Home » Rivista digitale » Cultura » Cinema » Missing: il realismo giornalistico del golpe cileno del 1973

Missing: il realismo giornalistico del golpe cileno del 1973

Una delle pagine più buie e controverse della Storia del XX secolo è il golpe cileno del settembre 1973, quando le forze armate guidate dal generale Pinochet assaltarono il Palacio de La Moneda a Santiago, mettendo fine alla democrazia di Salvador Allende. Si instaurò un regime di terrore che per diciassette anni oppresse il popolo cileno, torturando e massacrando migliaia di persone.

Altrettanti furono i desaparecidos, uomini e donne fatti sparire nel nulla, il cui nome fu cancellato da ogni registro. Di molti di loro non si ebbero notizie per anni, se non dopo la fine del regime.

Tra loro vi era anche un americano, Charles Horman, la cui storia è narrata nel libro The execution of Charles Horman: an American Sacrifice, scritto nel 1978 da Thomas Hauser e portata sullo schermo nel 1982 dal regista greco Costa Gavras. Horman è un giornalista che lavora e vive con la moglie a Santiago del Cile; nel settembre del ’73 viene sorpreso dal colpo di stato dei militari ed assiste al repentino cambiamento del paese. Una notte Charles viene arrestato dal soldati e da quel momento nessuno avrà più sue notizie. La moglie Beth si rivolge all’ambasciata e al consolato degli Stati Uniti per ritrovarlo e nel mentre viene raggiunta dal padre di Charles. I due inizieranno una lunga e travagliata ricerca che li porterà a scoprire fino in fondo gli orrori e le crudeltà del nuovo regime.

Guardando Missing ci si trova davanti un film asciutto, dai tratti documentaristici; una regia senza fronzoli e diretta, il cui realismo giornalistico arriva preciso e forte ai nostri occhi. La storia è raccontata con un ritmo che rende sempre più partecipi con lo scorrere dei minuti dell’angoscia dei protagonisti.
L’occhio di Gavras osserva silenzioso, quasi senza l’intenzione di interferire troppo con la storia. Emerge con forza una visione rispettosa, come se il regista si trovasse davvero per le strade di Santiago, testimone dei giovani fucilati per le strade, del sangue innocente, della brutalità e della violenza senza senso.
È straordinaria la scelta di Jack Lemmon nei panni di Ed, il padre di Charles.
Dimenticate il brillante e divertente attore da commedia; qui siamo di fronte ad un’interpretazione superba. Il ritratto di un uomo di mezza età, distinto e civile, uno come tanti altri ma costretto ad una sorte terribile. Dalle sue movenze, dalla sua fragilità scaturisce tutta la forza di un padre che disperatamente cerca il suo amato figlio. È il simbolo di una miriade di padri e madri che hanno lottato per avere giustizia verso un regime che ha torturato e massacrato un’intera generazione di figli, senza un perché.

La Storia si mescola con la storia; in punta di piedi il rapporto padre e figlio fa da cornice alla narrazione del golpe e della scomparsa di Charles. Attraverso la perdita riscopre suo figlio; i ricordi riaffiorano alla mente, sono amorevoli, semplici, di una vita normale passata in pace. Prende i toni della famosa colonna sonora di Vangelis, che con le sue note leggere e delicate si contrappone alle crude immagini di violenza e morte, cercando di riportare un po’ di umanità.

Ciò che lascia più feriti, vedendo questo film, è l’assoluta e indiscriminata brutalità che segna questa storia. Come è accaduto a Charles così capitò anche a migliaia di altri uomini e donne, i cui corpi senza vita e senza nome chiedono ancora oggi giustizia. Il dolore dei padri e delle madri, privati senza motivo dei loro figli è una delle tragedie più grandi di questa pagina di Storia che Gavras ha avuto il coraggio di portare sullo schermo. In piena Guerra Fredda Hollywood ha saputo rispondere con forza, senza il timore di censurare il coinvolgimento americano nel Golpe dell’11 settembre.

Lorenzo Gardellin

Gli ultimi articoli

RIVISTA DIGITALE

Vuoi aiutarci a diffondere cultura e una Filosofia alla portata di tutti e tutte?

Sostienici, il tuo aiuto è importante e prezioso per noi!