È opinione generale che leggere sia importante. Questa posizione è difesa con vigore in particolare dagli addetti ai lavori per cui la lettura è indispensabile: insegnanti, scrittori, librai, giornalisti, o anche soltanto lettori per passione. Ora, è evidente che l’apprezzamento richieda una qualche dimestichezza con la cosa apprezzata, e sarebbe curioso che l’importanza della lettura fosse difesa da un analfabeta; tuttavia questa questione sembra comunque meritare una riflessione, come tutte le affermazioni di questo mondo aventi pretesa di essere “vere”, onde evitare di trovarci nella ambigua posizione di Platone che sostiene che la polis debba essere governata dai filosofi, ma se fosse stato un idraulico probabilmente avrebbe detto che a governare avrebbero dovuto essere gli idraulici1.
La lettura ci mette in contatto con diverse visioni del mondo, che spesso nella loro originalità divergono molto dalla nostra e ci aiutano a considerare le cose sotto altri aspetti. In questo senso, la lettura ha un ruolo decentratore nei confronti di chi legge, ed è importante nella misura in cui impedisce al nostro punto di vista di cristallizzarsi, e lo aiuta anzi a rinnovarsi, a diventare agile e leggero di fronte a situazioni complesse, che diventano dei problemi solo quando non siamo in grado di trovare l’approccio migliore per affrontarle.
Questo rinnovarsi di fronte alle cose della vita per potercisi rapportare al meglio non è dell’ordine del calcolo anticipatore (imparare un metodo), ma piuttosto dell’intuizione, del colpo d’occhio che coglie la specificità e la novità di ciò che ci si presenta davanti. Un metodo infatti funziona quando la materia su cui si applica è la stessa, ed ha la straordinaria qualità di portare sempre al medesimo risultato, come vediamo nelle scienze matematiche. Ma comportarsi in maniera metodica quando la situazione, per essere risolta, richiede di essere capita è fuorviante, perché ha l’effetto collaterale di gettare sabbia negli occhi. Quindi è importante abituarsi ad osservare, e la lettura in questo può aiutare.
A questo proposito è però opportuno tener conto del fatto che un libro è sempre identico a sé stesso, e per questo rischia di cristallizzare attorno a sé anche le interpretazioni che ne vengono date. Questa è la caratteristica dei classici (sia di letteratura che di saggistica), che dovrebbero invece offrire spunti sempre nuovi, presentarsi attuali anche dopo secoli dalla loro stesura.
Di questo carattere vivente del discorso parla proprio Platone in un celebre passaggio del Fedro: “Discorsi accompagnati da conoscenza, che siano in grado di venire in aiuto a sé stessi e a chi li ha piantati e non siano infruttiferi, ma abbiano una semenza dalla quale nascano nell’indole di altri uomini altri discorsi capaci di rendere questa semenza immortale, facendo sì che chi la possiede sia felice quanto più è possibile per un uomo” (Platone, Fedro, 277a).
Quello che a Platone preme è che un discorso non si fissi in un insieme di parole statiche, sterili, inerti, ma che veicoli il dialogo tra anime, viventi e mutevoli, che trasmettendosi vissuti si arricchiscono a vicenda e diano luogo a nuova vita. In questo senso la lettura di un libro, a maggior ragione di un grande classico, non è importante in quanto tale, ma solamente se ci dà degli strumenti per rapportarci alle diverse situazioni nelle quali ci imbattiamo, perché quello che conta nella vita è vivere bene. Capita che ce lo dimentichiamo, che ci forziamo a leggere questo o quel libro o che forziamo altri a farlo, perché riteniamo sia un testo fondamentale. Così facendo è come se implicitamente facessimo passare il messaggio che nella vita è importante aver letto questo o quell’autore.
Per concludere, una buona lettura richiede secondo noi un approccio creativo: un libro è interessante non in sé, ma per noi che lo leggiamo, perché quando lo leggiamo prende una colorazione nuova, secondo quello che è il nostro modo di riceverlo. Leggere Dante per leggere Dante non è importante: Dante, in fin dei conti, è morto. Il mondo d’altro canto è sempre vivo. Ciò che rende vivo Dante, attuale, parlante, siamo noi. Per questo motivo crediamo che leggere non sia importante: leggere è utile e un grande piacere se attraverso la lettura sappiamo trarre nuovi spunti per la nostra vita: se non ci dà nulla, se ci pesa, è di gran lunga meglio lasciar stare. Come dice l’ultracitato Pennac, “Le verbe lire ne supporte pas l’impératif”.
NOTE
1. Questa simpatica battuta la devo al mio insegnante di filosofia del liceo.
2. lett. “il verbo leggere non supporta l’imperativo” (NdR).
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