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Umwelt

Umwelt: l’ambiente dentro di noi e intorno a noi

Il termine tedesco Umwelt significa “ambiente” o “mondo circostante” e si riferisce a qualcosa con la quale un essere vivente è in una relazione di tipo causale. La natura, quindi. Sempre secondo il vocabolario tedesco, il concetto di ambiente suscitato dalla parola Umwelt deve per forza di cose essere distinto da quello di Umgebung, cioè l’ambiente circostante, avente soltanto le caratteristiche dello spazio fisico, i famosi “dintorni” per intenderci. Un terzo termine, Umfeld, viene infine spesso usato in sociologia per descrivere l’ambiente di tipo sociale – leggasi contesto – e chi ci sta intorno. Esistono quindi tre vocaboli diversi per descrivere l’ambiente con altrettante diverse sfumature di significato. Curiosamente, ma neanche tanto conoscendo la lingua tedesca, queste parole iniziano tutte con il prefisso um-, forma abbreviata di herum, letteralmente intorno. Ne possiamo pertanto desumere che quando si parla di ambiente c’è un costante rifarsi a qualcosa di circolare in grado di avvolgere e coinvolgere. Jakob Johann von Uexküll, biologo e zoologo estone tra i fondatori dell’ecologia, ha introdotto il concetto di Umwelt, accennato poco fa, spiegandolo come un ambiente o mondo circostante nel quale ogni animale vive in modo chiuso. Questo mondo-ambiente proprio ed esclusivo è connesso e comunica con gli Umwelten (al plurale) degli altri esseri viventi. Ne consegue l’esistenza, per von Uexküll, di infiniti mondi-ambienti collegati tra loro benché reciprocamente esclusi. Sulla base di queste teorizzazioni, il filosofo tedesco Max Scheler – tra i maggiori esponenti della fenomenologia tedesca – sviluppa il concetto di mondo circostante chiuso intuendo per primo la potenza filosofica del pensiero di von Uexküll. 

Nell’opera La posizione dell’uomo nel cosmo (1927-1928), Scheler conia l’espressione “antropologia filosofica” partendo dalla questione dell’essere umano come «mai così enigmatico come nell’epoca attuale» per indagare la natura umana nella sua interezza. Con un occhio di riguardo rivolto alla filosofia della natura di Friedrich Schelling – grande esponente dell’idealismo teutonico e sostenitore della Natura (con la N maiuscola) come dotata di intelligenza dormiente in grado di risvegliarsi, svilupparsi ed evolversi fino alla totale autocoscienza nell’uomo – Scheler sostiene come in ogni essere vivente sia radicato un sentire primordiale empatico e regolato dall’espressività: siamo fatti tutti della stessa sostanza, insomma. Ne consegue che siamo tutti uguali? Non esattamente. Al nostro interno ci sono grandi differenze, qualificate da Scheler come particolarità. Queste particolarità di fatto ci distinguono dagli altri esseri viventi e nulla hanno a che vedere con l’intelligenza o la razionalità che noi spesso usiamo a sproposito, sopravvalutandoci. No, niente di tutto ciò: è il risultato di una rivoluzione erotica a permetterci di superare la chiusura dell’Umwelt descritta da von Uexküll, dice Scheler, per abbracciare per davvero la realtà ambientale che ci circonda in quella che il sempre puntuale vocabolario tedesco definisce Weltoffenheit, traducibile come apertura al mondo. Esiste, perciò, una distinzione tra l’animale umano, aperto al mondo, e l’animale non umano, chiuso nel suo mondo-ambiente. Entrambi, tuttavia, partecipano alla “formazione del mondo”, seppur su diversi livelli: aprendosi al mondo, l’essere umano si stacca dagli animali andando in contro ai rischi che l’aprirsi inevitabilmente comporta. Per spiegare l’aprirsi al mondo della Weltoffenheit l’esistenzialista tedesco Martin Heidegger usa le differenze esistenti tra l’essere umano, creatore di mondo, e l’animale, sprovvisto del mondo stesso. In armonia con l’antropologia filosofica di Max Scheler, l’autore di Grundbegriffe der Metaphysik (1929-1930) spiega come l’animale sia intrappolato nel suo ambiente, una sorta di anello fatto di pulsioni in grado di negare un suo comportamento libero nei confronti dell’esistenza. L’essere umano dal canto suo, sempre secondo Heidegger, riesce a relazionarsi in maniera totalmente libera con la natura e l’esistenza in toto perché in grado di percepire le differenze ontologiche di ognuno. 

Si spiega così, in un colpo solo, come ambiente chiuso proprio (Umwelt) e apertura al mondo (Weltoffenheit) siano il punto di partenza per la coesistenza di due tipi di mondi diversi, quello immutabile degli animali e quello mutevole dell’essere umano, entrambi utili e necessari all’esistenza reciproca. Abitando in un paese di lingua tedesca, leggo e sento quotidianamente il termine Umwelt usato come sinonimo di natura, di ambiente ecologico. Qualsiasi azione venga fatta con l’intento di rispettare l’ambiente, dalla raccolta differenziata all’uso consapevole dei mezzi di trasporto, il termine Umwelt compare sempre e comunque. Dipende dal semplice uso di un vocabolo il modo di intendere e di rapportarsi con l’ambiente circostante? Magari sì. Del resto, in un certo senso, ce l’abbiamo dentro.

 

NOTE
[Photo credit Leonhard Niederwimmer via Unsplash.com]

Milo Salso

Milo Salso

Acqua, odore dei libri, Sehnsucht

Sono molto curioso: leggo, ascolto e guardo tutto quello che mi capita e stare fermo è la cosa che sopporto di meno. Dopo essermi laureato a Padova in psicologia sociale e del lavoro mi sono trasferito in Austria, nel 2015. Qui, tra bici, hiking e musei, tento di rendere meno amara la nostalgia del mare con frequenti uscite sul […]

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