“Esiste il “per sempre”? “mi avevi chiesto. Ti tenevo stretto a me con ancora più forza. Sotto lo strato di maglie, maglioni e giacca a vento, avevo sentito vivo e caldo il tuo esile corpo.
“Esiste solo il “per sempre” ti avevo risposto.
Un indissolubile patto d’amore tra Nora e Matteo, questo il loro modo di parlare della vita che avrebbero passato insieme.
Matteo è un giovane cardiologo a cui nella vita non manca davvero nulla: ha una moglie che ama e che lo rende felice ogni giorno ,un bambino di due anni, un secondo figlio in arrivo. La sua vita scorre nella serenità, una serenità colorata di verde chiaro.
Un verde simile all’erba del prato che lui e Nora avevano scelto per la cameretta del loro primo figlio; un verde che aiuti a sperare, che racconti una vita in continua evoluzione.
Ma cosa succede quando il destino decide di cambiare le carte in tavola? Quando decide di prendere la tua vita e farne un fardello da portarti addosso?
Matteo perde Nora e il figlio tragicamente. Da un momento all’altro; senza nessun avvertimento.
Perché nessuno ci avverte prima di un dolore così grande? Perché nessuno ci fornisce di un libretto di istruzioni per affrontare ogni situazione?
Matteo rimane vuoto. Non gli rimane la volontà di continuare, non gli rimane il rispetto per gli altri né quello per se stesso. Si amalgama al suo dolore rassegnandosi, non riuscendo però a farsene mai una ragione.
– Di quanto dolore sono fatte le nostre vite? Di quanto dolore evitabile? Alle volte penso che al momento della nostra morte non vedremo scorrere tutta la vita, come dicono, ma soltanto una piccola parte. I gesti d’amore mancati, la carezza non fatta, la comprensione non data, quel muso inutile tenuto troppo a lungo, quella caparbietà nutrita soltanto di se stessa. Nei suoi ultimi istanti di vita, ne sono sicuro, mia madre avrebbe voluto regalare un intero canile a mio padre, ma troppo tardi. Troppo tardi. Solo invecchiando ci si rende conto della gravità di certe parole e tutto ciò che abbiamo mancato, per superficialità, per egoismo, per fretta, comincia a pesare sul nostro cuore, ma il tempo ormai è andato e non torna più indietro. Avrei potuto schierarmi con mio padre, aiutarlo a fargli avere il cane, avrei potuto trascorrere più tempo con lui e i suoi racconti; invece di sbuffare, avrei potuto fare domande, mettermi, per un istante, nei suoi panni, invece di continuare a dibattermi nei miei. Uscire da se stessi. Non è forse questo il segreto per sfuggire dal “troppo tardi”? Ma quando lo capisci purtroppo la tua vita è andata troppo avanti.
Troppo avanti. Troppo tardi. Troppa amarezza. Troppo dolore. Troppo dolore che si poteva evitare. –
Sono queste le domande di Matteo mentre è immerso nel suo stesso male. Abuso di alcol e falsità per un passato troppo felice da sostituire con un presente troppo reale. Dolore a volte significa realtà, perché è spaventosamente percepibile. Sembra che ti prenda e non ti voglia lasciare mai più. Sembra che ti scavi dentro, che ti dica che ti rimarrà addosso per sempre.
Non ho mai capito perché gli attimi di felicità siano incredibilmente passeggeri mentre quelli di sofferenza si attacchino alle nostre ali per non farci volare più.
Perché, molto spesso, risalire significa prima di tutto scendere. In basso. Smisuratamente in basso. Esageratamente in basso. Scandalosamente in basso.
E’ questo l’unico modo per avere la spinta giusta per risalire e rinnovarsi, è questo l’unico ingrediente per osservare meglio i propri limiti e trasformarli in punti di forza.
Grazie allo splendido romanzo di Susanna Tamaro, riusciamo a vivere il dolore di un uomo che, cercando di eliminare le cose belle, casualmente le riscopre. Un libro colmo di destino, ricordi e spunti di riflessione.
Raccontare il dolore per renderlo rinascita: questo è l’arduo compito in cui l’Autrice riesce perfettamente. Luoghi, tempi, momenti: ogni cosa è attraversata da dolore. Quel dolore vecchio, dell’attimo in cui lo vivi. Quel dolore nuovo, che sembra sempre riciclarsi.
Denso delle emozioni di chi sembra aver dimenticato quale sia il coraggio di andare avanti, questo romanzo è per tutti. Da chi ha sofferto poco a chi ha sofferto tanto. Da chi ha sofferto per amore a chi ha sofferto per aver perso la persona che riteneva la più importante.
“Il cammino d’un uomo è comprensione dell’amore. Una cosa fragilissima, altro che mettersi sotto un ombrello”.
Cecilia Coletta
[immagini tratte da Google Immagini]