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L’arte nell’uomo o l’uomo nell’arte? L’esperienza del Museo del Cinema di Torino

Il buio, poi subito un gioco di immagini che scorrono in diversi schermi, una serie di poltrone dove potersi sdraiare ed ammirare il panorama scenografico allestito, un ascensore sospeso da mozzare il fiato: si tratta del museo del Cinema di Torino, che trova spazio all’interno della storica Mole Antonelliana, monumento simbolo della città sabauda. Un museo che racconta, attraverso le sue sale, la storia del cinema: dalla nascita della camera ottica fino ai giorni nostri, scorrendo decenni di sperimentazione ed evoluzione. Alle prime stanze, dedicate ai giochi ottici così come alle diverse tipologie di camere oscure, ne seguono altre che omaggiano i primi cortometraggi e lungometraggi, nonché gli studi che hanno portato allo sviluppo delle tecniche cinematografiche moderne. Infine, dopo un ricco passaggio tra l’antichità e i suoi modelli, si apre al secondo piano l’immensa sala sviluppata tutta in altezza, che offre al visitatore un panorama disorientante, quasi si trovasse in un’altra realtà. Nulla lo riconduce al prototipo del museo classico: non lo spazio, che di fatto ricalca la struttura della Mole, non le poltrone-sdraio che ricordano piuttosto una sala relax, o un cinema moderno, non l’esposizione, che invece di svilupparsi in stanze, percorre in altezza una spirale ascendente, sospesa nel vuoto. Insomma, un trionfo di arte e allestimento, che colpisce anche il soggetto più distratto.

Ma cosa contraddistingue questo museo da quelli di impostazione più classica? Come mai dopo alcune ore trascorse all’interno del monumento, chi vi esce rimane impressionato dalla struttura e dall’esposizione? Di fatto una caratteristica peculiare emerge in questo piuttosto che in altri musei simili: ovvero il grado di interazione e di partecipazione che avvicina l’uomo all’arte, l’osservatore all’oggetto osservato. Nel caso del Museo del Cinema di Torino, infatti, ogni sala lascia la possibilità di provare, di interagire con gli oggetti, così come di sentirsi parte dell’allestimento. In un certo senso, chi vi entra e passeggia tra le opere, non è un mero spettatore, ma diventa anche lui astronauta come in Star Wars, piccolo chimico in un laboratorio o studioso di fotografia. La possibilità di prendere parte, anche per poco, al mondo che lo circonda, rende l’esperienza molto più significativa e allo stesso tempo memorizzabile dal soggetto. Facilitano questa immersione la costruzione di spazi ad hoc, con oggetti tridimensionali che li riempiono in tutte le loro parti.

Consideriamo, ad esempio, l’idea di inserire delle comode poltrone nella sala principale: questa scelta rimanda alla struttura di un cinema vero e proprio, piuttosto che a quella di un museo del cinema. In un certo senso è come se l’intero allestimento cercasse di far dimenticare a chi osserva di trovarsi in un museo e invece lo spingesse a sentirsi coincidente con ciò che viene osservato. Forse questo aspetto è stato particolarmente curato nell’allestimento proprio perché si tratta di un museo dedicato al cinema che, come osservava il filosofo Deleuze, abolisce la differenza con la realtà, perché entrambi sono costituiti di immagini che senza posa agiscono e reagiscono reciprocamente1. Non esiste dunque distinzione tra illusione e realtà, tra vero e costruito, ma in qualche modo chiunque entra a far parte della costruzione, almeno per qualche ora.

Insomma, per dirla con Oscar Wilde «l’arte trova la propria perfezione in se stessa e non al di fuori. […] Essa è un velo piuttosto che uno specchio, sono sue le forme più vere che il vero», quindi è necessario entrare davvero al suo interno per poterla comprendere, per poterne percepire le caratteristiche, le sfumature e lasciare che si immerga nella nostra memoria.

 

Anna Tieppo

 

NOTE
1. A. Costa, Saper Vedere il Cinema, Bompiani, Milano, 2011, p.41.

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Anna Tieppo

empatica, precisa, buffa

Sono nata a Castelfranco Veneto nel 1991, piccola cittadina murata, dove tutt’ora vivo. Dopo il liceo ho conseguito la laurea presso l’Università degli Studi di Padova in Lettere e successivamente in Filologia Moderna nel 2016, occupandomi principalmente di tematiche relative alla letteratura contemporanea. Il mio ingresso nel mondo del lavoro è stato nel settore dell’insegnamento, […]

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