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Il vero coraggioso è chi resta o chi fugge?

Ci hanno sempre insegnato che il coraggio lo possiede chi resta, chi affronta, chi combatte. Fuggire è da codardi. Ma è pur vero che accettare il cambiamento, la possibilità di modificare ogni cosa, d’andar via verso ciò che non si conosce e, spesso, neanche si immagina, richiede una buona dose di forza d’animo. Abituati al nostro orticello verde, pieno di sterpaglie sì, ma sterpaglie che conosciamo foglia per foglia, radice per radice, ci sentiamo quasi sicuri nella nostra condizione di sofferenza. Il dolore, anche se logorante, diventa casa nostra perché è la dimensione che conosciamo. E se ad un certo punto decidiamo di indossare lo zaino e partire e andare dall’altra parte del mondo per fuggire dalla nostra abitazione di sofferenza, se decidiamo di allontanarci da tutto quello che fino a questo momento ci sembrava insormontabile, allora abbiamo iniziato a maturare la consapevolezza di voler cambiare le cose.

Non è facile abbandonare tutto per ricominciare. Non è facile adattarsi al cambiamento, figuriamoci desiderarlo, indurlo e ottenerlo. Non è facile partire e lasciare tutto alle spalle. Perché tutto questo avvenga bisogna avvalersi di una profonda e radicata forza d’animo, pulsante, viva, accesa. Bisogna esser pronti a mettersi in discussione, bisogna accantonare la paura ed esser disposti ad accogliere il nuovo. Un progetto ambizioso, che richiede una dose di energia e di audacia non indifferente. Eppure, se lo slancio per iniziare questo percorso sembra il vero atto di coraggio, ci saranno momenti in cui i problemi lasciati alle spalle si ripresenteranno per bussare alla porta. Il mondo dell’irrisolto tornerà ad assediare come un fantasma che non si vuol dar pace. Arriverà il giorno in cui si dovrà comprendere che la fuga non è espressione di coraggio, ma di viltà. Chiunque vorrebbe metter i problemi in una scatola, sigillarla e spedirla nella direzione diametralmente opposta a quella del proprio viaggio. E per far tutto ciò ci vorrà coraggio, ci vorrà tanto coraggio. Si verrà pervasi da un senso di liberazione che, tuttavia, è solo temporaneo.

La fuga è uno stordimento ardito, ma il suo limite è quello di riuscire a rinviare, solamente, il banco di prova. E allora arriverà il momento in cui bisognerà affrontare tutto quello che si è lasciato andare. Guardiamo con ammirazione chi ha il coraggio di andare, senza renderci conto che restare richiede più sacrificio. Potrà sembrare una scelta poco audace, ma il vero viaggio non è la fuga, è il combattimento. Perché restare, affrontare e risolvere i problemi conduce nel viaggio più complesso e sconvolgente: quello dentro di sé. Si può conquistare il mondo, conoscerlo in ogni angolo ed infinitesima sua parte, senza aver alcun dominio di sé stesso. La meta più ambiziosa è la vittoria sulle avversità, l’equilibrio interiore, l’accettazione di sé e dei propri limiti. Arriverà un momento in cui si potrà fuggir ancora e stordirsi, di nuovo, nella visione della meraviglia del mondo. Ma nel buio del proprio cuore, si dovrà fare i conti con l’origine della fuga: l’incapacità di vivere con sé.

Ci hanno insegnato, sempre, tantissime cose, ma non sempre queste si sono rivelate vere. Eppure, ogni tanto, qualche cosa si mostra nella sua chiara essenza: serve più coraggio a restare, a confrontarsi con tutto quello che ci induce a scappare. Serve più forza d’animo, più robustezza del cuore, più impegno. Ci hanno sempre insegnato che il coraggio lo possiede chi resta, chi affronta, chi combatte e chi, alla fine, vince.

 

 

Fabiola Lacroce

Classe 1990, laureata nel 2014 in Giurisprudenza, esercita la professione forense. Ha pubblicato nel 2012 Quei miei tonfi densi cumuli di pensieri, Sensoinverso edizioni. Dal 2013 organizza eventi culturali in qualità di Presidente dell’associazione Bookclub UMG: Mind the gap Festival con ospiti come don Giacomo Panizza, Rossella Brescia, Niccolò Torielli, Paolo Mieli, Nicola Gratteri, Antonio Nicaso, Silvia Avallone, Mind the gap Festival II edizione (Chiara Gamberale, Paola Turci, Renzo Rubino, Massimo Mauro, Platinette, Cristina Chiabotto, Nuccio Ordine, Alessandro Borghese, Dacia Maraini, Irene Cao, Carlo Bonini, Gianni Barbacetto, Craig Warwick, Gioacchino Criaco) Mind the gap spring (Diego Fusaro, Andrea Scanzi, Brunori Sas, Mimmo Gangemi, Carmine Abate, Nadia Toffa), Mind the gap Festival III edizione (Sergio Rizzo, Vincenzo Imperatore, Clementino, Eman, Pierluigi Pardo, Stefano Rodotà, Giulio Cavalli, Matteo Viviani, Ilaria Cucchi) e numerosi altri eventi in contesti scolastici, accademici e cittadini.

[Immagine tratta da Google Immagini]

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