Il film Past lives, opera prima della regista sudcoreana Celine Song – uscito nelle sale italiane nell’inverno 2024 – narra, con delicatezza, la storia di Hae Sung e Na Young, due dodicenni che vivono nella Seul del 2000 e sono molto legati. Il loro rapporto, però, è destinato a finire poiché i genitori di Na Young decidono di emigrare in Canada. Dodici anni dopo la ragazza, che ha occidentalizzato il suo nome in Nora, vive a New York e cerca di diventare sceneggiatrice. Per caso ripensa ad Hae Sung; lo cerca su Facebook e scopre che anche lui sta facendo altrettanto. I due si ritrovano, a distanza: trascorrono ore in videochiamata, raccontandosi e aprendosi. Tra loro c’è la stessa affinità di quando erano ragazzini. Hae Sung vive ancora in Sud Corea e, dopo aver svolto obbligatoriamente il servizio militare, frequenta ingegneria ed è in procinto di trasferirsi in Cina. La prossimità ritrovata è per entrambi estremamente speciale – proprio per questo Nora, resasi conto che le loro vite sono incompatibili, decide di interrompere i contatti, seppur soffrendone.
Passano altri dodici anni: Nora è sposata con Arthur, sceneggiatore come lei, con cui vive sempre a New York. Inaspettatamente, Hae Sung la contatta dicendole che verrà a New York per una vacanza e Nora accetta di fargli vedere la città. Dopo tutti quegli anni, il legame tra loro è ancora vivo e forte, nonostante un’iniziale coltre di imbarazzo e cautela. I due parlano del loro passato e del loro presente, di cosa significano l’uno per l’altra – e restano anche molto in silenzio, guardandosi. Il silenzio tra loro, leggero, naturale e al contempo pregnante, è un espediente efficace: ci fa comprendere che Nora e Hae Sung condividono qualcosa di intimo che supera le chiacchiere, lo spazio e il tempo.
Hae Sung racconta a Nora di avere una fidanzata: il rapporto tra loro è in sospeso – ma è a New York proprio per decidere se sposarsi o no, per guardare in faccia le sue scelte e quelle di Nora, che ha subito.
Il titolo del film, Past lives, si rifà al concetto coreano di “In-Yun”, secondo il quale due persone si legano proprio perché lo erano già nelle loro vite precedenti. Ma le past lives sono anche quelle di quando eravamo bambini, o di quando vivevamo altrove, con altre persone, in un altro ambiente. “La Na-Young che ti ricordi non esiste, qui” dice Nora ad Hae-Sung. Però è esistita, era reale, continua – ma lo era in una vita passata.
Le nostre vite passate sono sempre con noi, ce le portiamo appresso come fossero valigie, a volte pesanti e ingombranti, a volte leggere e belle da portare, come un accessorio che ci rende migliori, affascinanti. Sono il frutto delle nostre scelte, persino di quelle dei nostri genitori: la madre di Nora, prima di lasciare la Corea dice alla madre di Hae Sung: “Quando lasci qualcosa, guadagni anche qualcosa”.
La scelta crea una vita e ne annulla altre. Lo sapeva il filosofo tedesco Martin Heidegger: scelta e modalità esistenziali sono centrali nel suo pensiero; abbracciando la nostra angosciante mortalità riusciamo a scegliere la vita autentica e a uscire dall’impersonalità, a imbastire il nostro reale progetto di vita, fatto di possibilità auto-escludenti. Afferma Heidegger:
«Recuperare la scelta significa scegliere questa scelta, decidersi per un poter essere a partire dal proprio sé. È appunto nello scegliere la scelta che l’esserci [l’individuo] rende possibile a se stesso il suo autentico poter essere» (M. Heidegger, Essere e tempo, Mondadori, Milano, 2006, p. 757).
In Past lives Nora sa scegliere: la carriera di sceneggiatrice, una vita occidentale cementata dal suo matrimonio (che le procura la Green card). E, alla fine del film, esperisce pienamente le sue scelte, sta di fronte a esse (e a quella scelta non sua ma dei suoi genitori, di andarsene dalla Corea) e alle loro conseguenze. Nora sceglie se stessa e le sue ambizioni, e in questo non è tipicamente coreana nella maniera in cui lo è Hae Sung, che rimane vicino alla famiglia, serve la patria, pensa che da figlio unico debba avere un lavoro importante e remunerativo, e che non dovrebbe essere mediocre come invece si sente. C’è indubbiamente una differenza tra la cultura occidentale improntata sull’individualismo e sulla scelta personale e libera, e la cultura orientale che invece dà più peso alle consuetudini, ai desideri e alle aspirazioni della propria famiglia d’origine.
Hae Sung ama Nora proprio perché per lui non è una che resta, la ama per la sua ambizione e perché ha saputo scegliere. Ora è arrivato anche per lui il momento di scegliere, di lasciarsi Nora alle spalle – di aspettarla in un’altra vita.
NOTE
[Photo credit Michael Discenza via Unsplash]