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L’umano nell’uomo. L’utilità della filosofia per la nostra missione di vita

Che cosa significa l’affermazione “restiamo umani”? Ve lo siete mai chiesto? E quanto spesso lo avete sentite dire con leggerezza?
Solamente due parole, che nascondono in realtà un significato e una riflessione molto profonda. Ce lo fa notare il teologo e filosofo Vito Mancuso in una delle sue ultime fatiche letterarie: I quattro maestri (Garzanti 2020), corposo volume dove la riflessione si incentra su quattro grandi personalità decisive per il pensiero umano in tutto il suo sviluppo storico: Socrate, Buddha, Confucio e Gesù.

Nella parte iniziale del libro, Mancuso ci pone davanti ad un dilemma non certo semplice, quello di capire che cos’è l’umano nell’uomo. Sembra un gioco di parole, ma si tratta di comprendere che cosa ci distingue dalle altre creature, quale è la peculiarità dell’essere umano.
Il filosofo si chiede se sia l’intelletto, la ragione, il corpo oppure il sentimento, la passione, l’amore:

«Si potrebbe sostenere che lo specifico umano è dato piuttosto dal sentimento, in particolare dall’amore, inteso sia come attrazione verso altre persone, sia come benevolenza e dedizione per l’umanità nel suo complesso, sia come consacrazione al lavoro e al proprio dovere di cittadino, per cui, sommando tutte queste declinazioni dell’amore, si potrebbe dire che lo specifico umano è la passione» (Vito Mancuso, I Quattro maestri).

Il teologo però non si ferma a questa possibilità e individua una soluzione diversa:

«Io ritengo che il nostro specifico, l’umano nell’uomo, sia uno spazio vuoto. Intendo dire che tra noi e il nostro corpo, noi e l’intelletto analitico, noi e la nostra ragione sintetica, tra noi e la nostra passione, c’è uno spazio vuoto. Tale spazio vuoto fa sì che noi siamo e insieme non siamo il nostro corpo, il nostro intelletto, la nostra ragione, la nostra passione» (ivi).

Ma che cos’è lo spazio vuoto di cui parla Mancuso e soprattutto che cosa determina nell’uomo? «Il nome più appropriato di questo spazio vuoto è la libertà» (ivi). Spiega Mancuso che se si dimentica la libertà non si coglie lo specifico del fenomeno umano, ciò che ci rende così ambigui, vicino alla divinità e al contempo alle bestie. Ma che tipo di libertà intende il filosofo? L’umano nell’uomo non è solo la libertà, ma è la libertà indirizzata al bene e alla giustizia, la libertà in quanto rettitudine e bontà. E in effetti qual è il senso della nostra esistenza se non quello di riconoscere il nostro spazio vuoto, la nostra libertà, e muoverci al suo interno per diventare buoni, giusti e liberi, ovvero umani?
Questo spazio vuoto, questa libertà che ci portiamo dentro, è il nostro problema più grande: può risolversi, spiega il teologo, in un buco nero che ci risucchia, o in una sorgente perenne di energia. Dipende tutto dalla cura e dalla direzione che sapremo imprimere al nostro “spazio vuoto”, alla nostra libertà. Il lavoro principale della nostra esistenza è proprio dare una forma al vuoto, all’umano che è in noi.

I maestri come Socrate, Buddha, Confucio, Gesù, citati da Mancuso, ci aiutano in questo, ma secoli e secoli di filosofia sono a nostra disposizione se vogliamo trovare un condottiero che ci guidi alla scoperta del nostro umano. La filosofia è stata per me una vera e propria compagna di vita, una guida sincera a cui potersi affidare nei momenti più difficili, da cui farsi aiutare nelle scelte di tutti i giorni. Eppure l’obiettivo ultimo va ben oltre l’essere guidati: la nostra missione è acquisire conoscenze e motivazioni e diventare noi stessi autori consapevoli e responsabili della nostra esistenza.
Scrive Buddha:

«Siate un’isola per voi stessi, prendete rifugio in voi stessi e non in altro!»
(La rivelazione del Buddha)

A ribadire il concetto più significativo: ognuno di noi è filosofo. Ma soprattutto ognuno di noi è maestro di se stesso. Il maestro più importante, quello interiore. Apprendi dalle fonti tutto ciò che puoi: la riflessione finale per giungere a un modo funzionale di affrontare il mondo è però solo tua.

Martina Notari

[photo credit Artem Kniaz via Unsplash]

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Martina Notari

generativa, leggera, autentica

Ciao, mi chiamo Martina, ho 40 anni e sono giornalista professionista e Naturopata. Vivo in Toscana, a Quarrata, in provincia di Pistoia e dal 2020 sono mamma della mia splendida Diana. Mi sono laureata in Filosofia e Forme del Sapere all’Università di Pisa nel 2007, con una tesi su Machiavelli e le sue commedie. Nel […]

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