La notte degli Oscar di Los Angeles è l’Olimpiade del mondo del cinema. Innanzitutto, perché è l’evento più atteso dai fedelissimi e al tempo stesso il più seguito dai tifosi “occasionali”. Quasi tutti, in entrambi i casi, vogliono dare uno sguardo al medagliere, giusto per sapere com’è andata. Quasi tutti vanno a rivedersi i video della cerimonia di apertura, o dell’opening al Kodak Theatre. Molti, prima dei due eventi, si lanciano in una delle attività preferite dagli amanti delle competizioni: i pronostici. Qui però la similitudine finisce, perché sebbene sempre di competizioni si tratti, è relativamente semplice misurare la velocità o la distanza, mentre un metro per misurare il “Miglior attore non protagonista” ancora – che io sappia – non lo abbiamo inventato. Dunque, laddove siamo sicuri che chi salterà più in alto durante la gara vincerà la medaglia d’oro, non siamo invece per nulla certi che il vincitore dell’Oscar a “Miglior film” sarà il miglior film dell’anno (in fondo, cosa ci dice obiettivamente qual è il miglior film dell’anno?).
Quindi, intendo cogliere l’occasione degli ormai prossimi premi Academy Awards 2016 per parlare dei tanti film in corsa, e quindi nelle sale (alcuni già usciti in Italia, altri no), e intendo anche esprimere da buon appassionato di sport i miei pronostici, come giocassi una schedina: quindi osservando la regola per cui non è sempre la squadra più forte a vincere la partita.
Iniziamo con i film in corsa per la medaglia d’oro: “Best Picture”. Ho davvero apprezzato tutti gli otto film candidati, e avrò modo di parlare di tutti, ma bisogna ammettere che questa è sostanzialmente una gara a due. Infatti bisogna tener presente una cosa: nell’ottica degli Oscar il miglior film non è quello con la trama migliore (per quello ci sono i premi alla sceneggiatura), né quello girato meglio (premio alla regia e premi tecnici), né quello meglio interpretato (premi agli attori). Il miglior film è in sostanza, alla luce dei precedenti, quello che riesce a tenere meglio insieme tutti questi aspetti, senza eccellere in uno di essi tralasciando gli altri. Se teniamo presente questo, è inevitabile che i film con più candidature in assoluto siano i favoriti alla vittoria del “Miglior film”. Quest’anno è il caso di “The Revenant” (12 candidature) e di “Mad Max: Fury Road” (10 candidature). Messa in questi termini, il livello sembra decisamente inferiore rispetto all’anno scorso, dove i due sfidanti (con 9 candidature a testa) erano due capolavori assoluti come “Birdman” e “Grand Budapest Hotel”, tuttavia è giusto considerare la passata edizione come particolarmente fortunata in termini artistici, quasi straordinaria, quindi è logico che il paragone possa spaventare. Ma entriamo nel merito del discorso e parliamo di Revenant. Indubbiamente il film più atteso dell’anno, se non altro perché il suo regista, scrittore e produttore – Alejandro González Iñárritu – l’anno passato ha fatto doppietta con “Birdman”, vincendo “Miglior Film” e “Miglior Regia”. Il ruolo di protagonista interpretato da Leonardo Di Caprio non ha aiutato a smorzare le aspettative. Volendo riassumere il mio giudizio in una frase, direi che il film è tecnicamente perfetto e interpretato magistralmente, ma manca completamente di trama. La storia infatti è lineare e scontata, con una sceneggiatura senza infamia né lode e nessuna profondità di contenuti. Secondo il mio gusto personale, questi sono gli aspetti più importanti in un film, quindi sicuramente The Revenant non è il film che ho preferito nell’ultimo anno. Tuttavia resta un film davvero ben fatto, e sono assolutamente convinto che vincerà (meritatamente) i premi alla “Miglior Fotografia” (il pezzo forte dei film di Iñárritu), al “Miglior Sonoro” e al “Miglior montaggio sonoro”. Credo che vincerà anche “Miglior Film”, garantendo a Iñárritu in fantastico tris in due anni (2 film e 1 regia), ma a rovinare i sogni di un poker che avrebbe dell’incredibile quest’anno c’è George Miller, alla regia di “Mad Max: Fury Road”: sul podio dei registi quest’anno salirà lui. Mad Max è un film bellissimo, a tratti geniale (il chitarrista che suona metal appeso davanti al camion da guerra e Tom Hardy attaccato davanti alla vettura d’assalto come una polena sul vascello valgono il prezzo del biglietto), girato in maniera perfetta. La mancanza di trama risulta essere giustificata dal genere di film – azione, post-apocalittico – e l’ambientazione, le scenografie e il ritmo incalzante tengono lo spettatore attaccato allo schermo dall’inizio alla fine. Non vincerà il Miglior Film perché manca di profondità e di interpretazioni memorabili, ma si assicurerà un buon bottino tra Regia, Montaggio, Scenografia, Costumi e Trucco.
