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Mio fratello scrive

Che cos’è uno zibaldone? Scartafaccio in cui si annotano, senza ordine e man mano che capitano, notizie, appunti, riflessioni, estratti di letture, schemi, abbozzi, ecc.:.

Lo zibaldone è ciò che più si avvicina alla mia idea di coscienza, ciò che conosco che ricordo o posso ricordare è stato scritto perché sembrava importante, ma poi trovare un ordine all’insieme delle annotazioni è molto difficile e più si accumulano informazioni, più si fa ricco lo zibaldone personale, più la difficoltà ad unire le parti aumenta.

Ed è forse per questo che si scrive, per dare un senso alle idee che si rincorrono, Mattia ha chiamato “appunti per una guerriglia” il suo insieme di scritti e degli scritti che l’hanno colpito, guerriglia perché l’esistenza non è quasi mai una battaglia campale, accompagnata dalla tempesta e dallo squillo di trombe! ma piuttosto una lotta casa per casa, con il coltello e la pistola. E un verso, una poesia possono aiutare a ribaltare lo scontro, quando ormai tutto sembra perduto.

“Perché fatti non foste per viver come bruti” si ricorda Levi nei campi di concentramento, “stai leggero ragazzo” mi dico io nei momenti più tesi, non so da dove venga ma è una frase che ho memorizzato. E così le frasi ci seguono, questa è la cultura che m’interessa: quella che accompagna nel percorso alla comprensione della vita, alla sopportazione della vita, che spesso serve a poco, ed altre volte è indispensabile. Quella che lasci in un baule perché non è il momento per aprirla e quella che sai esattamente dove andare a recuperare quando ne hai bisogno.

 

Scrivo per non dimenticare,

scrivo per ricordare,

scrivo perché ho tempro per farlo, scrivo perché sono vivo,

scrivo perché non riesco a dormire,

scrivo forse perché l’oralità è morta,

Mattia Cappellazzo

La scrittura è qualcosa in più della sopravvivenza, ma è fondamentale alla sopravvivenza dell’intelletto… perché “fatti non foste a viver come bruti, ma per seguire virtute e canoscenza

La scrittura è qualcosa di personale, e come tutte le cose strettamente personali, è qualcosa di universale, perché è qualcosa di umano.

Sono andato a correre. Ho svuotato la mente da ciò che non fosse necessario, da ciò che non fosse il ritmo, del mio respiro e delle mie gambe. Ho continuato a correre, a spingermi, a ignorare i polmoni. Sapevo perché correvo. Dopo l’ennesima curva me lo sono trovato di fianco, di colpo. Stessa maglietta, stessi pantaloncini, stesse scarpe, capelli più lunghi. Lo stesso percorso che avevamo fatto la scorsa volta, quando sembrava anche felice. E forse lo era.

Non importa, sapevo perché ero lì. Ho corso più forte, più veloce, ho dato fondo all’ultima riserva d’aria e l’ho lasciato indietro. Ho spostato più avanti (ma anche più indietro) i miei limiti.

Alla fine mi sono trovato seduto per terra, mi sono tolto le scarpe, e dopo mesi ho camminato scalzo sulla terra, sull’erba. Oggi è anche Primavera.

 

La Primavera non rinasce nell’erba sintetica dei vostri giardini,

nei neon dei vostri stabilimenti balneari,

nel cemento delle vostre strade,

ma nei canneti lungo gli argini dei fiumi,

nella sabbia delle spiagge più isolate,

nel pietrisco dei sentieri di montagna.

Dove l’uomo non può sentirsi padrone,

ma può solo sentirsi parte dl tutto.

Mattia Cappellazzo

Articolo di Gianluca Cappellazzo

[immagini tratte da Google Immagini]

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