Se penso alla mia formazione e alla mia educazione, non può che venirmi in mente l’ambiente scolastico che, insieme a quello familiare, è stato quello con il maggior impatto sulla mia crescita come persona. La figura, dunque, dell’insegnante è davvero fondamentale nella nostra vita e ci condiziona in maniera notevole: su questo si focalizza la trilogia dedicata da bell hooks, attivista del femminismo nero americano e filosofa, il cui terzo libro è Insegnare il pensiero critico. Saggezza pratica. In questo testo si mostrano la difficoltà di essere insegnanti e l’impegno necessario per creare il rapporto bidirezionale tra studente e insegnante che lei auspica. Lo si fa attraverso trentadue insegnamenti che si occupano di questioni, più o meno complesse, riguardanti il rapporto tra allievo e studente e, in generale, l’ambiente scolastico.
La scuola è, infatti, il luogo in cui si insegna, o si dovrebbe insegnare, a pensare in modo critico poiché «pensare è un’azione» (b. hooks, Insegnare il pensiero critico, Maltemi, 2023, p. 31) e i pensieri sono il luogo in cui coesistono la pratica e la teoria. Il pensiero critico nasce dal desiderio di conoscere e capire – dalla meraviglia aristotelica – e i bambini sono predisposti ad avere questo tipo di pensiero tant’è che il loro desiderio di conoscenza li porta a porre domande continue e implacabili. Proprio cercando risposte imparano a pensare. Purtroppo accade spesso che l’interesse dei bambini per il pensiero sia messo a tacere dall’insegnamento stesso. Bell hooks sostiene che «alla maggior parte di loro viene insegnato presto che pensare è pericoloso, ed essi smettono di godere del processo intellettuale e iniziano a temere la mente pensante» (ivi, p. 32). Gli studenti iniziano quindi a credere che il loro compito sia ingurgitare informazioni e poi rigurgitarle nel momento in cui il professore debba verificare le conoscenze dello studente. Pensano, dunque, di essere contenitori vuoti che vengono riempiti di conoscenze ma non le devono elaborare.
Per fortuna esistono professori, seppure in minoranza, che vogliono contrastare questa concezione di insegnamento e apprendimento. Questi, infatti, considerano l’educazione e il pensiero pratiche di libertà e la pedagogia impegnata è proprio un metodo di insegnamento che vuole stimolare la voglia di pensare. Si tratta di una strategia di insegnamento che prevede una relazione interattiva e un rapporto bidirezionale tra studente e insegnante. Lo studente deve essere coinvolto e l’insegnante, per farlo, deve sapere chi si trova davanti anche solo ascoltando la voce di ciascuno studente. Tra i suggerimenti di bell hooks per farlo c’è quello di coinvolgere gli studenti con semplici esercizi di scrittura su questioni personali, ricordi, valori. Questo consente di condividere con gli altri e, soprattutto, testimonia quanto sia importante riuscire a esprimere le proprie idee, superare la paura e la vergogna. Viene quindi insegnata l’importanza della condivisione, dell’empatia e del rispetto verso le storie altrui.
Quello che ho trovato molto interessante, però, è come gli insegnamenti di bell hooks riguardanti la scuola siano in realtà ben applicabili anche alla vita di tutti i giorni. Per esempio, nell’insegnamento Testimonianza,bell hooks sottolinea che le storie ci aiutano anche a guarire e aiutano gli studenti a pensare in modo critico. La condivisione, dunque, è tra i pilastri della sua teoria. Ed è proprio grazie alla condivisione e alla possibilità di mettere al centro del testo la filosofia dell’intersezionalità delle oppressioni, elaborata da Kimberlé Crenshaw, che anche la classe può diventare un luogo libero in cui il pensiero critico si sviluppi e soprattutto sia accettato indipendentemente dal colore della pelle o dal sesso di chi lo pratica. Questi insegnamenti, però, come ben si può immaginare sono da applicare anche fuori dalla classe.
Imparare a riflettere e pensare criticamente è, dunque, qualcosa di necessario al di fuori del sistema scolastico così come lo sono accettare l’altro e riconoscere la sua dignità perché solo così si può dare vita a una società giusta ed egualitaria.
NOTE
Photocredit CDC via Unsplah