L’essere umano non può non domandare il senso della sua esistenza. Non a caso Martin Heidegger in Concetti fondamentali della metafisica afferma che “la pietra è senza mondo, l’animale è povero di mondo, l’uomo è formatore di mondo”, proprio per sottolineare quanto l’essere umano sia capace di dare significato alla sua esistenza.
Siamo animali che si rendono conto della propria finitezza, ed è proprio comprendendo la preziosità del tempo che possiamo rispondere responsabilmente alla chiamata della vita. Savater ne La vita senza perché sostiene che il mondo in cui ci muoviamo noi esseri umani manca di senso e significato, siamo noi ad attribuirgliene uno. Ma perché dovremmo porci il problema del senso?
È soltanto indagando il perché del nostro esistere, attribuendo senso alle nostre azioni, che possiamo progettare la quotidianità, dandole forma. Ciascuno di noi porta dentro di sé il profondo desiderio di dare un senso al suo esistere e di assumere positivamente la condizione di gettatezza a cui è assegnato.
Non possiamo esimerci da tale ricerca, facendo trionfare la condizione di insecuritas tipica del postmoderno. Ed è soltanto mediante la riflessione che possiamo trovare risposta al quesito più grande che può porsi l’umano. Non appena ci saremo dati risposta scorgendo il progetto autentico del nostro esistere, comprenderemo anche che in questa superficie terrestre non siamo soltanto catapultati, ma sostenuti mediante la logica della gratuità.
La bellezza dell’abitare il mondo sta nel fatto che tantissime cose provocano sgomento al nostro animo, ma altrettante cose sono capaci di offrire quella leggerezza che tanto desideriamo. Ed è proprio nella quotidianità che si cela la ricchezza dell’umano. Nel sorriso di un bambino, nella contemplazione di un tramonto, nel tendere la mano all’Altro possiamo scoprire il “senso” del reale e quella logica che non si identifica con lo strumentale.
Non appena avremo raggiunto la consapevolezza del nostro trovarci nel mondo e appreso l’importanza della gratuità e del donarsi si comprenderà qual è il vero compito di coloro che partecipano alla chiamata della vita, ovvero fare del bene perché lo si sente dentro di sé, perché, in fondo, si sa che è ciò che conta di più.
Alessio Marsala
Alessio Marsala, classe 1998. Studia Scienze filosofiche presso l’università di Palermo e nel tempo libero si diletta a scrivere su temi strettamente filosofici che riguardano la sfera della quotidianità.
Amante della chiarezza, della riflessione critica e, soprattutto, del dialogo autentico. Ritiene indispensabile affinare le proprie idee grazie al contributo dell’altro che è diverso, strutturalmente, da noi e, di conseguenza, arricchisce la nostra visione della realtà sociale.
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