatica per pubblicità, spot o quant’altro; così come al cinema la tonalità della voce decreta la riuscita di un film perché, come una canzone, mantiene integra nella memoria dello spettatore una battuta, una scena, un’immagine che viene raccontata.

Eppure tutto questo dovrebbe essere sempre così evidente!

La voce è il primo contatto che abbiamo con nostra madre dall’interno della pancia, un contatto sonoro che noi siamo in grado di riconoscere non appena nasciamo.

La voce è la colonna sonora delle nostre vite, ciò che è in grado di entusiasmarci ma anche di allarmarci e spaventarci, un suono che ci accompagna sempre e che aiuta le immagini, le realtà, gli eventi che vediamo e viviamo ad imprimersi nella nostra mente per sempre.

Valeria Genova

Per approfondimenti consiglio questa lettura: Adriana Cavarero, A più voci. Filosofia dell’espressione vocale Feltrinelli, 2003.

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