Nell’opera lirica, l’idea di “ritorno” si manifesta in molteplici forme: non solo nelle strutture musicali e narrative, ma anche nei personaggi che ripropongono temi senza tempo. Un esempio chiave è la figura della donna tragica, presente sin dai tempi di Monteverdi e culminante in eroine come Violetta ne La traviata di Verdi o Tosca nell’opera di Puccini. Queste figure incarnano il topos della femminilità “sacrificata”, ma la loro rappresentazione cambia profondamente a seconda dell’epoca e della sensibilità culturale: da vittime oppresse da convenzioni sociali diventano personaggi consapevoli della propria autodeterminazione e della forza delle loro scelte.
Questa capacità di trasformarsi sembra rispecchiare ciò che Nietzsche descrive come la forza creatrice dell’eterno ritorno: «Tutto ciò che può venire a essere deve già essere venuto e tornare a essere» (F. Nietzsche, La gaia scienza, Adelphi, 1977, aforisma 341). In questo senso, la vulnerabilità e il sacrificio delle protagoniste liriche non sono semplici ripetizioni di modelli passati, ma trasformazioni che riaffermano la loro rilevanza culturale. Come nell’eterno ritorno nietzscheano, queste figure non si limitano a vivere nel passato, ma tornano continuamente, assumendo nuovi significati nel presente.
Un altro topos fondamentale nell’opera lirica è quello dell’eroe tormentato, una figura che si misura con un destino ineluttabile o con una passione totalizzante. Pensiamo, ad esempio, a personaggi come Don Alvaro ne La forza del destino o Manrico ne Il trovatore. Alvaro, diviso tra il senso di colpa e la ricerca di redenzione, incarna un conflitto esistenziale in cui ogni azione sembra spingerlo più vicino al tragico epilogo. Manrico, invece, vive intrappolato in un ciclo di vendetta familiare e sacrificio personale, incarnando archetipi come la maledizione del sangue e l’onore. Questi eroi non sono solo figure individuali, ma simboli di temi universali che risuonano in ogni epoca.
Anche la musica stessa partecipa a questo eterno ritorno. Motivi e strutture musicali associati a specifici topoi diventano moduli riconoscibili, come la discesa cromatica che spesso accompagna i momenti di malinconia o perdita, da Dido and Aeneas di Purcell alle opere romantiche. Questi “ritorni musicali” si fanno simbolici, evocando emozioni archetipiche che trascendono il tempo. Nietzsche, parlando del potere dell’arte, scrive: «Senza musica la vita sarebbe un errore» (F. Nietzsche, Crepuscolo degli idoli, Adelphi, 1983, aforisma 33), e nell’opera lirica la musica diventa lo strumento per riportare alla luce quelle emozioni profonde che il pubblico riconosce come universali.
Le figure femminili dell’opera lirica rappresentano un esempio particolarmente interessante di questa trasformazione continua. Personaggi come Norma di Bellini, Aida di Verdi o Butterfly di Puccini incarnano il coraggio e la forza interiore che si nascondono dietro un’apparente fragilità. Nietzsche, in un passo significativo, scrive: «Quello che non mi uccide, mi fortifica» (F. Nietzsche, Crepuscolo degli idoli, Adelphi, 1983, aforisma 8). Questo principio sembra prendere vita in queste eroine, che sfidano norme sociali e costrizioni familiari con una determinazione che non si spezza, ma si intensifica di fronte alle avversità.
Il coraggio di queste figure non si limita al sacrificio, ma si esprime nella capacità di restare fedeli a se stesse, anche a costo della propria vita. Violetta, ad esempio, non è soltanto una vittima dell’amore e delle convenzioni sociali, ma una donna che sceglie la dignità fino alla fine. Questa resistenza interiore richiama l’idea di Nietzsche espressa nel finale di Così parlò Zarathustra, dove l’autore esplora il delicato equilibrio tra saggezza, orgoglio e follia: «Pregherò il mio orgoglio di accompagnarsi sempre alla mia saggezza! E se un giorno la mia saggezza dovesse abbandonarmi […] possa allora il mio orgoglio volare in compagnia della mia follia!» (F. Nietzsche, Così parlò Zarathustra, Adelphi, 1968, parte III, Del passare oltre). Come Zarathustra accetta la fragilità della propria saggezza e trova forza nel proprio orgoglio e nella follia, così Violetta affronta con determinazione il destino che l’attende, trasformando la sua vulnerabilità in un atto di resistenza interiore e di profonda autenticità.
Infine, il grido di queste eroine liriche risuona oggi come un richiamo universale alle lotte per la dignità umana. Violetta, Tosca, Norma e Aida non sono solo personaggi, ma simboli di una forza che non si arrende. Come osserva Nietzsche: «La vita senza lotta non vale la pena di essere vissuta»1. Queste figure ci ricordano che la lotta è il terreno su cui si misura il valore dell’essere umano.
In conclusione, l’opera lirica non si limita a presentare storie e personaggi, ma rinnova continuamente i topoi archetipici, rendendoli specchi delle nostre realtà e aspirazioni. Come Nietzsche ci invita a immaginare la nostra vita nell’ottica dell’eterno ritorno, così l’opera lirica ci sfida a rivedere le nostre storie e i nostri simboli, trovando in essi nuovi significati e nuove speranze.
NOTE
1. Espressione attribuita a Nietzsche ma che non compare testualmente ne La nascita della tragedia. Tuttavia, il concetto della lotta come parte integrante della vita e della creatività è centrale nel suo pensiero, soprattutto in relazione alla tensione tra l’apollineo e il dionisiaco (cfr. F. Nietzsche, La nascita della tragedia, Adelphi, 1974).
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Lisa La Pietra
Nata nel 1987, spcialista (o studiosa) in analisi ed estetica del repertorio vocale. Attualmente sta completando un dottorato in Filosofia estetica, scienza e tecnologia dell’arte presso l’Università Paris 8, in collaborazione con l’IRCAM|Centre Pompidou di Parigi. Tra le sue pubblicazioni si annoverano Abitare la musica. Cantare l’architettura(Solfanelli 2016) e Orfeo tra biocapitalismo e proprietà intellettuale (Editoriale scientifica 2019). È autrice della rubrica Indagini acustiche su grandi cantanti per la “Rivista del Teatro alla Scala”, dove analizza e approfondisce le tecniche vocali di celebri interpreti. La sua specialità risiede nell’analisi e nell’estetica del repertorio vocale, con un focus particolare sulle tecniche vocali contemporanee e sull’intersezione tra musica, tecnologia e arti performative.