La rabbia è una follia momentanea, quindi controlla questa passione o essa controllerà te.Quinto Orazio Flacco, Epistole, 20 a.e.c.
Quante volte nell’arco della nostra vita e delle nostre giornate abbiamo sentito i nostri occhi diventare rosso sangue, i muscoli del viso contrarsi e sentito un’anomala vampata di calore nel petto? Chi a seguito di un risultato insoddisfacente, chi a seguito della perdita del proprio lavoro o vittima di ingiustizie, chi a seguito di una delusione amorosa nei confronti di un fidanzato/a o nell’aver ricevuto un torto da un amico.
È chiaro che la rabbia ci appartiene più di quanto possiamo immaginare vista la pluralità di situazioni nelle quali questa si può sviluppare, anche per coloro capaci di controllarla, gestirla e anche reprimerla.
La rabbia possiede diversi modi di manifestarsi e talvolta risulta essere la maschera di qualcos’altro. Esiste inoltre una rabbia del tutto diversa che potremmo definire “rabbia silenziosa”, priva di manifestazioni fisiche esteriori evidenti ma che si condensa in una specie di magma interiore.
Emozione considerata fondamentale da tutte le teorie psicologiche, la rabbia, insieme alla gioia e al dolore, è una tra le emozioni più precoci, basti pensare al bambino piccolo quando non ottiene ciò che vuole e reagisce con un lungo e acuto pianto. Essa è la reazione ad una situazione limite ed esprime il bisogno vitale di affermare il proprio io.
Secondo H.D. Johns, teologo e psicoterapeuta americano, alla base della rabbia ci sarebbe la paura come risposta ad una situazione di minaccia percepita nell’ambiente e come schermo protettivo di se stessi; dietro ogni “arrabbiatura” è possibile individuare la presenza di un’umiliazione del proprio Sé.
Fin dall’infanzia ci é sempre stato insegnato che è sbagliato esprimere la propria collera, ancor oggi questa viene etichettata come emozione inopportuna, irragionevole e sempre associata ad aggressività e capriccio. Molto spesso risultiamo spaventati dalla stessa nostra rabbia temendo che questa ci porti a compiere qualche azione dannosa e di conseguenza ci rifiutiamo di prestarle attenzione e preferiamo reprimerla.
Reprimendola è molto più probabile che esploda in momenti inopportuni e soprattutto verso persone e situazioni che non hanno per nulla a che fare con la causa originaria delle nostra rabbia.
Risulta evidente che, ciò che è sbagliato, è l’utilizzo di azioni violente e dannose nei confronti degli altri come mezzo di sfogo per la propria collera.
Aristotele nell’Etica Nicomachea, scriveva:
“Adirarsi è facile, ne sono capaci tutti, ma non è assolutamente facile e soprattutto non è da tutti adirarsi con la persona giusta, nella misura giusta, nel modo giusto, nel momento giusto e per la giusta causa” (1109a).
Se da una parte l’arrabbiarsi ripetutamente ed esternarlo in modo evidente non risolve il problema di fondo, dall’altra nemmeno il reprimere e inghiottire la rabbia è un bene.
Sia l’eccessivo sfogo delle proprie emozioni con un mancato controllo che la rabbia repressa hanno effetti negativi, sia sugli altri che su se stessi.
“Tu non verrai punito per la tua rabbia, tu verrai punito dalla tua rabbia.”
Buddha
Risulta fondamentale imparare ad esprimere la collera in maniera costruttiva e più appropriata.
La rabbia se usata costruttivamente, aiuta a sviluppare fiducia in se stessi, è necessario riconoscerla nel momento in cui emerge e riconoscerla per quello che fondamentalmente è: uno schermo di protezione che ci segnala che qualcosa in noi o in quella situazione inaccettabile non va nel giusto modo, suscitandoci insoddisfazione e/o frustrazione.
Imparare a manifestare la propria rabbia significa imparare a conoscere se stessi, i propri bisogni ma anche i limiti entro i quali possiamo esporci; non è necessario arrivare alla violenza fisica o verbale, non c’è bisogno di urlare o imporsi, l’unico mezzo migliore per esprimere la propria irritazione è la comunicazione razionale e trasparente con la rispettiva fonte del problema.
Bisogna far uso di quella che viene definita “intelligenza emotiva” responsabile della nostra autostima, della consapevolezza dei nostri sentimenti, pensieri ed emozioni, presiede alla nostra sensibilità, all’empatia e soprattutto alla possibilità di autocontrollo.
Essere dotati di intelligenza emotiva significa riconoscere i propri sentimenti e manifestarli così nel modo più appropriato ed efficace.
Non trattenere la rabbia, il male o il dolore. Essi rubano la tua energia e ti impediscono di amare
Leo Buscaglia
Elena Casagrande
[immagini tratte da Google Immagini]