Home » Rivista digitale » Sguardi » Società » Ricomporre la frattura metabolica tra essere umano e natura
natura

Ricomporre la frattura metabolica tra essere umano e natura

Immaginiamo un mondo diviso in due blocchi. Diversamente dai tempi della Guerra fredda, non si tratterebbe di un contrasto tra blocco occidentale e blocco orientale, bensì di una divisione tra Nord e Sud globale, tra paesi sviluppati e paesi sottosviluppati. Un po’ come nel film Parasite di Bong Joon-ho, dove una famiglia vive in un seminterrato in miseria e l’altra in una villa sopraelevata, il mondo potrebbe essere visto come un grande divario tra un centro ricco e una periferia povera. In effetti, questo scenario non è così lontano dalla realtà di oggi.
Le disuguaglianze globali sono evidenti nella vita quotidiana: nel Nord del mondo, viviamo in una sorta di benessere, che dipende dallo sfruttamento delle risorse naturali e della forza lavoro nelle periferie del Sud. I mercati dei paesi sviluppati sono pieni di beni prodotti in paesi che lottano con condizioni economiche precarie, mentre i consumi di massa si accompagnano a danni ambientali, come l’estrazione di risorse dalle aree più vulnerabili. Un esempio lampante è l’estrazione del litio, un metallo indispensabile per alimentare dispositivi tecnologici come smartphone e auto elettriche. Il litio è presente principalmente nelle regioni aride delle Ande e per estrarlo si consuma enormi quantità di acqua, compromettendo gravemente l’ecosistema locale.

Ma anche i paesi sviluppati, seppur beneficiari di queste dinamiche, stanno cominciando a subire le conseguenze di un sistema che sfrutta senza limiti le risorse naturali. I cambiamenti climatici stanno colpendo duramente le nazioni industrializzate, mettendo in evidenza i limiti della crescita illimitata e dell’accumulo di ricchezze. Il mondo si trova di fronte ad un bivio: continuare su questa strada di sfruttamento e crescita infinita, rischiando il collasso ambientale, o adottare un nuovo modello economico e sociale più sostenibile.

In questo contesto, l’Agenda 2030 delle Nazioni Unite e i suoi Obiettivi di Sviluppo Sostenibile non sembrano sufficienti a risolvere la crisi in atto. Sebbene il decoupling, ovvero l’idea di separare la crescita economica dal deterioramento ambientale sia un tentativo apprezzabile, in realtà il modello di crescita economica attuale non è sostenibile. Più cresce l’economia, più aumenta il consumo di risorse e di energia, rendendo difficile ridurre le emissioni di CO2. Se vogliamo davvero affrontare la crisi climatica è necessario un cambio radicale di paradigma, che non si limiti a passare a fonti di energia rinnovabili o a veicoli elettrici. La soluzione più profonda risiede nella decrescita.

La decrescita non significa semplicemente vivere in povertà o rinunciare al progresso, bensì costruire un modello economico che non dipenda dall’accumulo infinito di ricchezza. La vera sfida è valorizzare i beni comuni come l’acqua, la conoscenza in rete, l’elettricità, l’abitazione, la sanità e l’educazione. Questi beni dovrebbero essere gestiti collettivamente, non come merce da scambiare sul mercato. La decrescita implica una nuova visione del lavoro e dei consumi, puntando su un’economia che soddisfi i bisogni essenziali delle persone, piuttosto che alimentare un ciclo di consumo insostenibile1.

In questo nuovo modello, il “valore d’uso” dovrebbe sostituire il “valore di scambio” come criterio per valutare la ricchezza. Il valore d’uso si riferisce a ciò che è utile e necessario per soddisfare bisogni umani fondamentali, come l’assistenza sanitaria, l’educazione e i servizi sociali, mentre il valore di scambio riguarda il guadagno che si ottiene dalla compravendita di beni e servizi. Settori come il marketing, l’assicurazione e la finanza, che contribuiscono alla crescita economica ma non migliorano direttamente la qualità della vita, dovrebbero essere ridotti a favore di un’economia che promuova il benessere collettivo, anziché il profitto privato.

Solo attraverso un ripensamento radicale dell’economia e una cura dei beni comuni sarà possibile strutturare «un metabolismo equo e sostenibile tra esseri umani e natura» (S. Kohei, Il capitale nell’Antropocene, Einaudi, 2024, p. 155). Questo concetto si riferisce ad un equilibrio che rispetta tanto le esigenze sociali, quanto quelle ecologiche. Un sistema che garantisca il benessere delle persone e la salute del pianeta. Solo un cambiamento così profondo può evitare il collasso ed avviare un futuro sostenibile per le generazioni a venire. Non si tratta di un modello utopico, dal momento che esistono già numerose realtà sparse per il mondo che operano in questa direzione. Ad esempio l’esperimento in corso a Barcellona, che ha contribuito a creare la rete internazionale delle Fearless Cities. Questa rete è il risultato dell’impegno di semplici cittadini, che hanno unito le proprie forze per promuovere azioni concrete finalizzate alla creazione di nuovi spazi verdi, autosufficienza energetica e alimentare, pratiche di educazione popolare, potenziamento dei mezzi di trasporto pubblici, riduzione e riciclaggio dei rifiuti. A Bologna, la partecipazione popolare alla res publica degli ultimi anni ha prodotto una serie di iniziative che procedono in questa direzione. Un successo concreto è stato fermare la cementificazione dell’area verde dei prati di Caprara, dimostrando come la partecipazione civica possa tradursi in cambiamenti reali2.

 

NOTE
1. Cfr. T. Jackson, Prosperità senza crescita, Edizioni Ambiente, 2017.
2. Per un approfondimento su questo tema si rimanda al seguente link: I Prati di Caprara: un caso esemplare, storia di un’area – Natura e comunità .
[Photo credit Sara Cottle via Unsplash.com]

 

Lorenzo Carbone
È laureato in Filosofia e lo scorso anno ha completato una formazione in Pratiche Filosofiche presso l’UniFi. Attualmente, è uno specializzando sul sostegno e lavora come docente in una scuola secondaria di secondo grado a Pescia (PT). Gli piace perdersi durante le passeggiate nella natura. Cerca mostre d’arte, spettacoli, nuovi brani da ascoltare e realtà da immaginare.

Gli ultimi articoli

RIVISTA DIGITALE

Vuoi aiutarci a diffondere cultura e una Filosofia alla portata di tutti e tutte?

Sostienici, il tuo aiuto è importante e prezioso per noi!