Tommaso d’Aquino (1225-1274) fu l’esponente principale della filosofia Scolastica medievale. La questione più affrontata era quella del rapporto tra fede e ragione. Il pensatore più influente del Medioevo, Agostino (354-430), aveva sostenuto che ragione e fede non potessero che essere inseparabili: “credo per capire, capisco per credere”. Lo studioso spagnolo musulmano Averroè (1126-1198) aveva invece reintrodotto nell’occidente cristiano il pensiero del filosofo greco pagano Aristotele, ed era giunto ad una conciliazione tra religione e filosofia. Egli sosteneva le due discipline perseguissero due strade diverse per raggiungere un stessa verità: la fede conduceva ad una verità religiosa indimostrabile ma non richiedeva difficoltà per capirla, mentre la ragione conduceva ad una realtà filosofica appannaggio dei pochi intellettuali in grado di capirla. Tuttavia le due verità infine coincidevano.
Tommaso d’Aquino fu erede del pensiero agostiniano come di quello averroista e della filosofia greca classica. Nell’affrontare il problema di ragione e fede, Tommaso elaborò una visione originale rispetto a quella di Averroè. Per San Tommaso, la fede cristiana conduceva ad una verità superiore a quella della ragione, ma la ragione non poteva essere in contrasto con la verità. In altre parole, ragione e fede possono proseguire di pari passo. Solo quando ragione e filosofia si mostrano inefficienti è il momento di cedere il passo alle sole fede e teologia. Tommaso opera in sostanza una rivalutazione della ragione e della filosofia, di cui la teologia era l’esempio più importante per via dei contenuti divini affrontati.
Il pensiero di Tommaso, il tomismo, fu centrale in tutti i secoli dominati dalla filosofia scolastica, al punto che fu proclamato santo già nel 1323. A partire dalla metà del Trecento, e ancor più man mano che veniva meno l’unità della Cristianità, gli ultimi uomini medievali mostrarono sempre più sfiducia verso la possibilità di unire fede e ragione, e il pensiero dell’Aquinate fu spesso trascurato. Con l’età moderna e la riforma protestante assisteremo invece ad un Martin Lutero che condannava le tesi tomistiche e ad una Chiesa cattolica che lo proclamò dottore della Chiesa nel 1567. La fine dell’evo moderno e l’avvento della contemporaneità videro cessare l’odio tra protestanti e cattolici e lo sviluppo del pensiero scientifico e dell’inchiesta razionale. Con essi rinacque un interesse per il pensiero tomistico che perdura tutt’oggi, nel pensiero scientifico come in quello più ortodosso.
San Tommaso ebbe anche il privilegio di essere annoverato da Dante Alighieri tra gli spiriti sapienti nel quarto cerchio del Paradiso. Tutta la struttura dottrinale della Divina Commedia poggia infatti sul pensiero dell’Aquinate.
Umberto Mistruzzi
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