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I marshmallow, il governo di sé e la filosofia

Chi non conosce le famose caramelle americane, soffici, rosa e bianche, chiamate marshmallow?
Ma forse non tutti sanno che sono associate a un test neuropsicologico, detto appunto “Marshmallow Test”, che fu somministrato a molti bambini fin dagli anni ’60 negli Stati Uniti, ideato dallo psicologo Walter Mischel1. Lo scopo era testare nei bambini la capacità di resistere a una tentazione in funzione di una gratifica maggiore, ma da ricevere in un secondo momento. Un po’ come: meglio un uovo oggi o una gallina domani? La cosa interessante è che questo test si rivelò poi essere predittivo di “successo nella vita” in chi lo superava, anche a distanza di molti anni. In poche parole, un/a bambino/a che riusciva, in un rapporto di fiducia con chi eseguiva l’esperimento, a rinunciare alla gratifica immediata di pochi marshmallow in cambio di una gratifica più cospicua ma da attendere in un secondo tempo, aveva ottime probabilità di realizzarsi con successo in età adulta. Quello che emerse dall’esperimento, replicato poi in molti modi, è che la forza di resistere a una tentazione in vista di qualcosa di più è una capacità che predice il diventare degli adulti capaci dell’autogoverno utile a fare bene molte cose importanti della vita. Che si tratti di relazioni sociali o di perfomance professionali, il superamento del test del marshmallow risulta più importante del livello del quoziente intellettivo, ai fini di capire come qualcuno deciderà la propria vita, piuttosto che subirla. Dal punto di vista delle capacità cognitive, la capacità di controllo che in età infantile si esplica procrastinando la tentazione per dei dolci, in età adolescenziale e adulta si traduce in: migliore gestione delle frustrazioni e dei conflitti, maggiore capacità di concentrazione, buona fiducia in se stessi e minor tendenza a cadere in tentazioni o dipendenze. Addirittura il successo del test correla con un buon livello economico, maggior durata delle relazioni matrimoniali e forma fisica (meno obesità). È una capacità a cui ci si può allenare fin da piccoli, dunque bisogna pensarci nei contesti educativi perché poi sarà preziosa in futuro, ma anche gli adulti, con più sforzo, possono ancora lavorarci su. 

Guarda un po’, tutto questo ha a che fare con la filosofia perché molti filosofi, nel corso dei millenni, hanno riflettuto, con parole diverse, su questa abilità del governo di sé. 

Quando Socrate diceva “conosci te stesso” intendeva  invitare a quella capacità di introspezione e conoscenza di sé che si attua quando si riesce a focalizzarsi su se stessi con sguardo critico. Oppure, quando Seneca, in linea con tutta la filosofia ellenistica, invitava a praticare la moderazione, la ricerca della giusta misura e la fuga dagli eccessi, rifletteva proprio su come queste capacità siano fondamentali a costruirsi un buon stile di vita, filosofico ma etico in primis

Oggi la nostra capacità di governare gli input che riceviamo, considerata la smisurata quantità di stimoli che ci bombardano continuamente, diventa sempre più ardua. La nostra concentrazione è continuamente minata dal richiamo del multitasking, che altro non è che un invito a disperdere l’attenzione in mille cose, per farle tutte male. La concentrazione è un bene prezioso, che va tenuto in costante allenamento. La tecnologia del mondo digitale in cui tutti siamo continuamente immersi, come ci disse Luciano Floridi in un’intervista per la Chiave di Sophia2, «comporta un rischio per l’autonomia umana, per la possibilità di essere padroni del proprio tempo». Ecco, l’essere padroni di sé, esercitare controllo, cioè governo della propria vita, è una capacità imprescindibile per la filosofia, ma per quella filosofia che vuole essere un’ispirazione di vita per tutti, non solo per i filosofi. 

Che cosa possiamo fare, allora, a parte stuzzicare i bambini con caramelle e ricompense alternative a lungo termine? Il lavoro su di sé richiede uno sforzo importante, un interesse multidisciplinare e tempo da investire, ma la filosofia può offrire molti spunti a partire dai filosofi antichi prima citati e non solo. 

In un’ottica di sguardo alla contemporaneità, invece, potremmo iniziare a scrutare quali minacce quotidiane dovremmo prendere in gestione per non disperdere le capacità che abbiamo. Trovare momenti in cui tagliare via stimoli e distrazioni per focalizzarsi su di sé, fare una cosa alla volta, silenziare la tecnologia e connettersi magari di più alla natura, darsi obiettivi di miglioramento dei propri limiti, che siano gli sprechi quotidiani o il superare ostacoli di natura relazionale. In sostanza, sfidare se stessi è sempre un ottimo esercizio per conoscersi meglio ed espandere i propri orizzonti, impratichendosi, così, nel  buon governo di sé.

 

 

NOTE:
1. Cfr. Il test del marshmallow. Padroneggiare l’autocontrollo, Carbonio ed., 2019.
2. Filosofo intervistato nella rivista cartacea La chiave di Sophia n. 14/2021 – Esplorare la complessità.

[Immagine tratta da Pexels.com]

Pamela Boldrin

Curiosa, ecologista, accanita lettrice

Vivo a Noventa Padovana con mio marito, mio figlio e mia figlia dal 2012, ma sono nata e cresciuta in provincia di Treviso. Mi sono laureata a Padova in qualità di tecnica di neurofisiopatologia, lavoro che faccio tuttora come libera professionista (dopo anni da dipendente ospedaliera prima al Ca’ Foncello di Treviso e poi nell’ULSS […]

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