Simona Sparaco, autrice di romanzi molto apprezzati come Nessuno sa di noi (2013, finalista Premio Strega), Se chiudo gli occhi (2014, Premio Selezione Bancarella), Equazione di un amore (2016), torna in libreria cimentandosi con una formula inedita.
Sono cose da grandi non è un romanzo ma una lunga lettera che Simona scrive al figlio Diego, nell’estate dei suoi quattro anni, un’estate che sarà diversa da tutte le altre perché nella vita di Diego, come in quella di tanti altri bambini, si farà spazio il male, si faranno spazio cattivi molto diversi da quelli delle favole. Cattivi che non hanno il volto dell’uomo nero ma quello di un camion bianco, che sulla Promenade di Nizza spazza via come fossero birilli vite di adulti e bambini mentre, con gli occhi ancora al cielo, contemplano incantati lo spettacolo dei fuochi di artificio. Pochi minuti di incomprensibile e assurdo dolore e quei corpi giacciono distesi sull’asfalto, immobili. Lo sguardo di Diego si sofferma casualmente sul telegiornale, mentre le immagini del tragico attentato scorrono sullo schermo, e la paura si fa spazio nel suo piccolo cuore, si annida nei suoi incubi, si trasforma in interrogativi a cui una madre fatica a trovare risposta.
Davanti al terrore che Simona legge negli occhi di suo figlio, nasce l’esigenza di mettere nero su bianco i suoi pensieri, di trovare delle parole che intrecciandosi tra loro possano costituire una rete in grado di contenere le paure di Diego, ma anche quelle di chi lo ha messo al mondo.
Da genitore, da madre di una bambina di tre anni e mezzo, mi sono ritrovata in ogni riga di queste cento pagine. Mi sono ritrovata con la testa, con il cuore, con l’anima scoperta, esposta, fragile. Perché forse le paure più profonde delle madri sono le stesse, riassumibili nella paura di consegnare tuo figlio al mondo, un mondo che appare instabile, inospitale, pericoloso e violento.
Per impedire che anche i sogni vengano inghiottiti dalla paura, Simona inventa per Diego una scatola magica, in cui custodire quanto di più prezioso un bambino possieda: i suoi desideri. Quei germogli teneri che ogni madre impara ben presto ad annaffiare e a proteggere dal vento, ad alimentare con la speranza e a fortificare con la fiducia.
Con una penna lieve, dolce, fragile, Simona Sparaco parla di paure e di speranze, parla a Diego, a se stessa, al lettore, mentre consapevolezze tanto effimere quanto tenaci si fanno strada nelle sue riflessioni: spiegare l’esistenza del male ad un bambino forse è impossibile, ma impedire che la sua ombra scura venga proiettata sulle loro piccole vite, quello è il vero compito del mondo adulto. E l’unico modo per riuscire in questa missione è impedire che la paura diventi terrore, perché il terrore paralizza e, compresse nella sua morsa, le tenere ali dei bambini perdono per sempre la capacità di spiccare il volo.
Pagina dopo pagina mi sono riconosciuta in Simona e nelle sue incertezze, nella fatica di imparare qualcosa a cui nessuno ti prepara mai abbastanza, perché solo quando stringi a te per la prima volta quel fagotto fragile e indifeso, capisci che ti sta accadendo la cosa più meravigliosa e spaventosa del mondo e che la paura non ti lascerà mai più, dovrai imparare a conviverci, addomesticarla, impedirle di sopraffarti.
«Dentro ogni madre c’è una bambina che piange. La puoi sorprendere quando diventa violenta, aggressiva, e dice che non ce la fa più. Quando il senso di responsabilità si fa opprimente, quando è la paura a prendere il sopravvento. Dobbiamo sempre nasconderla, ai vostri occhi, farci più grandi di quelli che siamo, perché solo così possiamo essere utili nel vostro percorso».
Nelle domande di Diego, nella sua dolcezza, nella sua sensibilità esposta alle intemperie del mondo, ho rivisto mia figlia, il suo soffermarsi sulle cose ben oltre l’apparenza, la sua fiducia incrollabile nelle mie capacità e, allo stesso tempo, la voglia di difendermi da ogni pericolo.
Riflessioni delicate sulla genitorialità, pensieri d’amore verso un figlio, scorci di una vita quotidiana a due, dove le storie e la fantasia rendono tutto più magico. Un volume piccolo ma prezioso che, come un abbraccio, riscalda e consola. Un libro che ogni genitore dovrebbe custodire in libreria.
«E finché sarò in vita, amore mio, ti prometto che farò di tutto per rendere la nostra casa, la nostra realtà, un luogo in cui valga la pena fare ritorno».
Stefania Mangiardi
[Immagini tratte da Google Immagini]