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Niente è come te – Sara Rattaro

Esiste una forma di dolore che rischia di non vedere mai la fine. E’ una fessura, una lacerazione o, meglio ancora, una ferita che nasconde fra i suoi lembi strappati tutti i tuoi compleanni senza di me, i lunghi viaggi della mia fantasia nei quali tornavi sempre qui dove sei nata e tutti i giorni in cui ho atteso una risposta che non è mai arrivata.

Francesco è un padre a metà. La figlia, Margherita, gli è stata portata via illegalmente all’età di cinque anni dalla madre, Angelika, danese. Una madre che non si è limitata a scegliere per sé. Con le sue azioni ha cambiato per sempre il destino di sua figlia e dell’uomo che un tempo aveva scelto di amare.

Dieci anni dopo, Francesco riceve una telefonata. «Angelika è morta. Devi venire a prendere Margherita». Dieci anni di attesa, di vita non vita, di speranze puntualmente disattese, di un dolore sottile ma persistente, di mancanza e vuoto. Così inizia la storia di Francesco e Margherita che diventano padre e figlia con dieci anni di ritardo, due sconosciuti legati da un dolore cieco e da un amore vivo ma ancora in boccio.

Ma noi ne abbiamo troppo pochi di ricordi insieme. Abbiamo in comune solo un grande vuoto, quello che, in modo diverso, ci ha procurato tua madre.

Niente è come te è la storia di un caso di sottrazione internazionale di minore. E’ la storia di un amore tra un ragazzo italiano e una ragazza danese e della nascita di una bimba di nome Margherita. E’ la storia di un matrimonio in crisi. E’ la storia di una menzogna. Di un viaggio di sola andata. Di una bambina che cerca il suo papà. E che poi non lo cerca più. E’ la storia di una battaglia burocratica, di un’attesa senza fine, di un’ingiustizia protratta troppo a lungo. E’ la storia di un padre innamorato di sua figlia e di una ragazzina fragile, cresciuta in un affilato castello di bugie. Ma Niente è come te è soprattutto una storia vera.

La narrazione è affidata a Francesco e Margherita che, a capitoli alterni, mettono a nudo pensieri ed emozioni che accompagnano il  loro incontro e la nuova vita insieme, ma anche ricordi del passato, del periodo antecedente al ricongiungimento.

Una storia come quelle che ascoltiamo di sfuggita al telegiornale, genitori che tornano nel loro paese d’origine portando con sé i figli, mariti e mogli che in un giorno qualunque, senza alcun preavviso, si trovano catapultati in un incubo, privati di ciò che di più caro possiedono.

Ero un giovane uomo con tutta la sua forza, Margherita, ma non ci sono riuscito. Non ce l’ho fatta a riportarti qui, a tenerti legata a me, e mi chiedo se potrai mai perdonarmi perché te l’avevo promesso, così come fa un padre, quando il tuo piccolo pugno aveva stretto il mio dito per la prima volta.

Vivere questa vicenda dall’interno, attraverso la penna di Sara Rattaro è stato un colpo al cuore, come spesso accade con i suoi libri. Con uno stile intenso e palpitante, l’autrice ci conduce nella mente di Francesco e Margherita, nelle paure di un uomo che ha lottato tutta la vita per essere padre, nel senso di inadeguatezza di una ragazzina di quindici anni che trova conforto solo nella musica, nell’amato violino, l’unico punto fermo della sua vita, l’unico amico a non averla abbandonata.

A Francesco e Margherita si aggiungono altre vittime. Enrica, giovane ricercatrice e compagna di Francesco, che negli anni ha imparato a stare accanto ad un uomo ferito e sfiduciato, ha rinunciato alla possibilità di avere un figlio suo, ha accettato di convivere con i silenzi e i fantasmi di un passato sempre presente e lo ha fatto col sorriso, un sorriso che non ha mai vacillato, anche quando da sorridere c’era ben poco. E poi la madre di Francesco, morta prematuramente a causa di un male incurabile o forse schiacciata dal dolore, dal senso di impotenza davanti ad una battaglia senza vincitori.5680116_291163

I personaggi sono vivi, reali, con pensieri e sentimenti che si attaccano alla pelle, impedendoti a tratti di respirare. Difficile scrollarsi di dosso le lacrime di Francesco, le lapidarie verità di Enrica, le domande senza risposta di Margherita.

E, soprattutto per un genitore, impossibile non porsi degli interrogativi: e se fosse successo a me?

Eppure la Rattaro riesce a parlare di argomenti così forti senza calcare mai la mano, con un realismo che non è mai brutale e nemmeno edulcorato, un realismo intinto nella speranza.

Tra un capitolo e l’altro sono presenti dei trafiletti che riportano ad altre storie, tutte diverse e tutte uguali, storie di genitori che hanno vissuto la stessa esperienza e che da anni hanno perso le tracce dei propri bambini.

Davanti a vicende simili si usa spesso l’espressione strappare. Una bambina strappata dalle braccia del padre, dalla sua casa, dal suo paese. Mi soffermo sul significato di questo verbo e mi rendo conto di come esprima bene ciò che avviene in questi casi. Uno strappo. Per quanto il tempo possa lenire le ferite o si possa persino giungere ad una soluzione, uno strappo non può sparire. Le persone coinvolte ne porteranno sempre i segni, i punti con cui la lacerazione è stata ricucita rimarranno ben visibili, cicatrici che continueranno a pulsare, a ricordare tutti i momenti persi.

Ma di una cosa sono convinto: sarà grazie ad ognuno di questi singoli minuti che un giorno capirai che niente, ma proprio niente, è come te, Margherita.

Perché forse l’amore trova sempre la strada per giungere a destinazione.

Vincitore del Premio Bancarella 2015, Niente è come te è una storia che tutti dovrebbero conoscere.

Stefania Mangiardi

[Immagine tratta da Google Immagini]

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