È piuttosto noto che per Leopardi il bello poetico deriva da immagini vaghe e indefinite, poiché, in quanto tali, capaci di stimolare la fantasia e l’immaginazione e quindi di attingere a quel piacere infinito che nella realtà sensibile è precluso al genere umano. Ora, questo atteggiamento pare esattamente il contrario di quello scientifico: la scienza, infatti, per sua natura, descrive tutto nel dettaglio, mostra tutto, cerca legami di causa e di effetto. Inoltre, nel suo tentativo di spiegare razionalmente il mondo, dissipa il mistero e mostra “l’arido vero”, distruggendo le illusioni. E’ probabilmente per questo motivo che Leopardi, nella sua fase del pessimismo storico, ritiene che i fanciulli, gli antichi e i primitivi fossero più felici dell’uomo moderno, in quanto la natura, non ancora esaminata con la ragione, forniva loro illusioni e bellezza, e li rendeva capaci di azioni grandi ed eroiche.
Provando ad applicare questa teoria (che comunque non è il punto di arrivo della speculazione leopardiana) alla realtà odierna, sembra proprio che sia ancora interamente valida. Vediamo dunque alcuni esempi.
Non è un mistero che oggi la pornografia sia stata completamente sdoganata e liberalizzata, e che dunque sia accessibile a tutti. Ciò può apparire a prima vista una grande conquista e forse anche un atto di ribellione ad una morale religiosa ottusa e bigotta, e questo in parte è vero. Ma è anche vero che prima o poi anche la pornografia stanca. Questo perché di fatto essa mostra tutto e non lascia più spazio alla fantasia e all’immaginazione dell’individuo. Quando tutto è visibile – quando tutto è messo in bella mostra in una vetrina virtuale con eccessi a volte pure fastidiosi – il piacere che se ne ricava diventa finito, circoscritto, poiché non è più vago e misterioso, quindi poetico.
In ambito cinematografico, vorrei prendere l’esempio di un grande film horror, ovvero L’esorcista. L’esempio in questione è collegato al precedente dal tema del “mostrare tutto”. A mio giudizio, infatti, la parte più bella è proprio quella che precede l’esorcismo, che comunque occupa solo gli ultimi venti minuti finali. Questo perché, mano a mano che la protagonista attraversa tutte le varie analisi mediche che mostrano che non c’è nulla che non va, si può sentire, intuire, immaginare, che vi è qualcosa di strano, di misterioso, di occulto che sta succedendo. È un “brutto poter”, una malvagità nascosta e arcana, che sarà poi alla fine identificata con il diavolo. Ma l’esorcismo finale, che mostra tutto e svela le ragioni dei disturbi della protagonista, è forse meno interessante ed evocativo di tutto ciò che lo precede.
Relativamente al tema dell’illusione, ognuno di noi ha per il futuro sogni, speranze, progetti, che nel momento in cui vengono concepiti sono piuttosto confusi e vaghi, non ancora chiaramente definiti, e quindi piacevoli. Quando poi si passa a cercare di tradurli in pratica, di farli diventare realtà, allora perdono molto della loro bellezza, poiché iniziano a presentarsi i problemi tecnici legati alla loro realizzazione e che vanno affrontati razionalmente. Ad esempio, si può sognare di scrivere un romanzo o di realizzare un videogioco o di comporre e suonare un pezzo davvero originale, e tutto ciò è bello e piacevole, e ci attira continuamente. Però poi, prendendo il caso del videogioco, ci si scontra con i problemi tecnici relativi. In questo esempio particolare, a meno che non si lavori in un team, ci si accorge che bisogna avere ottime conoscenze di programmazione informatica, che può essere difficile acquisire; poi c’è tutto il problema della grafica, e anche l’aspetto del game design non è poi così semplice e scontato, visto che la grande difficoltà consiste proprio nel rendere il gioco divertente. Mutatis mutandis, queste considerazioni possono essere svolte per qualsiasi progetto umano.
Dunque bisogna rinunciare a sognare? No, perché in sé i sogni sono piacevoli e danno speranza e conforto. Inoltre, può essere anche possibile che in un modo o nell’altro qualcuno tra i nostri sogni si realizzi. L’importante è forse non fare progetti troppo grandi (anche se sognare in grande andrebbe proprio nella direzione del piacere infinito), poiché nella fase realizzativa si mostrerebbe “l’acerbo vero”, ovvero la caduta dell’illusione. E più i sogni sono vasti, più grande sarebbe la delusione. Ci vuole dunque un po’ di saggezza e di conoscenza di sé, per darsi obiettivi raggiungibili e soddisfacenti, nella consapevolezza però che l’attuazione pratica sarà sempre meno piacevole dell’idea sognata.
Francesco Breda
Dai 10 ai 22 anni ho studiato al Conservatorio di musica, dove mi sono diplomato in pianoforte con 10 e lode e ho conseguito brillantemente il Compimento medio di Composizione. Ho quindi studiato privatamente direzione d’orchestra per tre anni e mi sono laureato triennale in Filosofia con 110 e lode. Sono risultato finalista in un’edizione del concorso internazionale di composizione musicale “Maurice Ravel” e ho ottenuto una menzione speciale. Recentemente ho conseguito la più alta e prestigiosa certificazione rilasciata dall’università di Cambridge per la conoscenza della lingua inglese, ovvero il C2 Proficiency. Con l’editore Danilo Zanetti in Montebelluna ho pubblicato un libretto di mie personali riflessioni sulla musica e la filosofia, intitolato “De musica et philosophia”. Con il medesimo editore un altro mio libretto, “Teoria musicale e filosofica”, è stato recentemente pubblicato. Mi occupo prevalentemente di composizione e improvvisazione musicale, e dei rapporti tra musica e filosofia. Ho un canale Youtube in cui pubblico mie composizioni musicali originali e che si può trovare cercando su Youtube “Francesco Breda piano composition” oppure, per avere un esempio di una mia composizione, “Francesco Breda Come Sweet Death Extended Golden Ratio”.
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