A volte, trovo davvero bizzarro il modo in cui perfino la parola “amore” sia arrivata ad essere utilizzata in ogni tipo di contesto, senza dare troppo peso al valore e al significato che potrebbe avere in ognuno di questi.
Ormai, perfino l’amore è diventato oggetto di scambio, merce come qualsiasi altra merce, con la sola differenza che però, in amore si dovrebbe parlare più spesso di esseri umani, piuttosto che di cose.
Secondo Aristotele, siamo “animali sociali”, tuttavia credo che ognuno dovrebbe comprendere l’importanza di diventare, per poi essere, “animale amante”, dove questo participio ha la funzione di riprodurre mentalmente l’immagine di una capacità, di una potenzialità intrinseca alla natura umana, costituita da energia di carica positiva.
Il primo giorno dell’anno, sono rimasta piacevolmente commossa dalle parole usate da Papa Francesco: in questa giornata mondiale della Pace, egli invita tutti a combattere contro ogni tipo di schiavitù al fine di riuscire a diventare tutti fratelli. Un messaggio pieno d’amore, le cui parole hanno colpito il mio cuore.
Ecco cosa disse durante l’Angelus, qualche giorno fa:
“Io leggo lì: “La pace è sempre possibile”. Sempre è possibile la pace! Dobbiamo cercarla… E di là leggo: “Preghiera alla radice della pace”. La preghiera è proprio la radice della pace. La pace è sempre possibile e la nostra preghiera è alla radice della pace. La preghiera fa germogliare la pace. Oggi Giornata Mondiale della Pace, “Non più schiavi, ma fratelli”: ecco il Messaggio di questa Giornata.”
Soltanto un paio di giorni prima, aveva scritto, in un suo tweet: “Oggi si soffre per indigenza, ma anche per mancanza di amore”.
Pace ed amore vanno di pari passo, tanto che non è possibile amare in assenza di una certa predisposizione al bene e alla pace e vice versa.
Pertanto, secondo Tommaso d’Aquino , la pace non è solo frutto della giustizia la quale ha il compito di rimuovere ogni tipo di ostacolo (come è possibile leggere anche dal terzo articolo della Costituzione italiana, secondo la quale “È compito della Repubblica rimuovere gli ostacoli di ordine economico e sociale che, […] impediscono il pieno sviluppo della persona umana”), ma essa è frutto dell’amore: «La pace, così come la gioia, è effetto dell’amore», scrisse San Tommaso.
A volte, temo proprio che sia la mancanza d’amore la più distruttiva patologia dei nostri giorni. Dalle forme più lievi, a quelle più laceranti e distruttive, ognuno di no ha, a modo suo, sofferto per una qualche mancanza d’amore. Le guerre ne sono l’esempio più devastante, malgrado troppo spesso ci limitiamo a leggerle tra le righe di un quotidiano o lo schermo di un televisore, senza sentirci direttamente partecipi, ma solo pubblico distante.
Penso tuttavia che sia possibile vivere questa nostra vulnerabilità, questo nostro bisogno d’amore, nei semplici gesti della quotidianità, in una parola non ascoltata, in uno sguardo non ricambiato, in una mano non accarezzata, nelle grida provenienti dal piano di sopra, in una lacrima che scende delicata dalla guancia rosea di un bambino.
A volte addirittura si cade nell’indifferenza, come se i sentimenti non esistessero, come se nasconderli fosse più facile.
A volte, anzi, di continuo, mi accorgo anche io di peccare di indifferenza. Quando sono presa dai mille viaggi in metropolitana, con la borsa che mi scende dalla spalla, la spesa dall’altra e l’ombrello inzuppato d’acqua, con le goccioline che mi bagnano le scarpe e inizio così a lamentarmi, perché niente sembra andare per il verso giusto. Mi accordo che pecchiamo di indifferenza quando vedo che in quella sorta di lungo corridoio, siamo tutti così distanti, così presi dalle nostre vite frenetiche, dai nostri piani per l’università o per il lavoro, le consegne, e altri su e giù in metropolitana, atri cambi, una mela al volo, un panino di fretta tra una lezione e l’altra, e la pioggia fitta fitta e pungente, che rende tutto più pesante e insopportabile.
Eppure, al contempo, siamo tutti fisicamente estremamente vicini.
Mille vite si sfiorano, senza mai toccarsi.
Di tanto in tanto, però, c’è qualcosa che cambia e che attira la mia attenzione.
Proprio prima di tornare in Italia, in uno dei miei ultimi tragitti in metro, due anziani signori, presumo marito e moglie, si tenevano la mano. Non era una stretta qualsiasi, ne percepivo la forza e il calore. Lui le bisbigliava continuamente qualcosa all’orecchio e all’improvviso, per prevenire gli urti e le cadute per una brusca frenata, lui ha stretto a sé la sua compagna. E sono diventati una cosa sola.
Nella loro semplicità, sono stati gesti bellissimi, di una delicatezza e tenerezza incredibile.
E sono state quelle carezze e quell’affetto a farmi capire che, in fondo, di amore ce n’è. E l’indifferenza sparisce.
Basterebbe fermarsi e vederlo.
Sara Roggi
[immagini tratte da Google Immagini]