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L’amicizia autentica. Addomesticarsi per diventare unici agli occhi dell’altro

«Creare dei legami?”
“Certo”, disse la volpe. “Tu, fino ad ora, per me, non sei che un ragazzino uguale a centomila ragazzini. E non ho bisogno di te. E neppure tu hai bisogno di me. […] Ma se tu mi addomestichi, noi avremo bisogno l’uno dell’altro. Tu sarai per me unico al mondo, e io sarò per te unica al mondo”» (A. De Saint-Exupéry, Il piccolo principe, Bompiani, 2001, p. 92).

Il protagonista di questo dialogo non è il Piccolo principe, né la volpe. Al loro posto l’autore avrebbe potuto mettere qualsiasi altro soggetto: una donna, un cavallo, una signora anziana, un papà, perché il focus non sta nei personaggi, ma nel legame che si instaura fra i due.

A rendere speciale qualcuno ai nostri occhi è l’addomesticamento reciproco che avviene frequentandosi e che richiede tempo, pazienza, cura. Passare del tempo insieme, sia fisicamente che virtualmente, aiuta a rafforzare la relazione e a costruire ricordi condivisi.  Il verbo addomesticare ha in sé la parola latina domus e potremmo tradurlo così: far in modo che qualcuno stia bene a casa nostra. L’Amicizia è dunque quel legame che ci fa sentire a casa, quando siamo da qualcun altro. E questo può avvenire tra persone di qualsiasi estrazione sociale, perché il legame non è fondato sull’utilità, ma su un’unione di intenti. Ci si sente attratti da qualcuno che ti fa stare bene, da qualcuno con cui è bello so-stare.

Aristotele nell’Etica Nicomachea distingue tre tipi di amicizia: le prime due basate sull’utilità o sul piacere che sono effimere perché «svanito il motivo per cui erano amici, si dissolve anche l’amicizia» e una terza, l’amicizia di virtù che, secondo il filosofo, è la forma più alta e pura di amicizia. In essa, gli amici desiderano il bene dell’altro per il suo stesso bene, non per un tornaconto personale. Tale amicizia è rara e richiede tempo e impegno per svilupparsi, poiché si basa sulla conoscenza profonda e sull’apprezzamento delle virtù dell’altro (cfr. Aristotele, Etica Nicomachea, Bompiani, 2000, p.303-305) .

«Ma è naturale che simili amicizie siano rare – continua il filosofo – giacché pochi sono gli uomini di tale natura. Inoltre richiede tempo e consuetudine di vita comune» (ibidem).

Se dunque è relativamente facile capire su quali elementi l’amicizia non può fondarsi, risulta invece molto più complicato stabilire la natura di quel bene che ci attrae e ci spinge a dedicare del tempo all’altro, spesso a causa di stigmatizzazioni assurde che non aiutano.

Le persone anziane, ad esempio, hanno delle potenzialità enormi, invece nella nostra società del produrre sono considerate fuori gioco. Il bagaglio di esperienze, di successi e di dolori che hanno accumulato nella loro vita sarebbe un humus fertile per coltivare un’amicizia autentica. Inoltre hanno tanto tempo da dedicare e questo oggi non è un valore da poco. Immagino luoghi di incontro, di divertimento o di formazione dedicati a persone di tutte le età, dove giovani, adulti e anziani condividono esperienze e si addomesticano. Non dimentichiamo  che in molte culture tradizionali africane o asiatiche, gli anziani sono visti come custodi della storia, delle tradizioni e della saggezza della comunità. Sono spesso consultati per prendere decisioni importanti e risolvere conflitti.

Il Piccolo principe, diventando amico prima di una rosa poi di una volpe, intende dirci proprio questo: l’amicizia non ha nulla a che fare con l’aspetto esteriore, né con l’età, né con la forma. Essa punta alla sostanza. Un’amicizia autentica si basa dunque su una serie di principi e valori imprescindibili. Gli amici devono potersi confidare l’un l’altro, sapere che le loro confidenze saranno rispettate e avere la certezza che l’altro sarà presente nei momenti più importanti. Gli amici autentici si mettono nei panni dell’altro, mostrano comprensione e sensibilità nei confronti delle sue emozioni. Inoltre possono esprimere i propri pensieri e sentimenti liberamente, senza timore di giudizio o ritorsioni.
Un’amicizia autentica, insomma, accoglie e valorizza la diversità, senza tentare di cambiare l’altro. Infine, pur non essendo un requisito assoluto, anche avere interessi comuni può rafforzare un’amicizia. Questi elementi condivisi forniscono un terreno su cui costruire il rapporto.
Nessuna amicizia è perfetta, questo lo si sa. Ci saranno inevitabilmente disaccordi e malintesi, di conseguenza la capacità di perdonare e superare le difficoltà è cruciale per continuare il cammino intrapreso. E, come dice Aristotele, «due che marciano insieme, infatti, hanno una capacità maggiore sia di pensare sia di agire» (Ibidem).

 

NOTE
[Photo credit Surface via Unsplash]

Erica Pradal

creativa, empatica, appassionata

Mi chiamo Erica Pradal e vivo a Barbisano, in provincia di Treviso. Laureata in Filosofia, da anni insegno Lettere alla scuola secondaria di 1° grado “G. Toniolo” di Pieve di Soligo e il contatto con i ragazzi mi arricchisce ogni giorno. Ho molte passioni, tra cui la lettura ad alta voce, che mi ha permesso […]

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