Bisogna in ogni caso insistere sul fatto che il poeta deve sviluppare o acquisire la coscienza del passato e continuare a svilupparla per tutta la sua carriera. Ciò facendo, il poeta procede a una continua rinuncia al proprio essere presente, in cambio di qualcosa di più prezioso. La carriera di un artista è un continuo autosacrificio, una continua estinzione della personalità. […] quanto più perfetto è l’artista, tanto più rigorosamente separati resteranno in lui l’uomo che soffre e la mente che crea, tanto più perfettamente la mente assimilerà e trasmuterà le passioni che sono il suo materiale. T. S. Eliot
Vociferare attanagliante
Latte torbido
Putrefazione di un riflesso puro
Sabbia sgretolante malvoluta
e bagliori pesca di una notte
mai voluta
Sordo assordato assordante
assoluto
povertà indiscriminata
schiavi tristi e nostalgia
nobiliare
Alice Amico
Alice ha diciassette anni, e non penso abbia studiato il correlativo oggettivo di Eliot. So per certo che conosce lo “stream of consciousness”. Non so se Eliot abbia completamente ragione sull’abbandono della personalità, ma so che Matisse dipingeva con la cravatta. Sono quasi sicuro che Alice non conosca Eliot, e sono quasi sicuro che Eliot abbia mischiato l’uomo che soffre e la sua mente prima di dividerle. Sono sicuro sicuro che artista sia chi punta a “qualcosa di più prezioso”, chi si fa madre e cova il proprio figlio, chi il figlio lo scaglia come fa l’arco con la freccia [L’immagine è di Kahil Gibran il profeta.]. E penso che del resto del nostro passato siamo costituiti, eccetto che per quell’attimo (quell’unità di Plank) che è il nostro presente, e che quindi questo e la nostra personalità costituiranno inevitabilmente il DNA della poesia, ma essa contemporaneamente sarà altro da noi proprio perché dal nostro corpo e dalla nostra mente si stacca per entrare a far parte del mondo sensibile.
In un’altra parte del discorso di E. il fare poesia viene accostato ad un processo scientifico, la mente del poeta è vista come un filamento di platino, il quale introdotto in un ambiente contente ossigeno e biossido di zolfo crea acido solforico, “ciò nonostante nell’acido che si è formato non c’è traccia di platino, né il filamento risulta toccato dal processo”. Non sono sicuro che l’arte sia totalmente assimilabile al processo descritto, e tuttavia il mio è un invito a riflettere sulla precedenza dell’arte generata rispetto a chi la genera, è allo stesso tempo uno sputo su un occhio agli artisti creati da critici e agenzie di pubblicità, all’artista elevato a semi-divinità di modo che anche una sua pisciata sia presa per oro liquido. Invito a guardare/ascoltare/annusare ogni opera d’arte come un tentativo di creare “qualcosa” di bello o di buono, ad osservare con pazienza e senza pregiudizi, e consapevoli che il giudizio non è sulla creazione ma sulla nostra percezione di essa, il chi l’ha generata deve importare solo dopo, molto dopo.
Non sono sicuro che l’artista esista, sono convinto che non sia l’abito a determinarlo, sono convinto che l’arte esista, che la poesia sia, e non so se Alice sia d’accordo con Eliot o con me ma le rubo tre versi per spiegarmi meglio:
Rifletto
Sono un cerchio concentrico
Concentrato
P.S. il fatto che Alice abbia 17 anni non è rilevante né in positivo né in negativo, l’importante è la sua poesia: ricca di tentativi coraggiosi e di riuscite meravigliose… inoltre tengo a precisare che questo articolo non sarebbe esistito senza un nostro scambio di opinioni.
Gianluca Cappellazzo
[Immagini tratte da Google Immagini]