I premi alla sceneggiatura sono forse quelli che mi stanno più a cuore, poiché ovviamente guardano al contenuto del film, alla profondità della trama e alla struttura dei dialoghi. Quest’anno i vincitori in queste categorie sono quasi scontati, e sono due dei più bei film in concorso fuori d’ogni dubbio. Alla “Sceneggiatura originale” trionferà l’eccezionale Spotlight, già presentato a Venezia lo scorso settembre e acclamato da pubblico e critica. Nulla da dire, un film bellissimo sulla più grande inchiesta giornalistica sul tema della pedofilia nelle gerarchie ecclesiastiche. Credo che nonostante le sei nominations trionferà solo qui, ma sostanzialmente senza rivali. Lo stesso discorso in sostanza vale per “La grande scommessa” (basato sull’omonimo libro di Michael Lewis), che con ogni probabilità vincerà il premio a “Miglior sceneggiatura non originale”. Il film sul grande crack finanziario del 2007/2008 infatti riesce a rendere avvincente un tema decisamente complesso, spiegando nel frattempo (in termini più o meno semplici) i passi fondamentali che hanno portato al crollo delle borse mondiali. Anche in questo caso credo che nonostante l’ottimo montaggio e la fantastica interpretazione di Christian Bale, il film trionferà solo nella categoria della sceneggiatura, sebbene i bookmakers lo propongano come outsider nella corsa a miglior film. Onestamente lo vedo difficile, però mai dire mai.
Chiudiamo infine con gli attori, ovvero la categoria che quest’anno sta già facendo parlare di sé più di ogni altra. Si, è l’anno di Di Caprio come “Miglior attore protagonista”. Ormai la pressione mediatica è tale che se non dovesse vincere sarebbe una vergogna, e se dovesse vincere sarebbe una vergogna che abbia vinto con questo film, oppure che abbia vinto solo perché non poteva non vincere. Insomma, compito infame quest’anno per la Academy. In ogni caso va detto che l’interpretazione di Leo quest’anno è davvero perfetta, soprattutto se letta alla luce della sua carriera. Vedendo il film mi chiedevo: ma questo ragazzo che striscia nel fango e nella neve, che pur dicendo 5 battute in tutto il film riesce a comunicare col solo linguaggio del corpo, che estremizza il concetto di espressività fino a diventare quasi teatrale, è lo stesso di “The Wolf of Wall Street”, di “Inception” e di “Shutter Island”? Fin qui però mi si potrebbe ribattere che questa estrema versatilità e il gran numero di interpretazioni memorabili possano al limite candidarlo per un Oscar alla carriera, ma non siano garanzia del fatto che vincerà il premio di miglior attore per quest’anno. E così infatti è sempre stato, se non che le circostanze che hanno sempre sfavorito Di Caprio quest’anno paiono invece a suo favore: non è un grande anno per gli attori protagonisti e il suo vero unico rivale è Eddie Radmayne in “The Danish Girl”, il quale ha vinto la statuetta già l’anno scorso interpretando Hawking ne “La teoria del tutto”. Per lui, anche quest’anno interpretazione estrema ed eccezionale, che personalmente preferisco a quella dell’attore di Revenant, tuttavia il fatto che abbia vinto l’anno scorso e il vento mediatico a favore di Di Caprio quest’anno lasciano pochi dubbi sul trionfatore nella categoria. “The Danish Girl” rimane un film stupendo, che vedrà trionfare una fantastica Alicia Vilkander come “Miglior attrice non protagonista”, anche se poteva benissimo concorrere come protagonista data l’importanza del ruolo e il tempo trascorso in scena. In ogni caso, la coppia Radmayne-Vilkander ha fatto centro, film da vedere! Sul versante maschile della categoria ci sono molti dubbi. Credo che Mark Rylance vincerà “Miglior attore non protagonista” per “Il ponte delle spie”, non solo per la magistrale interpretazione, ma anche perché non credo che il film di Spielberg che si presenta con sei candidature vada a casa a mani vuote – anche perché nonostante le molte critiche ricevuto lo ritengo davvero un buon film, per interpretazione e per contenuti. Sulla “Miglior attrice protagonista” invece non ho dubbi: Brie Larson per “Room”, bravissima lei e bellissimo film, probabilmente quello che ho preferito tra tutti i candidati. Vederlo è d’obbligo.
Per finire la schedina (quasi completa), aggiungiamo senza ombra di dubbio “Inside Out” come Miglior film d’animazione, e direi “The Martian” agli Effetti speciali (vedo difficile che il film con Matt Damon vinca da qualche altra parte, ma anche che non vinca nulla). Per quanto riguarda le musiche invece pare che Lady Gaga porti a casa la Miglior Canzone con “Til it happens to you”, più per il significato sociale e politico che per il merito musicale, che altrimenti andrebbe senza ombra di dubbio alla “Simple Song #3” del magnifico “Youth”, o quantomeno a “Writings on the wall” di Sam Smith per Spectre, che di certo non è bella quanto Skyfall ma resta uno dei pochi punti positivi dell’ultimo (orribile) film su 007. Infine, pare che l’Italia sarà rappresentata dal maestro Morricone alla “Miglior colonna sonora” per The hateful eight del maestro Tarantino – cosa che un po’ dispiace perché sebbene sia una buona musica e un film eccezionale, è un peccato che Morricone vinca il suo primo Oscar alla colonna sonora per dei pezzi su sua stessa ammissione “riciclati da vecchi lavori”. Comunque, per il gusto personale di chi sta scrivendo, un riciclo di Morricone-Tarantino è oro che cola.
Insomma, previsioni oggettive o scommesse del tifoso? Non ci resta che attendere qualche giorno per scoprirlo: 28 febbraio 2016, Kodak Theatre – Los Angeles, California – in una delle notti più magiche dell’anno.
Alessandro Storchi